47. Interpretazioni

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Ieri mi è arrivata la notifica di un like su un mio tweet di Giugno 2021. Ogni tanto capita che qualcuno vada a vedere tweet così vecchi, per cui di per sé non sarebbe una stranezza degna di eccessiva nota, ma il tweet in questione era in risposta a una persona che avevo completamente rimosso e le dinamiche di quanto accaduto con questa persona meritano un post. O forse no, ma dato che ieri ero a corto di argomenti, tanto vale usare la scusa.

Orbene, come dicevo siamo nel 2021. Tra le tante persone che seguo su Twitter c’è questa donna abbastanza interessante da leggere, gattara (il che è sempre un plus), che ha vissuto e lavorato per un tot di tempo all’estero. In quei mesi stava progettando di trasferirsi a Milano e, tra le altre cose, aveva delle serie preoccupazioni legate alla messa in sicurezza del balcone della casa dove sarebbe andata a vivere.

Così mi faccio sentire in privato rendendomi disponibile a dare il nome di alcune persone che avrebbero potuto fare il lavoro, dandole qualche opinione sul materiale che voleva usare e via dicendo. Passano le settimane, tutto sembra andare per il verso giusto. I messaggi si riducono naturalmente. Dato che comunque si era trasferita poco distante da casa mia le dico che se le fa piacere prima o poi si può bere un caffè insieme. Accetta, ma poi non si riesce ad incastrare, per cui non se ne fa nulla.

Passano ancora diverse settimane, io ho i cazzi miei, Twitter già prima di allora lo usavo quasi solo per leggere e ogni tanto per fare qualche brevissimo tweet di sfogo/riflessione sulla piattaforma in cui sono più anonimo.

Orbene, un giorno mi accorgo che la tizia mi ha bloccato ma, ribadisco, erano settimane che non interagivamo. Sia chiaro, non penso e non penserò mai di essere perfetto, ma ritengo che se qualcun* decide di bloccarmi ci debba essere quanto meno qualche ragione dovuta a uno scontro diretto o, al massimo, a qualcosa che ho scritto e ha fatto girare le scatole. Fatto sta che istintivamente voglio sapere il motivo delle cose, anche solo per curiosità.

Ovviamente non avevo intenzione di contattare la persona per chiedere spiegazioni, per cui cerco di fare un po’ l’investigatore: non avendo interagito direttamente vado a cercare il mio ultimo tweet e vado a vedere (tramite un altro account) se la tizia avesse scritto qualcosa di ricollegabile prima di bloccarmi.

Tombola.

E questa tombola è il centro di tutto questo papiro.

Il mio tweet riguardava la frustrazione di dover dimostrare chi si è perché in vari casi le persone si fermano all’apparenza. Era uno sfogo legato a post che scrissi sul mio blog prima e dopo, un argomento che qui sopra negli ultimi anni è stato toccato più volte.

Era una cosa mia.

Ma questa persona, che periodicamente parlava dei match sfigati che aveva su Tinder, aveva dedotto che io mi riferissi a lei, che me la fossi presa perché lei usciva con gente su Tinder quando avrebbe potuto uscire con me e pertanto che io avessi fatto quel tweet per mandarle quel messaggio in modo indiretto.

Pertanto mi aveva bloccato.

Lo scrivo con ragionevole certezza, perché la deduzione è stata piuttosto immediata, per tempistiche e contenuti del suo tweet. E soprattutto per il blocco in sé.

Quindi, riassumendo: io mi ero reso semplicemente disponibile per dare dritte sul gatto e in seguito avevo proposto un caffè come ho fatto con parecchie altre persone conosciute in rete, alcune delle quali poi sono diventate amicizie di lunga durata. Questa persona ha dedotto che io volessi provarci, che mi fossi fatto chissà quale film e che pensieri che erano esclusivamente miei e rivolti a questioni mie fossero incentrati su di lei. Una sconosciuta. Una sconosciuta con cui mai neanche lontanamente si era ventilato alcun tipo di interesse anche solo vagamente romantico.

A questo punto sarebbe molto semplice parlare di egocentrismo, di vedere cose che non ci sono, eccetera e, dal mio punto vista, mi sentirei probabilmente titolato a farlo. Ma a pensarci ora, a distanza di un anno, alla fine il pensiero è che tutti noi siamo il risultato delle nostre esperienze passate e che, evidentemente, anche questa persona aveva fatto un percorso di vita che l’ha portata a interpretare parole e azioni altrui sotto una certa chiave di lettura. Poco importa che questa chiave di lettura non fosse applicabile: non lo sapeva e non era interessata – legittimamente – a saperlo.

Spiace, ovviamente, essere mal giudicati, ma alla fine estranei eravamo ed estranei siamo rimasti, tanto che avevo rimosso il tutto fino al like di ieri.

Però, a rifletterci oggi, qualche riflessione in più nasce.

Quando interagiamo con qualcuno, appena conosciuto o meno, il suo passato e il suo presente stanno comunicando col nostro passato e il nostro presente. Non siamo punti nel tempo e nello spazio, siamo il risultato di un accumulo di minuti lungo quanto la nostra vita e ciò che esprimiamo adesso, il modo in cui interpretiamo il mondo è figlio di ciò che abbiamo vissuto. Può sembrare un pensiero banale, ma in fondo rischiamo facilmente per scordarcelo. Quante volte parliamo di trigger ora? Un trigger spesso e volentieri è una reazione a un qualcosa che ci ricorda altro: non importa che la situazione, il contesto, le intenzioni siano diverse; istintivamente le associamo. E senza scomodare i trigger, se abbiamo avuto a lungo a che fare con persone che hanno agito in un modo finiremo per credere che la maggior parte agirà così, non importa che sia vero o meno.

Ecco, sarebbe facile dire che chi fa queste associazioni dovrebbe rendersi conto che sono ingiuste. Se siamo dalla parte di chi le subisce, come me in questo caso, ci sentiamo legittimati a considerarci vittima di un comportamento che non risponde a ciò che siamo o abbiamo fatto. Ma a volte non ha importanza. Semplicemente non ha importanza. Se la persona davanti a noi è importante, allora magari si può trovare il modo di capirsi, di spiegarsi, di smontare certe associazioni: non è facile, non è breve, ma può valerne la pena. Se non lo è, beh, finirà semplicemente per restare nel cassetto degli aneddoti più o meno curiosi.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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