Decisioni

Oggi ho avuto l’ennesima dimostrazione che la scelta relativa al mio lavoro è corretta.
Tra due mesi esatti lascerò il cliente che mi ha accompagnato, parzialmente o meno, negli ultimi sette anni.
Perché, onestamente, per quanto un fatturato regolare sia importante non posso e non voglio più lavorare in un ambiente in cui non esiste il benché minimo rispetto per le persone che collaborano.
Non ho interesse a trovarmi in un luogo in cui l’unica regola d’oro è parare il proprio culo, indipendentemente dalla professionalità altrui e dall’umanità che ogni rapporto umano, professionale o meno, richiederebbe.
Aggiungiamoci un lavoro che non è più il mio (e anche sul mio avrei alcune cose da dire) e la necessità di avere di nuovo degli spazi che siano miei e il gioco è fatto.

Il 30 giugno, salvo grossi stravolgimenti, sarà l’ultimo giorno qui dentro e, onestamente, sto fremendo all’idea.

E poi?

Poi fatturerò meno, questo è certo, ma per fortuna sto parandomi il sedere per tempo e, comunque, ho altri clienti e altri ne arriveranno.
In compenso tornerò a lavorare come dico io.
Tornerò a creare e non solo a tamponare problemi.
Tornerò a essere fiero di ciò che faccio anche sperando di non farlo più per molto.
Scriverò.
Lavorerò a nuovi progetti miei e non solo.
Scriverò.
Porterò avanti nuovi sogni.
Scriverò.
Nuovi sogni.
Continuerò nella costruzione di questa nuova vita.
Mattone dopo mattone.
Respiro dopo respiro.
Battito dopo battito.

E come prospettiva non mi sembra affatto male.

Affatto.