139. Una sera di fine estate

A volte non serve chissà che per trascorrere una serata speciale.

Basta un cielo terso, dei colli a disposizione, un telo, la voglia di uscire, un piccolo binocolo, tanto per gradire.

E si finisce sdraiati a guardare il cielo.

A vedere lo splendore di una luna enorme e sbirciarne i crateri violandone la privacy.

A riconoscere Vega, Arturo, Altair.

A vedere passare un satellite e sentirsi fighi perché sì, ora riconosciamo quando vediamo un satellite.

A spiegare perché della luna vediamo sempre una sola faccia.

A pensare alle vite sfiorate su quell'aereo lontano.

A chiedersi se quelle coppie lì in fondo stanno forse combinando altro.

A pensare che alzare gli occhi al cielo equivale a viaggiare nel tempo e che ci sono luci partite quando qualche T-Rex era a caccia di una preda.

E poi tornare e incrociare una volpe che, spavalda, attraversa la strada incurante di ogni pericolo.

Un'ora, un'ora e mezza così e tornare tra le luci, tra la gente, nella solita vita ha il sapore di una piccola violenza.

Ma ne vale la pena.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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