Addio, Cadetto di Guascogna
Era il 1985 e durante le vacanze natalizie in tv veniva spessa trasmessa una pubblicità di uno spettacolo teatrale.
Non dicevano nulla dello spettacolo in sé, c’era qualche foto di scena, cappelli con pennacchi, un uomo inginocchiato, una donna su un balcone.
E l’uomo aveva un naso molto lungo.
Era il 1985 e la voce fuori campo parlava di “Cirano. Con Gigi Proietti.”.
Prima ancora che io scoprissi chi fosse quel personaggio che anni dopo divenne mio amore letterario, prima che imparassi di quale enorme attore si stesse parlando, entrambi comparirono per settimane sulla mia tv, in uno strano assaggio di futuro.
Ricordo la curiosità.
Ricordo di essermi chiesto “ma come si vede questa cosa? In quale cinema si va?” (sì, non sapevo ancora come funzionasse il teatro).
Imprinting allo stato puro.
È inutile che stia qui a scrivere di che artista immenso fosse Proietti, troppa gente lo farà meglio di me in questi giorni.
Io lascio qui solo il ricordo della prima volta che lo sentii nominare e di quanto la semplice immagine di lui fotografato sulla scena bastò ad affascinare un ragazzino ancora molto molto ignorante.
Addio, Guascone.
E grazie.