Qua la zampa, dottore!

Iniziamo col dire una cosa, così ci togliamo il pensiero: non aspettatevi James Herriot; non aspettatevelo per vari motivi: vuoi perché la professione di veterinario è cambiata parecchio da quando era Herriot a viverla, vuoi perché scrivere un libro “alla Herriot” sarebbe stato uno stupido tentativo di plagio destinato a fallire, vuoi perché l”ambientazione è molto diversa.

Detto questo, però, ci troviamo davanti ad un libro che “costruisce” una giornata tipo dell”autore, chirurgo veterinario in una clinica statunitense, cercando di trasmettere non solo l”enorme amore la professione, ma anche le tante difficoltà  da affrontare giorno per giorno: da quelle squisitamente tecniche a quelle più “umane” che nascono dal rapporto coi padroni degli animali e/o coi colleghi, fino ad arrivare agli imprevisti più vari.

Sicuramente un libro meno “avvolgente” di quelli di Herriot (tanto per mantenere il termine di paragone), dove l”aspetto prettamente umano cede il passo a quello più narrativo e descrittivo, ma non si tratta assolutamente di un volume malvagio, tutt”altro.

Penso possa anche risultare interessante per rendersi conto di quanta differenza ci sia tra la professione di veterinario negli Stati Uniti rispetto alla stessa in Europa ed in Italia: molte differenze le cita l”autore stesso, nato e cresciuto in Inghilterra; una tra tutte quella più “banale”: in Europa, tipicamente, la scelta di fare o meno il veterinario si effettua una volta diplomati o giù di lì, mentre negli Stati Uniti avviene dopo i primi anni di università  “generale”, una differenza che forse non è tanto sottile quanto appare.

Una gradevole lettura, in sostanza: non un capolavoro, ma un degno compagno di qualche giorno.