Supernatural: 13×16 ScoobyNatural – 13×17 The Thing
I divertissement e la goliardia sono due aspetti che hanno quasi da sempre caratterizzato Supernatural: come dimenticare, ad esempio, The French Mistake – nella lontana sesta stagione – in cui i protagonisti venivano catapultati in una realtà alternativa in cui si incarnavano in Jared Padalecki e Jansen Ackles? Non ci si stupisce particolarmente, quindi, se arrivati alla tredicesima stagione, gli esperimenti finiscano per diventare più assurdi e imprevedibili e, diciamocelo, un cross-over tra Supernatural e Scooby-Doo non era esattamente l’ipotesi più immaginabile.
Ammettiamo di essere combattuti al riguardo di ScoobyNatural. Se, preso come episodio fill-in, si tratta di una deviazione ben fatta e anche piuttosto divertente, quello che infastidisce è che siamo di fronte all’ennesima causa di attesa rispetto a una trama orizzontale che mai come dopo il ritorno dalla pausa invernale è stata tanto diluita.
A parte un minimo riferimento alla missione di Castiel, la puntata avrebbe potuto posizionarsi in quasi ogni momento della lunga cronologia della serie: non si tratta di un difetto di per sé, ma se questo avviene dopo una serie di altri episodi per lo più riempitivi, si finisce per sentirsi un po’ presi in giro e anche, tristemente, per godersi meno un’occasione che, di suo, è invece divertente se presa per quello che è: un’occasione di cazzeggio senza grosse pretese.
La trama, piuttosto semplice, include un bambino/spettro che attira i nostri eroi in uno degli episodi di Scooby-Doo preferiti da Dean, che però si svolgerà in modo molto più vicino alle esperienze dei Winchester che a quelle della Scooby-Gang.
C’è da dire che l’immersione nel cartone animato sembra calzare a pennello per un personaggio come Dean, che non perde occasione di provarci spudoratamente e infruttuosamente con Dafne, ed è interessante come l’influenza reciproca tra i personaggi vada più verso una perdita dell’innocenza dei cartoni animati piuttosto che un’infantilizzazione eccessiva dei protagonisti.
Ma, ripetiamo, si tratta di un riempitivo goliardico e come tale andrebbe vissuto, senza perdersi in eccessivi e inutili approfondimenti: il suo scopo è divertire, e in questo riesce pienamente, probabilmente più di quanto ci si sarebbe potuti aspettare. Fosse stato il primo episodio subito dopo la pausa natalizia sarebbe stato l’ideale, a nostro parere.
Peccato comunque per la trama orizzontale, perché altri sceneggiatori e showrunner (qualcuno ha detto Joss Whedon?) hanno dimostrato in passato come sia possibile usare episodi del genere per farla avanzare organicamente invece che metterla in pausa.
Un avanzamento che, finalmente, viene rimesso in moto in The Thing, in modo forse un po’ frettoloso. Sembra assurdo lamentarsi di un’eccessiva velocità quando, fino a poco prima, abbiamo segnalato pause inutili, ma il problema sta esattamente qui: se rallento troppo gli sviluppi, poi mi trovo a dover premere l’acceleratore a tavoletta per rimettermi in pari, segno di una non oculata pianificazione degli sviluppi.
Ecco quindi che un episodio in evidente chiave Lovecraftiana diventa il fulcro per il recupero di addirittura due degli ingredienti mancanti per l’incantesimo, per la liberazione di Gabriel e per il (definitivo?) passaggio di Ketch nelle fila dei buoni.
Un po’ troppo per quaranta minuti? Considerando che, per di più, assistiamo anche a una mancata invasione da un’altra dimensione, all’ennesimo incontro con eredi dei Man of letters (ma quanti ce ne sono ancora?) e a un tentato accoppiamento con un mostro tentacolare, ecco che forse la nostra causa è perorata a sufficienza.
L’episodio, in sé, porta un po’ di novità e informazioni interessanti. Anzitutto scopriamo che gli insoliti poteri di Asmodeus erano dovuti a trasfusioni di Grazia di Arcangelo estratte da Gabriel, che veniva tenuto imprigionato allo scopo. Come Gabriel sia vivo è ancora da scoprire, ma vederlo ridotto a un essere traumatizzato e terrorizzato, con la bocca letteralmente cucita, ci ha spezzato il cuore.
Supponiamo, inoltre, che il buon Principe non sarà molto contento del tradimento di Ketch, dopo il suo sanguinoso tentativo di rimetterlo in riga: un momento che cerca, grossolanamente, di approfondire anche l’anima dell’ex-Men of Letters; per il demone, Ketch è un uomo ormai dannato e senza speranza, con l’illusione di potersi redimere: saranno proprio queste parole – e le non indifferenti percosse – a smuoverlo e a portarlo, apparentemente, a una decisa presa di posizione.
Pensi di essere superiore e potente, migliore di tutti noi, ma tu, Mr. Ketch, sei più maledetto di qualunque demone conosca. E io li conosco tutti.
Quali che siano i veri motivi di Ketch, l’ultima fiala tolta all’Arcangelo finisce così, assieme ai fuggiaschi, in mano ai Winchester, che hanno appena recuperato dai suddetti eredi dei Men of letters il Sigillo di Salomone.
Gli ingredienti per l’incantesimo ci sono tutti e i fratelli sono pronti ad aprire il portale. Anzi, lo aprono immediatamente perché, dopo settimane di tentennamenti (sì, lo stiamo ribadendo), ora c’è tutta la fretta accumulata da sfogare. Senza aspettare Castiel, senza attendere la guarigione di Gabriel, senza stilare mezzo piano. D’altronde, il portale può stare aperto solo 24 ore, cosa potrà andare storto?
Sono svarioni di sceneggiatura come questi o come l’improvvisa scoperta della posizione del sigillo dopo reiterate inutili ricerche sugli stessi testi che portano a non poter godere appieno di storie che, potenzialmente, sono divertenti e promettenti.
Recriminazioni a parte, comunque, Dean e Ketch hanno varcato il portale: come andrà nell’universo parallelo e cosa farà, nel frattempo, Lucifero sono argomenti che speriamo di veder trattati già dal prossimo episodio.