73. Ancora. E ancora. E ancora.

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Oggi avrei dovuto scrivere di altro: avrei dovuto parlare di un film visto da poco che mi ha dato un po’ di spunti di riflessione.

Una parte di me è tutt’ora convinta che dovrei parlare di quel film e non mettermi a scrivere un altro post a riguardo di ciò che andrò ad affrontare perché, alla fine, inizio a chiedermi se serva davvero.

Serve davvero continuare a puntare il dito su comportamenti considerati spesso normali anche da persone che su altri argomenti sono invece già illuminate? Se anche molte tra di loro non riescono a cogliere il problema serve ancora continuare a parlarne?

Non lo so. Istintivamente mi verrebbe da dire di no, che ne parlo già abbastanza, che ripeto sempre le stesse cose, che alla fine se qualcuno mi legge sa già come la penso e spero la pensi come me, perché andare avanti sullo stesso argomento?

L’unica risposta valida ed è quella che me lo fa fare è: perché posso.

Perché ho una piattaforma da cui posso esprimermi, perché mi appartiene, perché non devo rendere conto a nessuno e perché ho una voce.

Una voce forse flebile, magari dispersa, magari messa in una nicchia da cui potrebbe non uscire, ma è qui, è a disposizione, deve fare qualcosa. Devo fare qualcosa.

E quindi parliamone di nuovo, puntiamo il dito, ribadiamo quello che non dovrebbe più essere ribadito.

Prima situazione: intervista di Brunetta da Lucia Annunziata.

Lui racconta quanto, in tutta la sua vita, sia stato sbeffeggiato per l’altezza e quanto ne abbia sofferto. È un racconto breve e sincero fatto da un uomo che non apprezzo in niente, ma che in questo momento sta parlando da essere umano e da persona vittima di body shaming. Ciò che dice è giusto, senza alcun dubbio.

Lucia Annunziata è accondiscendente e poi se ne esce con una frase che contiene al suo interno tanta gravità che, ad impegnarcisi, sarebbe stato difficile eguagliare.

“Però c’ha gli occhi azzurri lei… Una cosa ce l’ha… Delle razze superiori”.

L’elefante nella stanza è ovviamente l’ultimo pezzo. “Delle razze superiori”. Secondo questa terribile uscita, quindi, non solo ci sarebbero le razze (no, non esistono le razze umane, esistono al massimo le etnie) e, tra queste, quelle che hanno gli occhi azzurri sarebbero superiori. Non c’è bisogno che aggiunga qualcosa a questo punto, vero? Spero davvero non ce ne sia bisogno.

Fermiamoci ora a quello che viene prima, perché sicuramente rischia di passare più sotto silenzio: “una cosa ce l’ha”. Una cosa. In un discorso in cui la controparte racconta della sofferenza subita a causa del body-shaming, l’intervistatrice non punta il dito sulle azioni, ma sul fatto che – in fondo – fossero giustificate. Dai, sì, Brunetta è basso, il suo corpo è sbagliato, ma almeno una cosa ce l’ha. Il premio di consolazione.

Il problema, di nuovo, non sta nelle azioni di chi l’ha umiliato sul suo corpo, il problema sta nel corpo. Se il tuo corpo non è adeguato al massimo puoi avere il contentino. Gli occhi della razza superiore.

Sempre in questi giorni, poi, abbiamo un po’ di attacchi contro Salvini. Ora, se c’è qualcosa di cui non abbiamo sicuramente mancanza, sono gli argomenti su cui attaccare Salvini. Citatene uno, uno qualsiasi, probabilmente è applicabile.

Ma cosa stanno facendo alcuni?

Lo attaccano perché è grasso.

Eh sì.

La peggior colpa di Salvini è essere grasso, è quella su cui focalizzarsi, per cui insultarlo: il suo essere grasso.

Lo hanno fatto su alcuni giornali, lo stanno facendo sui social: io stesso ho defollowato una persona che ieri, condividendo una story al riguardo, ha detto che Salvini – invece di mangiare salsicce – avrebbe dovuto mangiare insalate, a giudicare dal suo doppio mento.

E questo già è avvenuto per anni con Adinolfi, non è storia nuova.

Ora, rendiamoci conto che sto scrivendo un post in cui vengo costretto a dire parole in favore di individui con cui non condividerei neanche il pianeta, fosse possibile, ma i valori non possono valere solo quando ci fa comodo.

Attaccare qualcuno per il suo corpo è sbagliato.

Punto.

Chiunque sia, qualunque sia il suo ruolo nel mondo, fosse anche il nostro più acerrimo nemico, è sbagliato.

Se un individuo è davvero tanto esecrabile ci sono fior fiore di argomenti su cui attaccarlo, perché usare il corpo? E se non lo è, allora l’utilizzo del corpo è un modo di aggrapparsi a qualcosa. In entrambi i casi è sbagliato.

È sbagliato perché attaccare chicchessia sul suo corpo significa dire che ci sono corpi sbagliati e corpi giusti e che chi è portatore di un corpo sbagliato potrebbe essere in qualunque momento attaccato al riguardo se dovesse risultare dalla parte sbagliata di una qualsiasi barricata. Il fatto che ci si senta moralmente superiori rispetto ad alcuni individui non ci permette né ci autorizza ad attaccarli su qualcosa che non deve essere oggetto di attacco né di discriminazione. Pensateci. Pensate quando fate una battuta sul corpo di qualcuno che vi sta sulle scatole e magari quella caratteristica fisica ce l’ha un* vostr* amic* che vi sta ascoltando. Vi è mai capitato? Avete mai usato frasi come “presenti esclusi”? Avete mai detto “va beh, ma perché quello è stronzo, se lo merita” o qualcosa del genere? Ecco, se mai vi è capitato, in quel momento avete detto alla persona vicino a voi “anche il tuo corpo è sbagliato/mi fa schifo, ma sei perdonat* perché sei mi* amic*”.

Questo è il messaggio che avete trasmesso. Che sono perdonati per essere sbagliati.

Questo è ciò che si fa ogni volta che si insulta il corpo di una persona che si ritiene propria nemica: lo si sta facendo anche nei confronti di tutti gli altri. Inclusi i vostri amici, partner, familiari.

E no, non è diverso.

Non lo è mai.

Non per chi indossa quel corpo.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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