59. Fine?
In queste ore la rete e in particolare Twitter sono esplosi: Totti e Ilary starebbero per lasciarsi dopo vent’anni.
Scrivo starebbero perché al momento tutto si basa su indiscrezioni e ammetto che troverei molto divertente se poi queste si rivelassero infondate, ma qui si apre un discorso diverso e ben più ampio che non farò stasera.
Ammetto che quando ho letto i primi tweet oggi ho avuto un certo senso di deja-vu, dato che neanche sei mesi fa era accaduto più o meno lo stesso: ricordo ai tempi il video di lui su Instagram e ricordo di aver letto – non vedendo tv – delle esternazioni anche più arrabbiate. Leggo ora che, in qualche modo, quello fu una sorta di preview.
Quindi dopo vent’anni una delle coppie più famose del mondo dell’intrattenimento si lascia e i commenti si sprecano.
Devo dire che leggere gli articoli che sono già stati scritti al riguardo dice molto, veramente molto, non tanto dei due interessati, quanto del modo in cui se ne scrive e si guarda a una coppia in separazione, anche se famosa. Ho letto di chi nota il dimagrimento di lei, gli atteggiamenti di lui, chi commenta del fatto che ci sia (o non ci sia) ancora affetto tra i due. Riferimenti a potenziali tradimenti avvenuti prima del matrimonio, a storie parallele reali o meno, alle foto con Noemi – quella che dovrebbe essere la nuova partner di Totti – che scatenarono le indiscrezioni di febbraio.
Ho letto tanta, tantissima spersonalizzazione che probabilmente è anche normale data la visibilità dei due e che ricorda ovviamente quanto già visto con innumerevoli coppie prima di loro, regali di fatto o di nome.
E ho provato fastidio, perché continuo a pensare che pubblici quanto volete, in vista quanto volete, si tratti comunque di persone che stanno vivendo un momento complicato della loro vita e lo stanno facendo dovendo subire sulla propria pelle ogni forma di commento e illazioni. Loro e i loro figli.
Non voglio fare la morale: so bene che questo tipo di meccanismo c’è sostanzialmente sempre stato e sempre ci sarà, ma non posso non sentire fastidio quando lo vedo in atto, soprattutto (ma non solo, sarebbe ipocrita) quando si tratta di persone che in qualche modo sono diventate familiari, bonarie, di casa.
Ammetto che ai tempi, quando iniziarono a esserci le prime notizie sull’ennesimo calciatore della Roma che frequentava l’ennesima velina (o, in questo caso, letterina) non mi interessò particolarmente: ce n’erano stati molti e ce ne sarebbero stati altrettanti, pensavo, e al riguardo avevo ragione.
Ciò che avevo sottovalutato era la personalità della coppia in questione, l’amore viscerale che lui avrebbe generato nel suo pubblico, il percorso di crescita lavorativa che avrebbe fatto lei, la capacità di entrambi di mostrarsi sempre uniti, ironici, capaci di reinventarsi.
Se separatamente sarebbero probabilmente diventati due dei tanti, insieme si sono reciprocamente alimentati e rafforzati, fornendo non solo un’immagine di coppia praticamente sempre unita, ma influenzando reciprocamente le rispettive immagini e carriere: lui imparando a perdere (parte della) cultura maschilista in cui era cresciuto e scoprendo come rendere il suo più o meno proverbiale essere sempliciotto un punto di forza (ricordiamo il libro di barzellette a suo nome), lei costruendo una carriera autonoma, passando – tra l’altro – per le Iene e l’Isola dei Famosi, ma permettendosi di essere di supporto al marito nei momenti più difficili, come quando smise di giocare.
C’è chi li ha paragonati a Sandra e Raimondo e onestamente non mi sento di essere d’accordo, forse solo per il legame emotivo che ho con questi due, ma è innegabile che siano diventati un punto di riferimento nell’immaginario collettivo, una delle coppie più famose e visibili prima dell’avvento dei Ferragnez.
Sto leggendo riepiloghi della loro storia, a partire da lui che la vede a Passparola e dice che è bellissima, al matrimonio del 2005 (qualcuno dice posticipato per trattative o – di nuovo – presunti tradimenti) alla maglietta con scritto ”6 unica” e a quella di risposta di lei ”6 unico” al momento del ritiro di Totti, ai presunti flirt. Leggo questi riepiloghi come una sorta di elegia, come se una magia fosse finita.
E lo capisco: vent’anni di vita insieme e diciassette di matrimonio sono tantissimi e potrebbe sembrare che non ci sia speranza di amore eterno se anche dopo tanto tempo ci si separa. Ma chi ha detto che l’amore, per essere o essere stato importante, debba essere eterno? Se qualcosa finisce o cambia allora non valeva la pena viverlo?
Io non la penso così.
La fine di un amore dispiace, certo, perché ha la parola fine al suo interno. Eppure sono convinto ci voglia un grande coraggio per prenderne atto e decidere che è meglio – spero per loro – continuare a volersi bene in un modo nuovo.
Ricordate qualche post fa? Il concetto di ”happy ever after”? Ecco. Vissero felici e contenti non significa ”per sempre”, significa per il tempo che hanno potuto.
Non dubito che abbiano sofferto e soffriranno perché ogni cambiamento di questa portata non può essere indolore e che la visibilità che hanno non aiuterà loro né i figli, ma sono anche convinto che abbiano dimostrato un coraggio invidiabile nell’affrontare ciò che sapevano si sarebbe scatenato, come già stiamo vedendo.
leggerà in rete.
Può essere che l’immaginario collettivo abbia perso una coppia dei sogni, ma se invece quella coppia rimanesse negli stessi sogni riconoscendole la dignità del suo passato insieme e del loro futuro separati?
Secondo me non sarebbe male, affatto.