Oggi

Disclaimer: si tratta di un post che mi serve per spurgare e sfogarmi. Non è positivo, non vuole esserlo e per certi versi non è neanche del tutto rappresentativo di tutto ciò che penso. Ma mi serve buttare fuori, per cui leggetelo solo se queste premesse non sono troppo per voi, altrimenti non leggete, ve lo dico da amico. Non penserò meno di voi, anzi, probabilmente l’esatto opposto.

Oggi non è un buon giorno. Lo scrivo qui perché se so qualcosa di me è che ho bisogno di buttare fuori il veleno per evitare che si accumuli troppo dentro. O almeno provarci.

Non è un buon giorno e non lo scrivo per farmi dare solidarietà, pacche sulle spalle o altro, perché come non lo è per me oggi non lo sarà per innumerevoli altri. E se non è oggi sarà domani o sarà stato ieri. O tutti e tre i giorni.

Non è un buon giorno nonostante qualcosa di veramente bello sia accaduto e me lo sto tenendo stretto come una luce indispensabile (grazie Matteo, grazie Giorgia, lo scrivo qui: vi voglio bene).

Non è un buon giorno e non c’è un vero motivo. O forse ce ne sono 29 dietro di me ed un numero imprecisato davanti.

Ecco, è quell'”imprecisato” che pesa come un’incudine sullo stomaco. Il sapere da sempre, da quando è iniziato, che i giorni citati non sarebbero stati sufficienti. Che erano un solo specchietto per le allodole. Ma la speranza è che nel frattempo si sviluppasse un piano, un qualcosa che ci guidasse dopo il trattamento d’urto. Era non molto, un appiglio, un qualcosa a cui cercare di aggrapparsi.

Ma è evidente che più andiamo avanti, meno c’è certezza anche in chi dovrebbe pianificare.

“Bisogna aspettare”. “Bisogna avere pazienza”.

Sono frasi che andavano bene un mese fa. Oggi no. Non più. Non senza altre aggiunte.

E, al contrario di molti, per me era evidente che il 3 aprile non sarebbe stato la fine. Ed è evidente che neanche il 13 o il 15 lo saranno.

E poi cosa significa fine?

Rassegnarsi che per mesi o anni dovremo uscire con le mascherine?

Rassegnarsi al non poter abbracciare chi ami per chissà quanto?

Accettare che ogni aspetto delle vecchie vite non esisterà più?

Domande, solo domande, nessuna risposta. E so che risposte adesso sono quasi impossibili, ma resta il fatto che la loro assenza è quell’oscurità che oggi sento premere più di quanto vorrei.

Sentire sempre più spesso ripetere “non sappiamo quando finirà”, “mettetevi in testa che non ci sarà più la normalità di prima” e simili mi fa venire voglia di urlare. Non perché non sia vero, ma proprio perché so quanto è vero. So da quattro settimane che è così e continuare a sentirlo ripetere è

Perché io al momento sono tra i fortunati, ma ciononostante questi 29 giorni mi hanno tolto e stanno togliendo ciò che per me rendeva i giorni degni di essere vissuti. E tolto quello cosa resta?

Lo so, sono parole dure e scure e sono sicuramente figlie del modo in cui sto in questo momento, ma il vuoto, la desolazione, la mancanza di sapere cosa, come e quando sarà il dopo quarantena oggi mi divorano.

Rivoglio gli abbracci. Rivoglio Londra. Rivoglio i concerti e le cene con gli amici e le passeggiate in giro per Milano e il teatro e le foto con gli attori e le partenze lampo per un week-end e le presentazioni di libri e le mega maratone all’Arcadia e il lago.

Rivoglio poter dire che ho voglia di stare un po’ a casa.

E no, ora non ho la garanzia né del se né del quando e questo mi soffoca.

E ci sono tanti che dicono “magari abbiamo l’occasione di costruire un mondo migliore ora”. Spero abbiano ragione, sinceramente. Spero davvero serva. Ma la parte razionale di me mi ricorda anche che questo tipo di costruzioni, anche dovessero funzionare, richiedono generazioni e, nel frattempo, non sono sicuramente rose e fiori.

E io non ho generazioni davanti.

Sì, lo so che ho ancora tante così belle. Ho il podcast, ho lo persone che mi vogliono bene con cui mi sento più o meno regolarmente, ho le mie pesti.

Poi passerà.

Magari già tra dieci minuti, o stasera, o domani.

Ma ora va così.

Concedetemelo.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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