American Gods: 2×07 Treasure Of The Sun
Il penultimo episodio di questa problematica stagione di American Gods conferma quanto il cambiamento di showrunner in corso d’opera fosse necessario, ma sia probabilmente arrivato troppo tardi. Vari sono infatti i punti a favore che pongono Treasure Of The Sun quasi al livello di Donar The Great, penalizzati però da una narrazione che, pur notevolmente migliorata nell’insieme della stagione, è parecchio più imprecisa rispetto all’episodio precedente.
Mad Sweeney è il protagonista assoluto dell’episodio attraverso una rievocazione del suo passato di cui non sapevamo di avere bisogno. Sebbene, infatti, molti punti fossero ancora oscuri (a partire dai dettagli del patto tra lui e Wednesday), tali ombre avrebbero potenzialmente potuto rimanere tali senza inficiare l’avanzamento della storia e, anzi, in qualche modo arricchendolo.
La scelta di esplorarne il passato giunge perciò a sorpresa e viene gestita fin troppo velocemente: siamo passati dall’avere un personaggio sostanzialmente delineato da due stagioni all’esplorarne aspetti completamente diversi nel corso di un’ora di episodio e, come non bastasse, ad affrontare le conseguenze di tali rivelazioni nel giro di pochi minuti. Il risultato è che, per quanto affascinante e straziante sia la storia del Leprecauno, non si riesce ad assorbirla pienamente come avrebbe meritato.
Eppure le rivelazioni sono molte e importanti e il modo di giungervi è degno di nota. Mad Sweeney, dopo gli eventi di New Orleans, si trova a sprofondare in una disperazione che lo avvicina alla follia racchiusa nel suo nome e che, al contempo, lo fa avvicinare a una verità fondamentale: la consapevolezza di aver dimenticato il suo vero passato. L’intero episodio è un viaggio alla ricerca delle memorie perdute attraverso il confronto con la variegata popolazione dell’obitorio di Cairo. La Regina di Saba, trasformatasi nel frattempo in una predicatrice soft-porno, seguita da Salim e, per finire, Ibis.
Con ognuno viene alla luce una storia diversa, sempre falsa ma ogni volta più vicina alla verità.
Le storie sono più vere della verità
Questa frase di Ibis rivela la chiave di lettura dell’intera vita di Sweeney. Il Leprecauno, infatti, era in origine Lamfada, il più importante Re/Dio Irlandese che affrontò e respinse l’invasione di innumerevoli divinità straniere, fino a quando sconfisse lo stesso Odino, decapitandolo. Fu quello il momento in cui il veleno stesso che è il Dio Norreno avviluppò la sua mente, trasformandolo nel folle Leprecauno che abbiamo imparato a conoscere. Odino rinacque come Wednesday, Lamfada divenne Sweeney e quando la chiesa cristiana giunse in Irlanda, le nuove narrazioni lo trasformarono in qualcosa di ben diverso, una pallida creatura delle fiabe, un po’ magica e molto ubriacona.
Le storie sono più vere della verità perché le divinità sono ciò che le storie raccontano di loro. Sono le storie, le credenze a modellare la loro esistenza prima ancora del passato stesso. Sweeney, vittima delle storie e del potere di Odino prima e della chiesa poi, finisce così per essere un galoppino e per rialzarsi solo nel momento in cui la pazzia prende possesso di lui, mentre le Banshee annunciano la sua imminente morte.
Una volta ero un re
Amareggia la fine di una divinità forse tra le più nobili, uccisa da un altro galoppino incapace di guardare il mondo coi propri occhi. Shadow è il personaggio che peggio esce da questa stagione. Spesso inutile, sempre cieco: c’è una soglia limite per ogni comportamento imbecille e lui l’ha superata da tempo, manovrato da un individuo che non fa nulla per mostrarsi diverso dal trickster che è. Se, infatti, nella prima stagione Grimnir poteva avere il beneficio del dubbio, in questa sono state molte più le occasioni in cui ha mostrato il proprio volto di manipolatore opportunista rispetto a quelle in cui ha in qualche modo cercato di negarle.
Irrita la spavalderia di Odino, che nulla ha imparato dalla morte di Thor e che sacrificherebbe chiunque se tornasse a suo vantaggio, ma fa infuriare la cecità di un personaggio che anche quando gli viene rivelato che Wednesday stesso ha ordinato la morte di Laura continua a difenderlo e uccide Sweeney come conseguenza.
La vendetta dell’ex Re, con la sparizione di Gungnir, è l’unico vero colpo che Odino accusa e l’unica vera soddisfazione per lo spettatore, che si vede privato di un personaggio ormai molto amato a favore di un protagonista sempre più inutile.
Come si diceva, la storia di Lamfada e la sua progressiva consapevolezza avrebbero meritato di più e sono la vera pecca di un episodio che, comunque, ha saputo raccontare una storia toccante.
Ciò che colpisce è che gli unici due – al momento – episodi gradevoli di questa stagione siano anche quelli in cui si ha un approfondimento psicologico di singoli personaggi e non ci sono praticamente accenni ai Nuovi Dei e alla guerra in preparazione.
Se la trama secondaria supera per importanza quella principale che si sta preparando da due stagioni, forse bisognerebbe prendere atto che qualcosa non è andato come previsto. La produzione l’ha fatto col cambio di showrunner in corso d’opera e con l’annuncio dell’arrivo di Charles Eglee per la prossima stagione.
A questo punto si può solo sperare che il finale non faccia troppi danni e che la terza (e ultima?) season possa finalmente riscattare la serie.