40. Goccia a goccia
Non ho voglia.
Lo metto per iscritto, da subito, così non vi aspettate nulla.
Non ho voglia di scrivere questo post, ora, in questo momento.
Non ho voglia perché a volte anche gli spunti che avresti sembrano svilupparsi in modo banale, sempliciotto, inutile. E a chi serve un post inutile? Che poi è come dire che questi post di solito servono a molto.
Alcuni. Qualcuno. Forse sì.
Ma in genere bah.
Ecco, quello di ieri forse.
Ho ricevuto un po’ di complimenti. Fanno piacere, ovviamente, soprattutto da alcune persone.
Ma serve? Boh.
Cambia qualcosa? Non lo so. Davvero non lo so.
Perché se un post viene apprezzato da chi è già ricettivo, alla fine serve a darsi una pacca sulla spalla, ma gli altri? Gli altri capiranno mai?
Qualcuno che fa certi ragionamenti, qualcuno immerso nella grassofobia, capirà qualcosa in più grazie a quel post? Non lo so.
Se li scrivo è perché spero di sì, o forse solo perché ho un piccolo palco e mi sembra giusto usarlo, ma forse se si dicono le cose abbastanza spesso, se si condividono molto, forse prima o poi serve.
Forse si vince così. Su un periodo così lungo che magari non riusciamo a vederlo, ma effettivamente che altra scelta abbiamo? Non lo so.
Che poi a volte un po’ di speranza arriva, tipo la notizia di oggi dell’inclusione del libro di Vera Gheno e Bruno Mastroianni sulla comunicazione in rete nelle tracce della maturità. Un libro che non ho ancora letto, ma di cui conosco l’importanza. È così che cambiano le cose, forse, no?
E poi effettivamente se guardiamo a ciò che era considerato normale dieci, quindici, venti, trenta anni fa qualche cambiamento c’è stato e di sicuro non avvengono tutti all’improvviso.
Sono gocce.
Un post su un blog è una goccia.
Un libro è una goccia.
Una persona, una sola, che si fa una domanda in più è una goccia.
E se anche ci sembra di combattere ad armi impari, con un braccio legato dietro la schiena, non è detto che dobbiamo per forza vincere il singolo scontro.
Non è neanche detto che riusciremo a vedere la vittoria, che assisteremo al formarsi dell’oceano.
Ma saremo parte di quelle gocce.
E allora sì, forse ne vale la pena.
Che poi, dai, chi voglio ingannare?
Anche non servisse a nulla non sarei capace di mollare il colpo.
Che dite? È vana… so… la resistenza adesso, ma non si pugna nella speranza del successo! No, no: più bello è battersi quando è invano
Non male. Un post sul nulla.
O forse no.