71. Non è divertente
Un uomo e una donna si stanno baciando in auto.
Lui a un certo punto si ferma e le chiede ”aspetta, forse dovrei mettere un preservativo”.
Lei lo guarda e gli risponde ”non temere, l’ho già messo”.
Lui, inorridito, lancia un improperio e scappa dall’auto.
Una scena tratta da un cinepanettone? No.
Magari da un film americano anni ’80 di qualche filone più becero? Ovviamente no.
Si tratta di un video che ho incrociato poco fa, messo on line da un sedicente influencer.
Ho provato a leggere anche qualche commento, sperando di vedere almeno una reazione negativa, ma ovviamente non è stato così: tutti a ridere, uno a ipotizzare che parlassero del preservativo femminile, qualcuno a dire che la ragazza in questione era troppo bella per essere una donna trans.
Immagino infatti non ci sia bisogno di spiegare che stiamo parlando di un video in cui si pensa bene di riproporre – spacciandola per comicità – la più becera forma di transfobia che ancora non riusciamo a toglierci dalle scatole.
C’è tutto, qui dentro, tra intenzioni e commenti: l’idea che una donna trans non sia una donna, il gioco becero sulla sorpresina e sul rischio (gli dei e il maschilismo tossico ce ne scampino) che ci si possa trovare davanti una persona non cisgender, non ultimo il fatto di trovare divertente l’idea di una ragazza cis che faccia finta di essere transgender.
Quello che mi fa imbestialire – anche se non può stupirmi – è che fuori dalla mia bolla questo venga ancora considerato non solo accettabile ma normale. Che le battute sulle persone trans siano talmente assimilate nella cultura imperante che neanche ci si pone il problema di quanto siano gravi, transfobiche e offensive.
Perché sì, fare battute del genere, a maggior ragione in un video, significa essere transfobici, significa alimentare discriminazione e odio, significa essere parte del problema, essere alla base del motivo per cui il DDL Zan viene affossato, per cui la violenza sulle persone trans passa fin troppe volte sotto silenzio, per cui i loro diritti continuano a essere calpestati.
Questo tipo di battute che, di nuovo, battute non sono ma vengono etichettate in questo modo è la base, l’elemento fondamentale che autorizza tutto il resto e ogni forma di sdrammatizzazione, ogni ”ma si fa per scherzare” (una delle frasi che ormai più odio in assoluto), ogni tentativo di non metterne in discussione la gravità rendono complici, senza mezzi termini, che lo si voglia accettare o meno.
Il fatto che si sia cresciuti in un mondo che considerava tutto questo normale non ci autorizza a non metterlo in discussione: tutt’altro, ci dà la responsabilità di estirpare questi pensieri e questi comportamenti una volta per tutte. Ho la fortuna di avere una bolla che ne è esente, ma lì fuori la battaglia è ancora lunga.
Il mio contributo, per oggi, è questo post.
E aver segnalato quel video per incitazione all’odio.