116. Notte prima delle ferie.

Forse ci siamo.
Domani è l’ultimo giorno di lavoro prima di 24 giorni di ferie.
Oddio, ci saranno anche alcuni giorni di sbattimento causa imbiancatura, ma non formalizziamoci.
L’ultimo giorno è solitamente quello più imprevedibile.
Ho avuto anni (rari, c’è da dirlo) in cui tutto è trascorso liscio, sereno, senza grossi problemi.
Altri in cui sembrava che il mondo stesse per esplodere e solo io, novello McGyver informatico, potessi salvarlo.
E non ci sono sentori, previsioni, intuiti che tengano.
L’ultimo giorno prima delle ferie è l’apoteosi dell’entropia.
Io sto provando a essere ottimista e, addirittura, domattina spero di poter andare a fare la spesa: lo so, si tratta di una botta di vita sconvolgente e potrei addirittura essere lì lì per svegliare i casini che dormono.
Proverò a correre il rischio, sperando che il fato me la mandi buona.
Una cosa, però, è certa.
Che domani alle 17 attiverò il risponditore automatico delle mail e da quel momento chiunque provi a scrivermi o chiamarmi per lavoro passerà un guaio.
Un enorme guaio.
Che già mi girerebbe parecchio essere disturbato in ferie se le mie ferie fossero pagate, ma dato che non lo sono ogni mio singolo minuto vale oro e, soprattutto, è mio.
Da domani alle 17 non ci sono per nessuno.
Tre soli impegni.
Questo blog, il romanzo e cercare di staccare il più possibile, perché ne ho davvero bisogno.

Passo e chiudo.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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