Delurking (o anche “C’è qualcuno là fuori?”)

Del delurking day ho già parlato in passato, quasi sempre in ritardo, come oggi.
Per chi non avesse voglia di andare indietro a cercarne la spiegazione cerco di riassumerne il significato.

Il delurking day è una tradizione tra i blogger, soprattutto quelli di vecchia data, con un solo scopo: far sì che chi li legge lasci una traccia del proprio passaggio.
Come ormai ho ripetuto allo sfinimento, tenere un blog è un qualcosa che faccio in primis per me stesso, ma mentirei spudoratamente se dicessi che il numero di visite, le condivisioni, i commenti, i riscontri di chi mi legge non mi fanno piacere.

Tutt’altro.
La verità, a costo di sembrare falsamente modesto, è che anche oggi, a distanza di quasi sette anni dall’apertura della prima incarnazione di questo blog, mi suona strano, incredibile, addirittura inebriante che ci sia anche solo una persona che decide di dedicare qualche minuto del proprio tempo a leggere le parole che nascono dalla mia mente fuori fase.
Certo, i numeri di letture sono già un indicatore, ma l’interazione è qualcosa di ancora più importante e speciale.

Negli ultimi mesi, poi, ho scoperto che ci sono diverse persone che, leggendo l’autofeed su twitter, passano di qua e leggono… e mi scoprono… e mi continuano a leggere.
Ecco.
A loro, ma anche a chi commenta regolarmente o a chi passa di qua una sola volta, chiedo di farmi un piccolo regalo: se quel che leggete vi piace, se vi lascia qualcosa, se vi emoziona, se tornate regolarmente, se vi piace sapere che cavolo mi passa per la testa, lasciate un segno.
Un saluto.
Una traccia.

Poi, se vorrete continuare a farlo e dialogare con me nei commenti ne sarò ancora più felice, ma intanto provate a uscire dall’ombra.

Vi va?