43. Anti-Donne
La notizia è di ieri: la Corte Suprema degli Stati Uniti ha ribaltato l’interpretazione di una sentenza, Roe vs. Wade, che di fatto garantiva a livello federale il diritto all’aborto: ricordiamoci che gli USA sono una federazione di Stati e, in quanto tale, ci sono argomenti su cui i singoli membri possono legiferare liberamente e altri per i quali devono sottostare alle normative federali.
Dato che il diritto all’aborto non era mai stato inserito in alcuna legge né previsto a livello costituzionale, quella sentenza (negli Stati Uniti il sistema prevede che una sentenza abbia valore di precedente applicabile) aveva permesso un’interpretazione della costituzione includendo l’aborto in un più ampio e generico diritto alla privacy: la Corte Suprema, nel 1972, affermò infatti che il diritto di abortire rientrasse nella sfera più intima dell’individuo, sul quale il governo di uno Stato non aveva diritto di avere conoscenza né di esprimersi. Sto semplificando molto, dato che comunque erano previste situazione ed eccezioni, ma dovrebbe rendere l’idea.
La nuova sentenza della Corte Suprema, di cui tre membri sono stati eletti durante la presidenza Trump, ribalta questa interpretazione e, di fatto, dà il via libera ai singoli Stati di legiferare autonomamente, il che significa che oltre 40 milioni di donne si vedranno private da un giorno all’altro di un diritto fondamentale e potranno essere perseguite. Potranno essere perseguite, meglio sottolinearlo, per avere esercitato un diritto di scelta sul proprio corpo.
Io non lo so se le parole siano sufficienti a far recepire la gravità immensa di quanto sta succedendo, ma stamattina qualcosa mi ha colpito nello stomaco nonostante fin da ieri avessi iniziato a leggere e condividere quanto poteva sulla notizia: ci sono account su TikTok che stanno iniziando a spiegare come proteggersi per non essere perseguite. Come nascondere chat, usare vpn, pagare in contanti per evitare di essere scoperte o che ci siano prove a loro sfavore in caso stiano cercando informazioni per abortire, per spostarsi in uno Stato che lo permetta. C’è chi ha indicato cliniche in Canada pronte a intervenire senza fare domande.
Ho i brividi mentre lo scrivo, stiamo parlando di un qualcosa che avrei voluto definire distopico, che non ci fa fare solo un salto nel passato, ci porta in una situazione anche peggiore. E scrivo “ci” perché se pensassimo che quello che sta succedendo negli Stati Uniti riguardi solo loro ci staremmo mentendo. In Italia siamo messi meglio? Diciamo che lo siamo forse sulla carta. Poi però sbattiamo contro il muro della realtà andando a scoprire quanti ospedali hanno solo medici obiettori. Basti vedere, in aggiunta, quanto sia stata (e sia) osteggiata la fornitura della pillola del giorno dopo da parte di troppi farmacisti, quanto è reso difficile accedere a un diritto riconosciuto anche qui da noi.
Come se poi vietare o impedire l’aborto portasse a una riduzione degli stessi. Non è così, non è mai stato così. Quello che fa è aumentare il numero degli aborti clandestini, di quelli fatti con rischio per la salute o addirittura la vita della donna.
Ma in fondo chi se ne frega, no?
Se una donna vuole abortire merita quei rischi, giusto?
Va punita.
Perché, ricordiamocelo, qualunque forma di controllo dell’aborto non è per la difesa di un ammasso di cellule che alcuni ritengono essere già individui: vietare l’aborto significa avere controllo sul corpo delle donne, significa controllare una parte fondamentale della popolazione, significa mantenere un meccanismo sistematico di oppressione mascherato da crociata religiosa a cui fin troppe persone finiscono per credere.
Ne dubitate? Eppure una buona parte di coloro che sostiene i movimenti antiabortisti negli Stati Uniti sono gli stessi che si oppongono a qualunque controllo delle armi: una banalizzazione efficace usata da molti (e che il compianto George Carlin usò in uno dei suoi pezzi migliori) è che negli Stati Uniti sei protetto dai prolife finché non sei nato, poi sono fatti tuoi. E Carlin aggiunse “non siete prolife, siete anti-donne”.
Esattamente.
Accettare questo divieto significa continuare ad affermare che si può legiferare sul corpo altrui, lo si può controllare, si può decidere come e quando debba essere usato. E, ovviamente, guarda caso si tratta del corpo femminile.
Ma tranquilli, non ci si fermerà lì.
Eppure il buon senso parlerebbe chiaro: non vuoi abortire, non credi nell’aborto, ritieni che cellule fecondate siano un individuo? Non farlo. Ma non dettare legge sul corpo di nessun altro.
Neanche se lo dice la tua religione, che è un’elaborazione culturale stratificata e di comodo che nei secoli è stata adattata a quanto di più utile a chi era al potere.
Ciò che è successo è di una gravità immane ed è la dimostrazione che non si può né si deve mai abbassare la guardia, che le lotte del femminismo non finiscono mai, che le lotte per i diritti personali e civili non possono prendersi pause di respiro, che non esistono diritti acquisiti, solo diritti strappati coi denti e mantenuti vivi.
Non possiamo mollare, non possiamo arrenderci, non possiamo distrarci.
The handmaid’s tale è sempre meno un libro o una serie tv. È un futuro troppo potenzialmente vicino.