14. Dieci anni?
La seduta di oggi con la mia psicologa è stata per lo più un fare il punto della situazione. Capire come sto dopo tanti mesi, che rapporto ho con me stesso, come mi sento nella mia vita e in tutte le mie situazioni. E, in tutto questo, a un certo punto è giunta una domanda tanto classica quanto spiazzante: ”come ti vedi tra dieci anni?”.
La mia risposta istintiva? ”Spero vivo”.
Che, idiozia a parte, è l’unica certezza che ho di desiderare, unita a banalità sempre vere quali la salute, la serenità finanziaria ed emotiva e tutto ciò che ne consegue.
Ma è chiaro che la domanda non puntava a banalità, si chiedeva chiaramente come immaginassi la mia vita tra dieci anni, soprattutto se avessi un’immagine della mia vita tra dieci anni.
E la risposta è semplicemente no. Ma sarebbe stata no anche dieci anni fa, o venti, o trenta. E sarebbe no anche se non si parlasse di dieci anni a partire da oggi, bastano solo dieci mesi. Giusto forse dieci settimane e dieci giorni potrebbero darmi un’idea, ma considerando gli stravolgimenti degli ultimi cinque mesi anche quella potrebbe essere tranquillamente falsata.
La verità è che io non sono mai stato in grado di immaginare una vita ideale a cui puntare su un periodo di tempo così lungo: non che non stimi chi ci riesce, anzi, ma io non funziono così; il che è strano da dire, perché su altri aspetti io sono terribilmente pianificatore ma – ci sto ragionando in questo momento – non per piani di vita, bensì per eventi, per cose da fare o da vivere. Per singoli punti nel flusso del tempo. Per quelli sì, mi piace guardare avanti, anzi, in alcuni casi ne ho assolutamente bisogno, ma il pianificare ciò che potrebbe essere la mia vita, il provare a immaginare cosa e dove sarò tra dieci anni è qualcosa che mi risulta ostico se non impossibile.
Sono troppo conscio di quante variabili esistano, di quanto ciò che viviamo sia il risultato non solo dei nostri desideri, ma anche degli avvenimenti che ci capitano, delle persone che incontriamo, di ciò che scopriamo lungo il nostro cammino.
Come avrei potuto dieci anni fa immaginare che una delle mie attività preferite sarebbe stata fare podcast? Ai tempi neanche li ascoltavo.
Come avrei potuto un anno fa anche solo sospettare che dodici mesi dopo neanche avrei pensato più alla persona di cui ero stato innamorato fino a pochi mesi prima e che sarei stato in procinto di pianificare delle vacanze con un’altra che allora neanche conoscevo?
Come sarebbe stato possibile per il me di vent’anni fa immaginare che un giorno avrebbe passato la vigilia di natale con fratelli di cui non conosceva l’esistenza?
O al me stesso di trent’anni fa pensare che no, non sarei riuscito a laurearmi ma sì, avrei davvero lavorato in proprio come ogni tanto sognava, sebbene in modo diverso.
No, non mi ci metto neanche a provare a immaginare cosa sarà e cosa sarò. Certo, ci sono sogni che vorrei vedere realizzati, ma alla fine la verità è che sono le sensazioni e le emozioni quelle che spero di avere.
Spero di sentirmi soddisfatto ma non sazio. Felice ma non arrivato. Contento, ma non adagiato. Innamorato ma senza darlo e senza essere dato per scontato.
Spero di avere nella mia vita chi c’è in questo momento, anche se non ho idea di come, e spero di aver saputo tenere intorno a me chi mi vuole veramente bene e, perché no, chi me ne vorrà.
Ho scritto all’inizio che spero di essere vivo, ma la cosa più importante è che spero di sentirmici.
Ecco, sì.
Tra dieci anni spero di sentirvi vivo, penso stia tutto lì.