Black Lightning: 2×01 The Book Of Consequences. Chapter One: Rise Of The Green Light Babies
Una nuova stagione di Black Lightning prende il via e già dalla première si vedono confermati i molti aspetti positivi che avevamo evidenziato in passato, predisponendo da subito le basi su cui verranno sviluppati i prossimi dodici episodi.
Rise of the Green Light Babies condivide con i suoi due successori il titolo ombrello The Book Of Consequences, Il Libro delle Conseguenze, e non a caso l’episodio è completamente incentrato sugli effetti e le evoluzioni di quanto avvenuto nel finale della stagione precedente che, avevamo già sottolineato, sembrava più un episodio conclusivo di mid-season per la quantità di eventi messi in moto e da gestire.
Conseguenze anzitutto per la popolazione di Freeland e per i ragazzi rinchiusi nelle capsule: con gli effetti del Green Light ormai di pubblico dominio, la tensione razziale della città è alle stelle. La polizia, con la scusa dei rischi di manifestazioni di poteri, non si fa scrupoli ad attaccare giovani – guarda caso di colore – che fanno uso della temibile droga: violenza, arresti, pestaggi e anche omicidi sono sempre più all’ordine del giorno, mentre la popolazione nera della città sta raggiungendo il punto di rottura. Aggiungendo dramma al dramma, i ragazzi imprigionati nelle capsule vengono dichiarati – neanche tanto ufficiosamente – proprietà del Governo, che rifiuta anche il solo diritto di visita alle famiglie dei giovani. Il senso di frustrazione dei protagonisti ma anche dell’intera comunità è palpabile e il realismo – per quanto si possa usare questa parola in una serie di supereroi – è altrettanto tangibile e doloroso, riportando alla mente i tanti soprusi che tuttora le minoranze razziali si trovano a subire negli Stati Uniti come altrove.
Una condizione che, prevedibilmente, sta molto stretta soprattutto all’idealista Anissa, pronta a usare i suoi poteri di nascosto e con, lo possiamo già immaginare, future nefaste conseguenze; Thunder è probabilmente, sotto questo punto di vista, il personaggio che vediamo crescere meno: nonostante ciò che ha visto e vissuto, alla base il suo carattere la spinge spesso ad agire fregandosene di rischi ed effetti pur di alimentare il suo personale senso di giustizia. Spinte che sicuramente le rendono onore, ma che potrebbero alla lunga causare enormi problemi.
Comprensibilmente più prudente cerca di essere Jefferson, volto a cercare di raccogliere i cocci e proteggere i suoi cari per poi riprendere la sua missione nei confronti di Tobias, sua costante nemesi e fissazione. Black Lightning e il suo alter-ego devono però anch’essi fronteggiare diverse ripercussioni del loro passato recente, a partire dalla situazione a scuola: la direzione, da sempre ostile a Pierce, è pronta a chiudere l’istituto dopo gli ultimi incidenti che l’hanno visto al contempo protagonista (nella sua versione mascherata) e assente (come preside); l’uomo carica sulle proprie spalle la responsabilità di proteggere quella struttura che tanto ama e accetta di fare un passo indietro: cosa questo implicherà per Garfield sarà da vedersi, ma difficilmente sarà qualcosa di buono, dato che la scuola era specchio del proprio preside.
Sul fronte mascherato – o quasi – finalmente Henderson unisce i puntini e affronta il supereroe/amico relativamente alla sua vera identità, facendo così venire meno uno degli aspetti meno credibili della stagione precedente: per quanto sia possibile modulare una voce, una maschera che copre solo gli occhi non è poi questa grande protezione nel momento in cui interagisci con qualcuno che ti conosce personalmente. Che ruolo assumerà a questo punto il funzionario di polizia sarà da vedersi: potrebbe diventare l’ennesimo avversario da considerare o, come speriamo, convertirsi in un novello Commissario Gordon.
Nel frattempo sembra Lynn si sia stufata di stare a guardare e di nuovo viene posta una buona correzione a difetti che potevano essere sottolineati nella stagione precedente: la signora Pierce non è certo l’archetipo della donzella da lasciare in disparte e difendere, e lo dimostra mettendosi in prima linea per cercare di aiutare i ragazzi imprigionati nelle capsule, a costo non solo della propria sicurezza personale ma anche di quella dell’intera famiglia.
C’è da dire che la famiglia Pierce, al momento, ha la necessità di focalizzarsi soprattutto sui poteri di Jennifer: se sul finale precedente era sembrato che la ragazza fosse finalmente in grado di controllarli, scopriamo invece che la sua evoluzione è ancora in corso e non è ben chiaro quale livello raggiungerà. Il suo corpo sembra reagire molto più velocemente della sua mente, tanto da mettere in funzione i suoi poteri durante il sonno, in una manifestazione tanto esteticamente bella quanto oggettivamente inquietante. Si era già compreso in precedenza che mentre i poteri di Jefferson sono equiparabili a una batteria umana, la giovane Pierce è assimilabile a un vero e proprio generatore: inevitabile, quindi, ma emotivamente funzionale l’intervento del padre ad assorbire l’eccesso di potere della figlia e, in tal modo, proteggerla dai suoi stessi poteri.
Un ultimo fronte da considerare è quello di Tobias e, imprevedibilmente, di Syonide e Kara. Quest’ultima, che sembrava destinata a sparire nell’ombra avendo esaurito la sua utilità, torna nell’episodio durante un tentativo di mettersi in fuga: bloccata da Syonide si rivela essere molto più badass – forse troppo – di quanto avessimo immaginato e lo scontro, visivamente bello sebbene un po’ eccessivo, con la sicaria la vede incredibilmente vincere uccidendo il braccio destro di Tobias. Una morte imprevedibile e parzialmente ingiustificabile: il personaggio interpretato da Charlbi Dean Kriek, per quanto mai centrale, viene eliminato nei primi quindici minuti dell’episodio, quasi a voler giustificare frettolosamente la sua futura assenza (sembra che non torni dalla tomba come già altri). Di certo, però, la sua sparizione scatena la furia di Tobias e lo scontro finale con Kara, nella sua crudezza, conferma la spietatezza del personaggio e i differenti toni di questa serie rispetto alle sue sorelle CW. Dando per scontato che Kara sia riuscita a salvarsi, resta da capire quale sarà il futuro ruolo della donna: verrà assimilata come alleata dei protagonisti? Rimarrà un agente esterno? Sparirà a breve? O assumerà un ruolo ancora imprevedibile? Non ci resta che attendere.
Una première più che soddisfacente, quindi, in cui ogni aspetto viene rimesso in moto, nuovi semi vengono piantati e in cui la crescita organica dei personaggi è continua e credibile, inclusi i momenti di scontro e sconforto tra i membri della famiglia Pierce, che non sembrano mai fini a loro stessi ma frutto della normale frustrazione davanti a minacce come quelle che devono affrontare.
Interessante notare quanto poco compaia il protagonista in costume e, al contempo, questo non rappresenti un problema: significa che la trama funziona da sola e che non necessita di inutile minutaggio d’azione se non funzionale agli sviluppi.