05/01/2022
Molti sono i motivi per cui posso decidere di mettermi qui a scrivere. Negli ultimi anni spesso si è trattato di un modo per affrontare momenti difficili personali o generali, per mettere nero su bianco i miei processi emotivi e mentali, per sfogarmi, anche – ovviamente – per raccontare.
Poco meno di un anno fa ho scritto uno dei post più difficili, duri e sinceri a mia memoria e quel post – anche se non da solo – ha portato con sé innumerevoli conseguenze, incluso il rendermi conto che era giunto il momento di chiedere aiuto a qualcuno, cosa che – per mia grande fortuna – ho fatto e sto facendo, grato di essermi deciso.
La persona che aveva scritto quel post non è sparita, non può sparire, ma l’anno trascorso ha fatto sì che venisse rimessa in discussione, ridimensionata, rimodellata: soprattutto che tutto il resto di me, la mia sostanza che ormai era in letargo a leccarsi le ferite, tornasse a galla e riprendesse lentamente il controllo.
Non sono e non sarò mai chi ero prima, anche perché vorrebbe dire che non ho imparato nulla e non ho fatto tesoro di niente, ma la versione che sta prendendo forma è “aggiornata e migliorata” e, devo dire, non mi dispiace affatto, nonostante le tante paure che deve ancora affrontare e i tanti punti di domanda che ha davanti a sé.
Ma, in questa nuova pelle, mi ci sto sentendo sempre meglio.
Insomma, sto bene.
Per cui, quando scrivevo qui sopra che ci sono tanti motivi per scrivere un post, intendevo anche dire che a volte il motivo è registrare che si sta bene e metterlo nero su bianco a memoria futura: ricordarsi quando si è stati bene, ricordarsi com’è stato, ricordare anche perché è stato così.
E oggi sto bene.
E ieri ero felice.
Felice per mille motivi e alcuni non posso scriverli qui, per cui vi toccherà fidarvi.
Felice per un colpo di testa deciso a mezzanotte e qualcosa, per poche ore di sonno, per sei ore di viaggio in treno.
Felice per non so quanti km fatti a piedi, per un’isola in mezzo alla gente, per dei carciofi, per dei dinosauri in un giardino.
Felice perché non puoi non esserlo quando ciò che pensavi si rivela esattamente come e meglio di ciò che speravi, quando le paure si trasformano in sorrisi, quando i punti di domanda diventano esclamativi, quando tutto è come dev’essere e neanche ti devi sforzare perché sia così.
Felice quando puoi dire che se tutta la merda che hai vissuto per almeno due anni serviva a portarti a quel momento, allora ne é valsa la pena.
Ieri ero felice e io, quella sensazione, non la provavo da un momento specifico nel passato, così lontana e così distrutta da altro che temevo di non poterla sentire più: non era così, ora lo so, per cui sì, ne è valsa la pena.
E ne varrà la pena, a prescindere da nuovi punti di domanda, da se, da ma, da sanno gli dei cosa.
E sì, può fare comunque una paura boia, perché il momento in cui voli è anche quello in cui sali più in alto e in cui la caduta può ucciderti, ma può anche non farlo e tu puoi decidere che affronterai il problema se e quando si presenterà.
Perché dai, cazzo, stai volando!
Davvero conta qualcos’altro?