Adesso

Te lo scrivo adesso.
Perché domani sarà una giornata di festeggiamenti e il tuo ricordo sarà in me, ma non sul mio viso.
Te lo scrivo adesso.
Perché questo è il primo anno che anche i giorni della settimana coincidono e per uno come me fa un effetto ancora più forte.
Te lo scrivo adesso perché sei anni fa, a quest’ora, ero appena rientrato da una trasferta a Firenze che mi aveva allontanato da te per due giorni: eri stato ben curato da chi c’era allora, ma rimane una delle tante cose che rimpiango, perché mi ha tolto due giorni di te, perché ti ha tolto due giorni di me.
Te lo scrivo adesso perché sei anni fa scrissi che ero tornato, mi stavo rialzando, ero pronto.
Quanto mi sbagliavo.
Quanto non sapevo che la dimostrazione era a un giorno di distanza.
Te lo scrivo adesso perché sei anni fa a quest’ora non avevo ancora sentito per l’ultima volta la tua voce.
Non ti avevo ancora promesso un ghiacciolo che non feci in tempo a portarti.
Non ti avevo ancora stretto la mano promettendoti che stavi per non soffrire più.
Non avevo ancora sentito il tuo ultimo respiro.
Non avevo ancora affrontato l’idea che non ti avrei mai più potuto telefonare alla fine di una giornata di lavoro.
Come quella di oggi, come quelle di questi giorni, quelle in cui ti raccontavo quanto fossi stanco e tu probabilmente ti chiedevi cosa ci fosse da essere stanco in un lavoro come il mio facendomi incazzare.
Ma andava bene così.
Andrebbe bene anche così.
Perché stasera avrei voluto chiamarti per dirti quanto era stato duro questo mese, ma quanto fossi fiero di quel che avevo realizzato.
Chissà, forse se avessi avuto ancora tempo avrei potuto farti capire quanto importante fosse.
O forse no, ma cosa importava, avrei potuto continuare a provarci, no?

Te lo scrivo adesso, con quelle lacrime che spesso sembrano sparite e poi tornano quando meno te lo aspetti.
Te lo scrivo adesso, che tra qualche giorno comunque verrò a trovarti.

Te lo scrivo adesso che mi manchi sempre, papà.