Il ritorno del Dio Coyote

Durante il viaggio a Bruxelles mi sono “regalato” la lettura del secondo (in ordine di scrittura) libro di quel genio mai troppo lodato che è Christopher Moore, “Coyote Blue”, tradotto con “Il ritorno del Dio Coyote” (opinabile, ma quanto meno fedele al contenuto del romanzo).

Avendo a disposizione entrambe le versioni ho optato, per pigrizia, per leggere l’adattamento: un piccolo errore di cui parlerò alla fine.

Che dire del romanzo?

Senza dubbio in crescita rispetto a “Practical Demonkeeping”, ha certamente diversi aspetti ancora grezzi che chi ha letto i romanzi più recenti potrebbe non gradire, ma che non fanno affatto perdere il piacere nella lettura.

Se dovessi accostarlo ad altri romanzi letti il paragone immediato che mi viene in mente è con “I ragazzi di Anansi” di Neil Gaiman: le similitudini tra il “fratello” di Ciccio Charlie (e Anansi) nel romanzo di Gaiman e Vecchio Coyote in questo romanzo sono evidenti, a partire dalla capacità di questi personaggi di trascinare le vite di chi incontrano in sentieri certo non previsti e spesso neanche voluti o desiderabili.

Dicevo che in questo caso il dio di “riferimento” è Vecchio Coyote, dio indiano “minore”, gran playboy (per usare un eufemismo) e grandissimo truffatore, parente di… no, questo non posso anticiparvelo, ma sappiate che ha legami “nobili” 😉

Fatto sta che Coyote entra nella vita di Sam, un giovane indiano venditore di assicurazioni in fuga da un passato scomodo che, all’improvviso, si trova travolto da eventi che non riesce (e non vorrebbe) spiegare: il vecchio dio lo aiuterà oppure lo farà affondare definitivamente?

Un libro divertente, veloce, pungente, un Moore da gustare e che consiglio sinceramente, magari prima del (lo so, sono ripetitivo) meraviglioso Biff e, possibilmente, in inglese: la versione italiana è fuori catalogo da parecchio e presenta un difetto molto più grave rispetto alle solite traduzioni opinabili che mi capita di evidenziare.

Durante il volo di ritorno, curioso di vedere a che espressioni originali corrispondessero alcune frasi in italiano, sono andato a fare un confronto “a campione” tra i due libri… scoprendo che determinati paragrafi o frasi sono stati totalmente saltati. E non stiamo parlando di frasi assorbite da parte del testo, come si potrebbe pensare, ma di veri e propri tagli indiscriminati e inspiegabili.

Uno per tutti? La frase finale del romanzo! In Coyote Blue il capitolo finale (epilogo escluso) si conclude con una frase che, nell’edizione italiana, è semplicemente sparita.

Una scelta (non penso sia un errore) che trovo inaccettabile e che spero, nel caso di futura ristampa del romanzo da parte del nuovo editore di Moore (vero, signori della Elliott che ogni tanto mi leggete?), non venga in alcun caso replicata.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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2 risposte

  1. wolkerina ha detto:

    decisamente questa recensione mi stuzzica più di quella su Baricco (sarà che non sono ancora riuscita ad affrontarlo, sarà che a pelle non mi piace.. ). Non conoscendo Moore inizierò dalla “commedia degli orrori”, anche perché è l’unica cosa che mi propone la mia biblioteca 😉

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