Fine e Inizio
Sì, ok, questo potrebbe essere il titolo più banale del mondo SE si riferisse a Capodanno. E invece.
O meglio, sì, ovviamente questo è un post di fine anno, ma il titolo non fa riferimento a quello.
A inizio 2019 scrissi che avevo finito di lavorare al romanzo dopo quasi otto anni. Da quel momento è nata la fase forse ancora più difficile, quello di rilettura, di editing, in parte di riscrittura.
E siamo arrivati a fine luglio, quando ha preso la sua forma semi-definitiva. Il passo successivo erano i lettori di prova. Alcuni che avevano letto in passato, altri che ci si approcciavano per la prima volta.
Ho aspettato.
In alcuni casi inutilmente (grazie ancora a chi neanche si è degnato di dirmi che aveva cambiato idea o che non riusciva più; sì, sono sarcastico).
In altri, invece, è stato esaltante, anche perché i complimenti ricevuti sono arrivati da persone che so non mi avrebbero mentito. E sono stati indirizzati, precisi, chiari.
Così mancava il passo finale, messe da parte le persone che hanno fatto ghosting: inviarlo.
Mi ero ripromesso di iniziare a farlo entro fine anno. Speravo di poter correggere i refusi segnalati già a novembre, ma lavoro e impegni si sono messi in mezzo come sempre. I refusi sono stati corretti tre giorni fa e due giorni fa è stato il momento di quella mostruosità che si chiama sinossi.
E arriviamo a oggi.
30 dicembre 2019.
Il giorno in cui il mio romanzo è partito in direzione di sette editori, che non saranno gli unici a cui lo manderò.
Sono terrorizzato, ovviamente.
Sono conscio che la probabilità di trovare la pubblicazione è bassissima.
Sono fremente al pensiero di quanto sarebbe bello se capitasse, di quanto sognerei farne almeno una presentazione.
Ma, ripeto, conscio che sarà difficile.
Però è lì fuori.
Con un titolo potenzialmente provvisorio, ma è lì fuori.
E così, l’anno è iniziato finendo di scriverlo e si conclude con l’invio. Come una stagione di una serie tv.
O come il finale di un romanzo, per dire.
Il 2020 inizierà con altri invii, sicuramente, e poi per un po’ attenderò, mentre magari riuscirò a riprendere in mano la Masterclass di Gaiman e, chissà, a iniziare qualche nuovo progetto (magari con una certa disegnatrice con cui da un sacco se ne parla anche solo come desiderio).
Vedremo.
Intanto si chiude un anno strano, carico, pregno, con tante novità e bellezze eppure, al contempo, tanto stress e spesso incapacità di vivere appieno ciò che di bello stava avvenendo.
Ovviamente è stato l’anno di Polo Nerd, che mi ha aperto un mondo e possibilità splendide e che spero riusciremo a far crescere ancora nel futuro dandogli il successo che sono convinto meriti.
È stato l’anno di progetti lavorativi grossi che mi hanno portato al limite delle energie.
È stato l’anno di persone belle trovate e altre meno belle lasciate andare.
È stato l’anno in cui ho deciso finalmente di abbandonare il commercialista che troppe volte mi ha fatto incazzare.
Tanti progetti, tanta stanchezza, più riscontri del previsto, la difficoltà di assaporare, di sentire quella felicità che molte di queste cose dovrebbe portare, eppure il rendersi conto di quanto importanti siano.
Questo è ciò che vedo dietro di me, se devo fare la banalità di un bilancio.
Davanti?
Non lo so.
È il primo anno da otto in cui non dovrò fare materialmente qualcosa per il romanzo (sempre che non succeda il miracolo di una proposta di pubblicazione). Ci saranno dinamiche lavorative lievemente diverse. Ci sarà da fare l’anno due del podcast. Ci sarà, magari, da rivitalizzare un po’ questo blog.
Nuovi sogni, spero.
Nuovi soddisfazioni, mi auguro.
E, soprattutto, voglio (e merito) la capacità di tornare ad assaporarle come si deve.
Di viverle.
Nel frattempo si chiude il cerchio, il romanzo è lì fuori.
Buon 2020 a tutti.
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Come? Il titolo?
Penso si possa dire, tanto non è detto rimanga quello
L’ultima speranza dei Vertex
E sì, suona strano scriverlo pubblicamente.