Dopo un po’
Parecchi giorni, settimane, che non scrivo qui, non fosse per un paio di annunci. È che a volte manca il tempo, a volte le cose da dire, che ripetere le solite banalità è spesso inutile e poco interessante. Per cui si finisce per stare zitti, che poi è quello che troppe volte capita tra persone che si conoscono da tanto e si rischia poi di non parlare proprio più. E la soluzione sarebbe? Boh, che ne so io? Io posso aiutare a trovare la soluzione di un Sudoku, se proprio.
Sono tornato da Londra. Sì, la risposta “ancora?” è ormai stantia, potete evitarvela. Che dire “ancora” riferito a Londra significa non avere idea di cosa possa essere Londra, che ogni volta che andiamo ci accoglie col bel tempo e con un’esperienza nuova. Ogni. Singola. Volta.
Che sia il Macbeth con Rory Kinnear (e la foto con lui e lui che è una persona gentilissima) o scoprire quanto è bello passeggiare nella zona di Battersea o provare un altro ristorante libanese o le polpette vegane di Leon o passare una meravigliosa giornata nel mondo di Harry Potter.
Andare a Londra è assaporare vita nuova e costanti amate. Sempre.
Ci credo che poi torni e tutto ti sembra più grigio e amaro.
E poi tocca salutarsi in aeroporto e girano le palle.
E girano le palle anche quando scopri di essere finito in un post in aereo lato finestrino senza finestrino, per dire.
Ma girano meno quando torni a casa e trovi le pesti e vedi che sei mancato loro e niente, le preoccupazioni sull’assenza svaniscono.
Poi però c’è il lavoro. I clienti che non senti mai ma che quando li senti ti camminano sulle gonadi con un tacco 12.
O i cambiamenti fatti male. Molto male.
Io amo i cambiamenti, si sa. Ma che siano adeguati, cazzo.
Che poi, mi chiedo, chi sceglie gente che deve lavorare per lui non dovrebbe sapere cosa cazzo scegliere? È chiedere troppo? Io sarò sensibile e sulla difensiva, ma personalmente fiuto a chilometri chi è competente, desideroso di imparare e pronto a essere utile e chi, invece, punta solo a far cambiare progetti pluriennali solo perché diversi da ciò che sa fare lui. Chi vende sostanza e chi fumo ben vestito.
Ecco, chi sceglie non dovrebbe puntare alla sostanza?
Che io il fumo non l’ho mai sopportato.
Mai.
E comunque a 44 anni di cose, dietro di me, ce ne sono tante. Vita, situazioni, lavori, persone. C’è chi mi manca. Incluso chi mi ha dimostrato affetto quando meno me lo aspettavo, superando un silenzio di anni e sono qui a chiedermi se non varrebbe la pena quel silenzio spezzarlo del tutto. Ma boh, forse sono malinconie d’età. E poi ci sono quelle porte che rimpiangi solo di non aver chiuso prima. Che gli spifferi portano mal di schiena ed effettivamente io ormai ne sto soffrendo un po’ troppo.
E niente, sono scazzato, stasera, ma tra poco esco perché l’occasione di vedere belle persone, soprattutto se improvvisata, non va persa.
E nel frattempo Sissi si è lamentata nel sonno e l’ho presa in braccio e coccolata un po’, mentre Sasha e Sheppard dormono. Che loro, nel mio cuore, hanno fatto un bello spazio. Non quello di Stich o Zen, quello mai. Ma il cuore è elastico, sapete? Si espande tantissimo, se si vuole.
E si restringe, anche.
Anche troppo, a volte.
Va beh, chiudo qui, che forse è meglio.