Il signore delle mosche
Mi avevano detto che era un libro tosto, ma non immaginavo quanto: l’unico modo che ho per definirlo è "pugno nello stomaco".
Sia chiaro, non stiamo parlando di nulla che si avvicini anche lontanamente ad horror o a splatter, il pugno di cui parlo in questo caso nasce da fondamenta ben diverse: dalla consapevolezza che il male "naturale" di cui parla questo romanzo è una realtà che esiste ed esce fuori quando meno ce lo si aspetta.
Questo libro mostra il lato oscuro dell’essere umano usando come protagonisti quelli che dovrebbero esserne gli elementi più liberi: i ragazzi ed i bambini che, invece, si rivelano pari se non peggio dei corrispettivi adulti.
La trama, in sé, è piuttosto semplice: un aereo atterra su un’isola deserta e gli unici sopravvissuti sono ragazzi di non più di 12/14 anni che inizialmente cercano di darsi delle regole, un’organizzazione, ma con l’andare avanti della loro permanenza sull’isola perdono (quasi tutti) i propri freni inibitori trasformandosi in primitivi violenti e crudeli, per i quali il diverso deve uniformarsi o soccombere.
Colpisce di questo libro soprattutto la narrazione piuttosto "onirica": ogni pagina sembra galleggiare tra realtà e sogno, trasformandosi così ben presto in un incubo da cui è quasi impossibile uscire, dato che quell’incubo è terribilmente simile alla realtà; solo alla fine del volume i ragazzi vedranno il confronto tra ciò che avrebbero dovuto essere e ciò che sono stati e dovranno convivere con quanto da loro fatto.
I personaggi principali del romanzo sono personificazioni di aspetti diversi dell’animo umano: la leadership, l’istinto, il raziocinio, la paura, la timidezza, l’istinto del branco… ed è assolutamente indicativo il modo in cui colui che rappresenta il raziocinio sia anche il soggetto più "diverso", quello messo in un angolo fin da subito, quello preso in giro, ma anche l’unico di cui, alla fine, verrà riconosciuto il valore.
E’ un libro da leggere, senza dubbio, ma non può non lasciare un sapore molto amaro in bocca.
bello quel libro…l’ho letto forse che ero troppo piccina, dovrei rivederlo, però mi era piaciuto molto:)
Effettivamente da troppo piccoli sfugge parecchio del suo significato, però non è mai troppo tardi per rileggerlo 😉
anch’io l’ho letto parecchio tempo fa ma ne ho un buon ricordo anche se mi ha lasciata sbalordita la violenza inevitabile dell’istinto.
ciao.
fiore
Io ci ripenso quando vedo LOST…
Una nota che non c’azzecca nulla, mi sono messo a fare due conti e 525.600 minuti non è corretto… 😛
@bigmac: Anch’io l’ho associato a Lost 🙂 PS: non è corretto? 365*24*60 = 525.600 minuti… se ora provi a tirarmi fuori il bisestile oppure le 6 ore annuali che si perdono giuro che ti dò dell’ingegnere 🙂
@Fiore: la stessa cosa è successa a me. PS: benvenuta 🙂
Io avevo letto il libro prima di seguire Lost, e speravo che Lost (di cui non sapevo nulla) ricalcasse alcuni meccanismi di istinto di gruppo.
Mi immaginavo già Hurley sul girarrosto, ma vabbè. Invece dobbiamo accontentarci di Jacob, fumo nero ecc.
Una delle mie letture preferite.
Ed anche i due film che ne furono tratti non sono male. Uno è recente, di non più di 5 anni fa.
Rimango del parere che senza ragazze le cose non potevano in ogni caso andare bene.
Devero
Beh, le 6 ore annuali andrebbe messe nel conto 😛
Purtroppo ne ho letto solo la trama ed alcuni brani in inglese, prima o poi dovrò rimediare… è incredibile come la scuola riesca a non farti voler leggere i libri, specie con certi professori 😆
A me era piaciuto davvero molto, sebbene di base ansiogeno, e trovo che abbia molti punti in comune con “La fattoria degli animali”. Ho anche il film, che non regge il paragone perchè piuttosto semplicistico…se ti va…
Ire
bellissimo libro.
@Paul: “accontentarci”? Scherzi, vero? 🙂
@Devero: non posso che concordare 😉
@Taveren: non temporeggiare, leggilo appena possibile!
@Ire: effettivamente un po’ di analogie ci sono… forse ho trovato più claustrofobico questo, ma indubbiamente le analogie ci sono. Riguardo al film… ne parliamo a voce 😉
Anch’io, come molti, l’ho letto da piccolo.
Abbastanza difficile da digerire.
Tra l’altro penso che se lo leggi da piccolo, avendo ben in mente quella realtà fatta di giochi di cortile, paura dei ragazzi più grandi, eccetera, l’effetto terrorizzante dell’intera vicenda assume un contorno parecchio vivido.
Forse è per questo che mi sono messo a studiare legge XD
Effettivamente può essere 😉
Mi sa che mi è andata bene avendolo letto da grande 🙂