6. Il mare non mio
Sono seduto al tavolino di un bar. Davanti a me, con in mezzo alcuni ombrelloni, il mare e degli scogli.
Ho camminato fino a questo momento, quasi un’ora, mi sono fermato giusto per scrivere questo post e poi ricomincerò a camminare, dato che poi dovrò stare seduto molto a lungo.
Vi è mai capitato di rubare un’ora o due al mare? Di essere per altri motivi in una località marittima e approfittarne per godervi quanto meno la vista e le sensazioni della spiaggia?
È una sensazione strana.
Da una parte c’è l’effetto di una piccola coccola rubata, che sarebbe ancora più goduta riuscendo a farsi un tuffo, dall’altra l’impressione di essere estranei, in un luogo che in quel momento non ci appartiene, complici le persone che invece sono già lì a fare quella vita di svacco che ogni tanto, per qualche giorno, non dispiacerebbe.
Una piccola coccola che sfiora vita non tue, qualcosa del genere.
D’altronde anche il mare non sarebbe “mio”, non ci sono cresciuto, non ho mai vissuto in una città di mare, eppure il senso di appartenenza che mi lega a lui è sempre lì, come un richiamo che non so bene da dove venga e perché ci sia. Secoli fa scrivevo “quando c’è il mare ti senti sempre a casa, anche se non sei mai a casa quando c’è lui” (cito a memoria, ma il post lo trovate se andate a cercarlo).
Che poi è così per molte cose, no?
Ci sono persone, luoghi, situazioni che sentiamo giusti, che ci fanno stare bene, che magari non sapevamo esistessero ma appena li scopriamo diventano parte di noi. Li vogliamo, ne abbiamo sete, li riconosciamo come se fossero già stati nostri ma ce li fossimo scordati.
Penso ovviamente a quelle che molti chiamano affinità elettive, alle anime più o meno gemelle, alle amicizie e agli amori che esplodono e non ci si sa spiegare perché, ma anche a quelle passioni che nascono per caso: ci si trova a sfiorare un’attività, un argomento di studio, un autore e all’improvviso non se ne può più fare a meno.
Ci aspettavano, forse.
Li aspettavamo, probabilmente, senza saperlo.
E da quel momento la vita cambia, non c’è modo di tornare indietro, perché ciò che si scopre non si può dimenticare, “what’s been seen can’t be unseen” direbbe un anglosassone.
In alcuni casi siamo fortunati e possiamo far crescere quel legame scoperto, che sia con una persona, con una passione, con un luogo, rendendolo parte integrante delle nostre vite.
In altri ci dobbiamo accontentare di rubare una mezz’ora in riva al mare, sapendo però che il mare sarà sempre lì ad aspettare e che arriverà il giorno in cui ci trascorrerai un fine settimana o un mese.
E se ci sta aspettando, se ci accoglie, si può davvero dire che non ci appartenga?