46
Ieri ho compiuto 46 anni. A parte che è un numero troppo alto per i miei gusti (ma l’alternativa sarebbe peggiore, quindi va bene così), sicuramente non è stato il compleanno a cui pensavo un paio di mesi fa (solo due mesi? Sembrano anni, ormai).
Sarebbe stato un compleanno stranamente festivo, essendo Pasquetta, per cui l’avrei festeggiato magari il sabato sera o il lunedì stesso con gli amici. La solita pizza, gli ormai tradizionali bignè e tante, tante cazzate insieme.
Questa era l’idea, ma già il 7 marzo sapevo che non sarebbe andata così, anche quando mi si diceva di non guardare così avanti. Era improbabile, se non impossibile, che le cose tornassero a una normalità quanto meno di base per tempo. Lo sapevo allora e così è stato.
Negli ultimi anni ho sempre passato il compleanno sostanzialmente da solo, se cadeva in un giorno feriale: me lo prendevo come giorno di vacanza, facevo un passeggiata, mangiavo in qualche posto sfizioso. Era il mio regalo a me stesso. E poi, il week-end prima o quello dopo, la cena con gli amici. Era una certezza una bella certezza.
Non era quindi l’essere da solo ad amareggiarmi, ma era – come sempre in questi giorni – il non avere scelta. Il non vedere quegli amici. Il non poter andare a fare due passi. Il non potere, dato il clima splendido, stare all’aperto, magari al lago, a godermelo. Perché spesso non è ciò che facciamo o non facciamo a fare la differenza, ma il non avere scelta e controllo.
Quindi no, non ero contento di questo compleanno, per niente.
Ma a mezzogiorno (mentre fingevo di fare attività pedalando sulla cyclette) è arrivata una videochiamata. Quegli stessi amici. Tutti insieme. E magari non abbiamo mangiato la pizza che dovevamo o i bignè (che comunque mi sono già stati richiesti per quando saranno possibile) ma abbiamo passato un’ora a sparare cazzate.
Ed è stato bello.
E poi ci sono stati quei regali recapitati comunque, un paio nelle scorse settimane e uno oggi. Che non è il regalo in sé, ma il desiderio di farlo arrivare. Ok, anche il regalo fa piacere, ma ci siamo capiti.
E poi un’altra videochat ieri pomeriggio con altre persone che non vedo da troppo.
E telefonate.
E tanti, tantissimi messaggi.
Auguri anche da chi non me li aspettavo.
E, sì, anche qualche augurio non arrivato da chi mi sarei aspettato lo facesse. Ma va beh.
E non posso dire che è stato il compleanno che avrei voluto.
Non posso dire di aver dimenticato lo schifo di questo periodo.
Non posso dire che ogni tanto non arrivi il magone.
Ma non posso neanche dire che tutti questi gesti non siano stati belli.
Lo sono stati.
E sono stati belli.
E hanno fatto bene.
E io ne sono grato.
Oggi più che mai.
Grazie, davvero, a chi mi ha pensato. Non è scontato. Non lo è mai.