58. WIP
WIP.
Ovvero Work In Progress.
Lavori in corso.
Il lavoro, di nuovo, di adattarsi a quel che sta succedendo.
Di nuovo cercare di accettare che bisogna aspettare.
Di nuovo dover ingoiare la domanda più banale, quella del “chi te lo fa fare di cercare di fare le cose giuste?”.
Di nuovo vivere con una spada di Damocle che spaventa, che minaccia, che devi cercare di scansare/evitare/disinnescare.
Ma non dipende da te.
E non dipende solo dalle persone di cui ti fidi.
E quella variabile è quella che ti spreme, quella che ti divora, quella che più di ogni altra devi sconfiggere.
Poi ci sono le costanti.
Gli amici che si preoccupano, che ti rinnovano affetto e stima, che ti cercano o ti chiamano.
Ci sono parole che cercano di farti ricordare chi sei e chi non sei “tu non sei così”.
C’è Stitch che sul divano allunga la zampa verso la tua spalla: lui cerca le coccole, ma è bello pensare che senta come stai.
Celafairialzatilottanonmollareforzacelapuoifare.
Vero.
Tutto vero.
(E cerco di zittire la voce che la lotta non dipende solo da me. Che le lotte in cui le cose dipendono solo da te sono quelle in cui dirsi ce la puoi fare è più facile).
Devo solo spegnere il cervello e convincermene.
Ma quanto, quanto, quanto vorrei che ora arrivasse un Deus Ex Machina a risolvere tutto.
Ma nei libri, quelli buoni, non succede mai.
E nelle vite, quelle vere, ancora meno.
Work in progress.