Trovarsi

Delle nuove amicizie nate grazie a Clubhouse ho già parlato, soprattutto di come la loro presenza si sia fatta fondamentale nel giro di poco più di tre mesi e di quanto grato io sia per questo.
Ieri, dopo più di un mese da quando avremmo voluto, è finalmente giunto il momento di viverci dal vivo, complice anche il compleanno di uno di noi che ha reso l’occasione doppiamente attesa; e come capita quando si è davvero fortunati le cose sono andate non come previsto, ma ancora di più.
Per quanto riguarda me nello specifico c’è stato un viaggio di un’ora e mezza ad andare cantando in quattro in macchina per quasi tutto il tempo e un altro al ritorno con chiacchiere e confidenze.
Nel mezzo? Cazzeggio a un bar che probabilmente ha incassato dai vari giri di beveraggi più di quanto avrebbe fatto nell’intera giornata, un pranzo più che soddisfacente e ancora passeggiate, chiacchiere, cazzate. E ancora il regalo (con scherzo annesso) al festeggiato, le risate, gli abbracci, i baci, il sentirsi incredibilmente tutti parte di un unico insieme pulsante, un qualcosa che se già di solito sarebbe prezioso, dopo un anno come questo diventa quasi incredibile.
E non è questione di somiglianze, perché ognuno di noi ha con gli altri punti in comune e differenze enormi, tutti abbiamo background differenti, tutti veniamo da vite estremamente diverse: eppure, in queste diversità, si è generato un terreno comune da cui qualcosa di bello e imprevedibile è cresciuto.
Io, da parte mia, erano anni che non cantavo a squarciagola in macchina o che vivevo quel senso di complicità con persone non vicine e non amiche di lunga data: è stato un po’ come tornare ai ritrovi forumisti di decenni fa, ma con un legame maggiore dovuto al minor numero e all’intimità generatasi in innumerevoli rooms e videochat.
E oggi?
Oggi c’è ovviamente la malinconia del giorno dopo, la sete del voler stare ancora così, la voglia di rifare il prima possibile, l’amarezza del contrasto con quella solitudine parallela di altri momenti. Ma a prescindere vince la gratitudine per l’aver potuto vivere tutto questo con queste persone.
Con questi amici.
Alla faccia di chi ancora pensa che il virtuale valga meno del reale e di chi indossa maschere perdendosi la possibilità di trovare anime affini.
E questo post non è solo una autocelebrazione mia e delle persone con cui ho condiviso questi momenti, ma un promemoria che questi momenti esistono, sono possibili e vale la pena lottare affinché ce ne siano sempre di nuovi. Affinché si torni a sentirsi vivi.