Ogni cosa è illuminata
Immaginate che in casa vostra venga un pittore, non importa quanto famoso.
Quel pittore allestisce nel vostro soggiorno il proprio studio di lavoro. Apre il cavalletto, monta la tela, prepara i colori.
Inizia a lavorare su quella tela. Un po' di colori, discordanti tra loro, distribuiti in modo casuale.
Si ferma, vi fa vedere il lavoro.
Lo guardate ma non capite. Non solo la tela vi sembra troppo semplice, ma alcuni aspetti sono proprio brutti, o comunque non appagano il vostro sguardo.
Il pittore sogghigna, poi a sorpresa si rimette a lavorare.
Su quella base comincia ad aggiungere sfumature, colori più dettagliati, contorni di forme.
Si ferma di nuovo.
Osservate e iniziate a intuire qualcosa di quel dipinto. Pensate di nuovo sia tutto lì, ma stavolta siete un po' più curiosi e sperate il pittore aggiunga qualcos'altro.
Lui sogghigna di nuovo e così fa.
Più volte.
E ogni volta sono strati in più, ogni volta vi fa prima intuire quel che poi vi farà vedere e ogni volta trovate più difficile staccarvi dall'osservazione di quel dipinto sempre più carico e completo.
A un certo punto finisce. Il quadro è completo. Non tutti i dettagli sono ben delineati, ma sono tutti sufficienti a far capire. E c'è una storia, dieci storie, mille storie.
La storia di un uomo, o forse di una famiglia, o forse di una paese, o forse di una nazione.
O forse di un mondo.
Perché le storie sono così, si legano, si fondono, si alimentano, diventano una base dell'altra e a volte la figlia è madre della madre in un circolo che non può spezzarsi.
E la storia di un bis-bis-bisnonno diventa la storia di un nipote. E la storia di una romanzo diventa l'occasione per chiudere i conti aperti.
Per andare avanti.
Per cercare di vivere una vita in cui non sia necessario mentire.
Ecco.
Questo è questo libro.
Questo è Jonathan Safran Foer.
Questo è ciò che vi consiglio.
prendo nota, grazie