89. Pagelle
C’è un trend che sta girando da un po’, come al solito nato probabilmente su TikTok e poi sbarcato su Instagram e non so se su altri social.
Penso l’abbiate visto in molti: in linea di massima l’idea non è particolarmente originale, ovvero cercare di capire quanto alcune caratteristiche possano aumentare o diminuire (anche drasticamente) l’attrazione che proviamo per alcune persone; si parte quindi da un certo livello e poi si dice ”ma ha questa caratteristica” e ci si chiede a che livello si arrivi.
Il tutto usando i voti.
“È un 6 ma…”, “è un 10 ma”, ”è un 4 ma…” e così via.
E io storco il naso e mi chiedo se sto diventando ipersensibile e critico (ok, rettifico, ancora più ipersensibile e critico) o se invece effettivamente ci sia da farsi qualche domanda.
Il mio problema sta proprio coi voti. Col valutare una qualunque persona con un numero, sia esso da considerarsi ovviamente soggettivo o, peggio, in qualche modo oggettivo.
Un numero.
Un voto.
Come una pagella a scuola.
Un numero che dovrebbe racchiudere la complessità degli elementi che possono caratterizzare una persona anche nel semplice fatto di essere attraente o meno.
Dire che qualcuno è un 7 o un 4 cosa significa? Significa definire in maniera quantitativa (e riduttiva) l’esistenza di una persona. E, aggiungo, citare una sola caratteristica diventa potenzialmente anche peggio. Ho visto video in cui si diceva ”è un 8 ma è basso”, ”allora è un 4”. Quindi stai dicendo che il fatto di essere bassi rende in automatico delle persone non degne. Aggiungeteci caratteristiche a piacere. Grasso, ovviamente. Ma anche qualunque altra cosa possa venirvi in mente.
Che poi, di nuovo, che significa che qualcuno è un 4 o un 8? Esteticamente? Caratterialmente? Davvero riuscite a mettere l’attrazione che provate per una persona su una scala numerica così definita e chiara?
Ovviamente non sto dicendo che chi fa questo gioco riduca altre persone a un numero e che in molti casi questa valutazione è da considerarsi prettamente soggettiva, ma il problema è che tra intenzioni ed effetti può correre un intero oceano in mezzo. Un oceano di messaggi sbagliati, di svilimento e, per alcuni, di umiliazione.
Ora mi si potrebbe obiettare che è un gioco, che dovrei ridere, che alla fine chi non l’ha mai fatto? Ed è vero, è tutto verissimo. L’abbiamo fatto tutti: io con alcuni compagni di classe ci siamo messi in corridoio alle superiori a mettere palette per valutare le ragazze che passavano. E fu un’idea imbecille che ora so non avremmo dovuto fare perché svilente, umiliante, tendenzialmente bullista.
Il problema di questo tipo di gioco non è per molti versi l’intenzione originale, non è la voglia di scherzare, non è che possa essere nato con leggerezza: sono le sue dimensioni. Quando qualcosa diventa virale e diffuso bisogna iniziare a farsi qualche domanda, a capire che cosa trasmette, a disinnescare meccanismi che possono entrare in gioco, anche solo spiegando che ok, può anche essere divertente e non fatto con intenzioni negative, ma il messaggio che trasmette è potenzialmente pericoloso.
Giocare va benissimo, sono il primo a farlo, ma un conto sono i giochi e le battute che si fanno tra amici stretti (e anche lì dipende), un altro è quando questi diventano un trend mondiale: TikTok e Instagram non sono il salotto di casa ed è importante che cerchiamo di non dimenticare che basta un video che diventi virale per andare a trasmettere un messaggio che poi si farà fatica a correggere.