95. Ascoltiamo bene

Negli ultimi giorni, mentre guidavo, mi sono messo a riascoltare la mia playalist di canzoni dei cartoni animati, la stessa (anche se ampliata) che mettevamo per tradizione quando tornavamo dalle cene forumiste. La regola era sempre quella: all’andata si cazzeggiava e ascoltava un po’ quello che capitava, al ritorno si piazzavano sigle dei cartoni e si cantava a squarciagola, fosse per un viaggio di un’ora, due o tre.

È necessario, però, che specifichi che si tratta di canzoni quasi tutte pre-Cristina D’Avena. Non che io abbia nulla contro la Cristina nazionale, sono giusto stato da poco al suo concerto, ma generazionalmente le mie sigle vengono prima. Erano quelle del periodo d’oro dei robot ed eroi giapponesi in Italia, quella cantate dai Superobots, dai Cavalieri del Re, da Fogus, da Actarus e da un tot di altri. Anche Cristina, sì, ma lei arrivò dopo.

Ma non è mio scopo stare qui a dire quali fossero migliori o peggiori, a fare confronti o cose del genere, semplicemente stavo collocando temporalmente le sigle di cui sto parlando, così che chi di più giovane si troverà a leggere queste righe capirà al volo il motivo per cui probabilmente di molte di queste non avrà mai sentito parlare.

Ma perché questo pippone? Perché quando riascolti da adulto cose che amavi da ragazzo o da bambino finisci per assimilare meglio i testi o trovare più livelli di lettura a qualcosa che pensavi di conoscere così bene. E ascoltando quelle sigle con attenzione si possono tirare fuori alcune chicche che ho pensato di condividere e commentare in questo post che potrebbe tranquillamente non essere l’unico che farò al riguardo, per quanto materiale c’è.

Iniziamo col dire che molte – anche se non tutte – di queste sigle erano parecchio, come dire, aggressive. Si parlava di robot giganti o eroi che dovevano difendere il pianeta, la razza umana o qualcosa del genere, quindi era scontato che si potesse e dovesse usare la violenza e che il pregio maggiore fosse fare a pezzi minuscoli qualunque avversario: molte sigle tenevano a sottolineare particolarmente la cosa.

Pensiamo ad esempio a Daltanious, uno dei miei preferiti, il robot col leone in petto.

Una cosa che mi divertiva già da ragazzo era il taglio secco che veniva dato alla sigla d’inizio, che concludeva (prima che cominciasse l’episodio) con

Tutto disintegra quando gli girano

Oh, doveva avere proprio un caratteraccio! Gli giravano e via a disintegrare tutto. La pubblicità perfetta per un corso di controllo della rabbia. Per correttezza d’informazione c’è da dire che il verso della sigla completa diceva ”tutto disintegra quando gli girano le lame boomerang”, ma l’ironia involontaria del taglio di cui sopra non può non essere sottolineata.

Che poi comunque in altri punti non è che ci andassero leggeri, eh?

Odia gli stupidi, aiuta i deboli

Ok, ma se uno è un debole stupido che fa? Lo aiuta odiandolo? Lo odia aiutandolo? Resta il fatto che gli extraterresti sono il male, per cui

Extraterrestre via, da questa terra mia, togli le zampe o ce le lascerai

Che poi, se vogliamo, la Terra non era manco sua, dato che pure Kento (il pilota) era alieno, ma va bene così, non generiamo altri dubbi amletici.

Tornando alle origini vogliamo parlare dell’ottimismo che infonde Mazinga Z?

Perché è vero che nella parte iniziale è quasi rassicurante: tu sai che il fragore che senti è lui che arriva. Ok, bene. Ma poi arriva questo.

Quando tu soffrirai sotto la schiavitù

Quando. Ora, Galaxy Group, parliamone. Quando? Davvero? QUANDO? Neanche se? Va bene che poi arriva Mazinga, ma se si potesse evitare la necessità a priori secondo me sarebbe meglio.

Dall’altra parte ci sono quei testi che ti fanno domandare se quello di cui si sta parlando è sempre un robot gigante guerriero o qualcosa di… diverso.

Prendete Vultus V

(sì, anche il gesto secondo richiama la mia proposta a seguire)

Brivido che scorre sulla pelle, sensazioni troppo belle fa provare Voltus five 
(con te dovunque Voltus five) 
(andrà dovunque Voltus five) 
(salverà chiunque Voltus five) 
(e questo dunque è voltus five) 
Troppo forte Voltus five

Vogliamo dirlo? Diciamolo: io aprirei una petizione perché My Secret Case crei un sextoy, lo chiami Vultus V e lo pubblicizzi esattamente con queste parole. Non potete dirmi che non sarebbe perfetto.

Va beh, dato che siamo partiti coi voli e le parole usate liberamente chiuderei questo primo viaggio nei testi delle sigle citandone una che per raggiungere qualche effetto drammatico usava termini più o meno a casaccio.

Il buon Megaloman, infatti

hai nel corpo rovente forse un’anima blu, blu, blu 

Quindi non solo soffriva di una costante febbre altissima, ma aveva l’anima di colore blu. Blu. Forse la mia domanda potrebbe essere ingenua, per cui mi scuso in anticipo, ma quindi? L’anima blu è tipo il sangue blu per la qualità morale? ”Ciao, sono Megaloman, ho l’anima blu”. Tipo così?

Ma non perdiamoci quella che è un fioccare di meravigliose descrizioni ad minchiam

Lingua di fuoco tagliente come getto di sole, meteorite esplodente dentro un cielo più blu, blu, blu

Lasciamo perdere questa fissa per il blu, ma di preciso quante volte avete sentito usare il participio presente di esplodere? In perfetta rima, poi, con la lingua di fuoco che è tagliente. Quindi praticamente una fiamma ossidrica, giusto?

Ma d’altronde lui è

L’eroe di tutti noi, grande come l’immensità, forte come la verità

Praticamente un mix tra un giornalista investigativo e il grande gigante buono.

Ok, per oggi la chiudo qui, ma torneremo, oh se torneremo, neanche ho ancora citato le insalate di matematica, la morte che aspetterà o la bacchetta che si alzerà e più magico del magico sarà.

Stay tuned.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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