26. Delle nostre creazioni (o di cosa ci insegna la buona fantascienza)

Ieri sera ho approfittato al volo dell'occasione offerta dagli eventi Extra di The Space Cinema e sono andato a vedere Blade Runner, versione Final Cut, al cinema.

Impossibile stare qui a spiegare l'importanza di quel film per me e i nerd miei coetanei: stiamo parlando di una pietra miliare che ha innovato il linguaggio, l'immaginario e messo sul tavolo nuove questioni e dilemmi morali che tutt'ora, a 33 anni dalla sua prima uscita, non solo non sono invecchiati, ma rimangono più che attuali.

Nel film non esistono buoni e cattivi. E' vero, i Replicanti uccidono e lo fanno anche crudelmente, eppure lo fanno per paura, perché non vogliono morire o essere cacciati e, soprattutto, lo fanno perché sono stati creati per essere schiavi e hanno vissuto solo come tali.

Ma i Replicanti non sono macchine, sono esseri viventi e senzienti e questo, gli umani, non sono stati in grado di capirlo, accettarlo, gestirlo.

E' quindi i Replicanti vengono trattati come oggetti, sviliti, svuotati, creati “a scadenza”. Strano che poi si ribellino, vero?

Eppure sono loro a insegnarci l'importanza della vita. Loro a cercare di assaporare ogni istante, proprio perché sanno che potrebbe essere l'ultimo e che l'ultimo, comunque, è troppo vicino. Gli umani, invece, si tirano un passo dopo l'altro. Stanchi. Inutili. Passivi. “La vita, si va beh, non è che sia tutto questo granché alla fine”, sembrano dire.

Indicativo è il personaggio di Rachel, la Replicante che inizialmente non sa di esserlo. Finché si crede umana è rigida, altezzosa, odiosa. Poi scopre la propria natura e si rende conto di quanto poco tempo abbia. E torna umana. Torna viva. Diventa più umana degli umani.

Perché probabilmente lo è.

Non è l'unico caso in cui la storia prende una piega del genere.

Pensate a Matrix, ad esempio. Guardando gli Animatrixi si scopre che anche in quel mondo le macchine erano diventate coscienti e avevano chiesto di non essere più schiave. “Chiesto”, sì, perché viene mostrato chiaramente come le macchine provino ad approcciare pacificamente gli umani, tentino di trovare un accordo, di coesistere.

Ma gli umani rifiutano. Non vogliono, di nuovo, capire. Preferiscono distruggere. Preferiscono oscurare il Sole per ostacolare le macchine, piuttosto che capire e ascoltare. E a quel punto le sorti si capovolgono e lo schiavista diventa schiavo. Generando un orrore, certo. Ma chi è causa causa di quell'orrore?

E ancora Battlestar Galactica. Una popolazione spazzata via dai Cylons. Dai figli disconosciuti dall'essere umano. Di nuovo è la mancata accettazione dei creatori a spingere le creature alla violenza. La miopia. Il non volersi prendere la responsabilità.

Ed è qui il punto chiave di questi miei sproloqui.

E' qui che finiamo per capire quanto davvero siano realistici questi esempi.

Perché se mai finiremo per creare un'intelligenza artificiale, quello sarà probabilmente il modo in cui ci comporteremo.

Per noi quelle creature, quelle nostre creazioni non saranno altro che oggetti, macchine, schiavi, nati ed esistenti solo per i nostri comodi.

Peccato non funzioni così.

Peccato che chiunque crei si dovrebbe essere più responsabilità: verso il mondo per ciò che abbiamo creato e verso ciò che abbiamo creato per ciò che sarà la sua esistenza.

Ma la responsabilità è qualcosa che l'essere umano cede più che volentieri.

A chiunque. Magari anche al nulla, se può, basta non averla sulle proprie spalle.

Salvo poi pagarne le conseguenze.

Ma anche lì, scansata la responsabilità, sarà più semplice sentirsi vittime.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Consenso ai cookie GDPR con Real Cookie Banner