Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.: 6×01 Missing Pieces

Quando Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. nacque nell’ormai remoto 2013, una delle basi portanti su cui si fondò fu uno stretto legame tra la nascente Marvel Television e i Marvel Studios, con la promessa di una sinergia che avrebbe permesso di introdurre sul piccolo schermo storie, personaggi e dinamiche che per vari motivi non avrebbero potuto trovare spazio nelle sale.

La sfida non era banale, dato che si scelse di creare un cast di personaggi completamente sconosciuti, fatta eccezione per un Philip Coulson forzatamente portato in vita (ricordiamo tutti Tahiti, no?): le uniche garanzie erano la curiosità, la sete di storie Marvel e il nome di Joss Whedon che – un po’ in malafede, considerando la sua effettiva influenza nel progetto – fungeva da forte richiamo dopo il successo di Avengers.

La scommessa fu vinta, in qualche modo: nonostante – a personalissimo parere di chi scrive – le storie non abbiano mai completamente sfruttato tutto il loro potenziale, le interazioni con il fratello maggiore (si veda il pre e post Winter Soldier), la curiosità relativa ad alcune trame e lo zoccolo duro di fan andatosi a formare col tempo ne hanno garantito il proseguimento per cinque stagioni di qualità più o meno altalenante.

Oggi, a distanza di sei anni, la situazione del Marvel Cinematic Universe e delle serie Marvel Television è molto diversa e questo, nella première della sesta stagione di Agents Of S.H.I.E.L.D. si percepisce fin troppo. Non è una novità per gli appassionati che le due case di produzione si siano allontanate col tempo, vivendo esclusivamente dei propri progetti senza mai comunicare realmente, non in modo bidirezionale almeno. Le stesse serie Netflix, forti di una qualità mediamente superiore, hanno fatto riferimenti ad avvenimenti generici visti al cinema (in particolare la battaglia di New York), ma senza mai avventurarsi oltre nel posizionare cronologicamente gli eventi raccontati.

Agents Of S.H.I.E.L.D. non si è voluta arrendere e, conscia forse di altre sue lacune, ha sempre voluto mantenere riferimenti a un Marvel Cinematic Universe che invece ne ha sempre più tralasciato l’esistenza: il ritorno in vita di Coulson è stato ignorato, mentre il personaggio è stato ripreso esclusivamente nel passato di Captain Marvel, e nulla di ciò che è avvenuto nella serie ha mai avuto ripercussioni al cinema dopo il citato Winter Soldier e il successivo Avengers Age Of Ultron. Il risultato della pessima interazione si è visto col finale della quinta stagione, in cui gli sceneggiatori hanno provato a cavalcare l’arrivo di Thanos ma, non avendo la benché minima idea di cosa sarebbe avvenuto in Infinity War, hanno sviluppato una trama che non si incastrava e non aveva alcun senso se affiancata alle vicende cinematografiche (senza andare a scomodare la gestione incongruente dei viaggi nel tempo).

Nella première quel difetto – fastidioso ma ancora gestibile – è diventato l’elefante nella stanza nonché la dimostrazione che Agents Of S.H.I.E.L.D. è da considerarsi ufficialmente al di fuori della continuity del Marvel Cinematic Universe e, a questo punto, valutare la possibilità che non ne abbia mai fatto parte.

Nonostante le (irritanti, perché insensate) dichiarazioni degli sceneggiatori, infatti, il far svolgere la storia un anno dopo il finale della stagione precedente e dire che si svolge prima dello schiocco è falso, privo di fondamento narrativo ed è di nuovo spiegabile solo col fatto che non c’era alcuna informazione su come Endgame avrebbe chiuso la vicenda: la scommessa è stata – probabilmente – che tutto sarebbe stato ripristinato, ma così sappiamo non essere stato e nei cinque anni da Infinity War a Endgame il mondo è in un disastro completo di cui Agents Of S.H.I.E.L.D. non mostra nulla; l’unica tragedia con cui i personaggi si trovano a fare i conti è la morte di Coulson avvenuta un anno prima, oltre alla quest per il recupero di Fitz.

Partendo da questi presupposti, valutare l’impatto di questa première è quanto meno difficile, perché risulta quasi impossibile slegarsi dall’amarezza di un distacco ormai palese benché negato e dallo scarso interesse che viene perciò creato per le nuove trame.

In altre situazioni, con altre gestioni, la creazione del nuovo S.H.I.E.L.D., le interazioni di Daisy, Simmons e dei due rimasti fedeli nello spazio e la resa visiva innegabilmente notevole (anche considerato il budget) avrebbero probabilmente potuto generare una qualche forma di curiosità, ma al momento – pur non essendo nei paraggi della pessima qualità di molti prodotti della Distinta Concorrenza – non si può certo dire che si frema dal voler proseguire nella visione. O, quanto meno, non lo si può dire se non si appartiene a quello zoccolo duro di fan che – legittimamente, sia chiaro – amano la serie a prescindere.

Lo stesso meccanismo di non rinunciare a parte del cast, riciclandolo costantemente in nuove forme, ormai ha stancato: per quanto amiamo Clark Gregg e per quanto possa essere interessante vederlo interpretare un ruolo agli antipodi di Coulson, abbiamo alle spalle il continuo riutilizzo di Brett Dalton, che nel tempo ha sostanzialmente interpretato tre o quattro ruoli diversi.

L’impressione è che la serie ormai proceda esclusivamente per amore del fandom, ma che il suo appeal per lo spettatore comune, magari appassionato del Marvel Cinematic Universe, sia sempre minore.

Lo si guarda, è anche divertente, ma la sua identità è ormai snaturata e bisogna aver costantemente presente che ciò che viene narrato è parte di una linea narrativa a sé stante, magari – se vogliamo spiegarlo a martellate – nata da una diramazione non sanata in Endgame.

Con queste premesse, la scommessa di questa stagione e della già confermata settima è grande: riuscire a narrare qualcosa di nuovo autonomamente, appassionando esclusivamente per le proprie trame e personaggi e sapendo che ormai il fratello maggiore non è più lì a proteggere.

Non è escluso ci riesca, ma non è neanche scontato.

Per chi, invece, vorrà serie con stretti legami coi film, non resterà che attendere l’avvento di Disney+.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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