Neuromante
Dirò una banalità, ma non per questo meno reale.
Un buon libro si ottiene con una ricetta difficile, quasi alchemica, ma indubbiamente composta da più ingredienti, la maggior parte dei quali assolutamente soggettivi.
C’è che dà la priorità allo stile, chi alla veridicità costante, chi all’idea di base, chi al fatto che i personaggi siano fighi.
Per quanto mi riguarda la ricetta è addirittura mutevole nel tempo, ma c’è una costante di fondo: una buona idea, anzi, un insieme di buone idee non bastano per ottenere un buon libro.
Perché questa premessa? Perché Neuromante, libro cult della cultura cyberpunk, rientra per quanto mi riguarda nella categoria dei brutti libri con delle grandi idee di base.
Mi spiego meglio: William Gibson è stato un innovatore, senza se e senza ma. Le idee che ha introdotto nella fantascienza moderna sono qualcosa di avvenerisitico anche a quasi trent’anni di distanza e se dovessi fermarmi a questo farei tanto di cappello e mi ritirerei in buon ordine.
Però, come dicevo, delle buone idee a me non bastano e se devo concentrarmi sulla parte narrativa di Neuromante il giudizio cambia totalmente: caotico, stancante, senza capacità di tenere legato il lettore, con personaggi piatti e senza appeal (tranne forse uno, che mi pare di aver letto sia comparso anche in altri romanzi); le pagine diventano sempre più ostiche, allontanando il lettore invece di permetterne l’immersione in un mondo così affascinante e nuovo.
Sia chiaro: rendere a parole quella che è a tutti gli effetti un’ambientazione in bilico tra tecnologia ed onirico e tutto men che facile, ne sono conscio, ma il risultato per quanto mi riguarda non è stato raggiunto.
Raro che io lo dica, ma difficilmente darò una seconda possibilità a Gibson e, forse, al cyberpunk in generale.
Peccato.
Provai a leggerlo anni fa
Mi fermai a metà libro per la noia
Pensavo di riprenderlo ritenendo che quando provai a leggerlo non era il momento giusto
Leggendo la tua recensione penso proprio che non gli darò questa seconda possibilità, calcolando che la coda di lettura continua ad allungarsi
Sono d’accordo. Grande visionario, ma scrivere è un altra cosa. Come diceva Quasimodo (mi pare). Scrivere è come un messaggio in bottiglia, l’importante è il messaggio che vuoi comunicare, ma senza la bottiglia (la forma, sintassi, grammatica, le parole giuste) non arriverà mai a noi.