Il giorno in cui tutto cambia (o almeno così sembra)

Frequento Lucca Comics in maniera continuativa da 15 anni. Ho saltato solo due edizioni: quella del 2020 (che ovviamente non ci fu) e quella del 2021, ancora troppo lontana dalla mia Lucca perché valesse la pena andarci.

Ho fatto code, preso maltempo, fotografato cosplayer, incontrato autori, visto e rivisto amicizie.

Sempre da utente.

Sempre da pubblico.

Prima e dopo, in parallelo, ho posto basi senza saperlo. Ho iniziato a scrivere: prima qualche racconto, poi il blog nel 2006, poi altri racconti, poi col tempo recensioni su SerialFreaks e, per anni, “L’ultima speranza dei Vertex”, il mio romanzo.

E proprio la scrittura per SerialFreaks mi ha dato la possibilità di vedere che potevo essere ancora altro, inventare, creare, progettare.

Polo Nerd è nato così, quasi per caso, da una chat con Giuseppe. L’idea è nata a febbraio 2019, mentre due mesi dopo uscivano il trailer e il primo episodio.

Quell’anno abbiamo vissuto Lucca in un modo ancora diverso: facendo decine di interviste. Abbiamo riempito così tanto i nostri registratori digitali che abbiamo dovuto dividere l’episodio lucchese in due parti: la prima con le interviste, la seconda coi nostri racconti.

Quell’anno molti editori ci hanno dato fiducia, altri non ci hanno cagato. L’organizzazione stessa non ci ha dato retta quando abbiamo chiesto un accredito stampa.

Nei quattro anni trascorsi da quella Lucca siamo cresciuti, abbiamo stretto rapporti di amicizia con vari editori e con persone al loro interno, e siamo arrivati alla nuova edizione in una nuova veste: di ospiti. Di professionisti. Di panelist.

E quando questa notizia, questo evento, si stava avvicinando, le mie emozioni si sono raddoppiate: sono stato contattato dalla Rai per partecipare come ospite alla presentazione dell’edizione restaurata della seconda stagione di Spazio 1999.

Io.

Sergio Ferragina.

In persona.

Scelto per presentare assieme a due professionisti ed esperti.

Scelto come volto, come voce, come esperto.

E così venerdì 3/11 ero al Cinema Centrale di Lucca, con un microfono in mano, dopo giorni a ripassare ciò che avrei detto, davanti allo sguardo incuriosito di decine di estranei e a quello caloroso di chi mi voleva bene.

Ed è andata alla grande.

“Sembra tu l’abbia sempre fatto”

“È il tuo lavoro. È il tuo posto. È quello che devi fare”.

E io incredulo. Entusiasta. Frastornato.

E poi, due giorni dopo, il bis moltiplicato.

Dopo quattro anni e mezzo io e Giuseppe sul palco della Sala Tobino, la stessa dove per anni ho visto autori ed editors, a parlare di ciò che conosciamo, a raccontare, a essere ascoltati da un pubblico che ci stima e ammira.

E ora sono qui, a scrivere, a fissare le emozioni sapendo che sarà impossibile fissarle tutte.

Sarà impossibile raccontare ogni cosa, ogni sfumatura, a fermare ogni ricordo.

Ma ci devo provare, magari per fotogrammi, per singole immagini che non diranno niente a nessuno se non a me. Ma è a me che serve.

Per celebrare.

Per ricordare.

Ripetere gli appunti mentre guido da e per la locanda.

Condividere la mia bio e leggerla sui giornali.

I messaggi degli amici che non potevano esserci ma volevano essere aggiornati

La presenza di Elena, Alberto, Silvia.

Gli amici incontrato da poco del JoyCord, la cena insieme, i loro volti in sala Tobino.

L’essere fermato solo per sentirmi dire che bel lavoro sto facendo.

I potenziali semi per il futuro.

I “sembra che tu lo faccia da sempre”.

“L’incontro è andato proprio bene, siamo contenti, avevate una buona interazione. Magari in futuro si farà qualcos’altro”

I ragazzi che vogliono i miei consigli per il videogioco che stanno creando.

La ragazza che entra in sala col suo fidanzato e indica me e Giuseppe dicendo “sono loro” e alla fine viene a salutare e ringraziare.

Gli sguardi felici di chi c’era e mi vuole bene.

Gli amici che si sono sbattuti per farsi vedere anche se non potevano esserci il quel momento.

Il riabbracciare Laura dopo 6 anni.

Il pensiero costante di chi non c’era ma avrebbe voluto esserci con tutta se stessa e non ha mai mancato di farlo sapere e sentire.

Il tecnico del suono che mi chiede consigli informatici e mi ringrazia per avergli dato un file fatto bene da usare.

I segnalibri.

Il pranzo prima del panel con Elena, Alberto, Silvia e Guseppe

Il networking per pianificare il futuro.

Il pass da professionisti e gli sguardi che porta con sé (e il casino per recuperarli).

La felicità di essere lì nonostante la pioggia.

L’amico di forum rivisto dopo almeno sei anni che sbarra gli occhi quando scopre del mio podcast e del panel.

L’assenza emotiva di chi si è professat* amic* ma che non sa gioire con te e per te.

La consapevolezza di avere belle persone che mi vogliono bene e vogliono essere con me.

Gli abbracci, le chiacchiere e le foto con Luca e Ambra.

I vari “sei pronto?” “No”.

La mia modalità “faccia da culo” che è forse il mio punto di forza più grande.

Lo scoprire che quello, proprio quello, è ciò che mi viene davvero bene.

La sensazione di essere visto non per ciò che appaio, ma per ciò che sono.

Vincenzo e Gaia e la loro gentilezza e disponibilità.

I tanti messaggi dopo, le menzioni, le condivisioni.

La pazzia di Elena che fa la live dell’intero panel.

La felicità sul viso di chi, alla fine, era entusiasta per me e per noi.

E ancora le cene tra amici, i pranzi al volo, il trovarsi ai vari incontri, le gelee mancanti in camera, il parlare parlare parlare parlare, i soldi spesi, i volumi comprati e ricevuti in regalo

Chissà, magari dopo aggiornerò ancora, aggiungerò voci man mano che mi vengono in mente.

Qualunque cosa affinché qui rimanga traccia di questi giorni. Affinché io possa ricordarmi che se davvero ci saranno cambiamenti, tutto è iniziato qui. E per non scordare mai di provare l’entusiasmo che ho portato via con me ieri, mentre guidavo verso Milano.

E se penso che tutto è partito dopo la notte di Samhain forse il senso è ancora più preciso è vero.

È finito un anno, ci voleva un finale di stagione scritto bene. E ora vediamo che la prossima segua a dovere.

PS: a seguire qualche foto e i video delle presentazioni e del panel.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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