Legion: 2×01 Chapter 9
Quando la prima stagione di una serie si dimostra innovativa e di qualità, i pensieri di chi attende il seguito sono solitamente di due tipi ben distinti: da una parte c’è chi teme che, passato l’effetto sorpresa, il proseguire delle stagioni possa portare a un’involuzione o, comunque, a una standardizzazione della novità, se così possiamo chiamarla; dall’altra c’è la preoccupazione opposta, cioè che la serie possa cercare di puntare a sconvolgere sempre di più, a stupire lo spettatore fino al punto da rendere certi mezzi narrativi un fine e non più un tramite.
Legion, inutile a dirsi, è una serie che può e deve generare certi timori, dopo l’incredibile e inaspettata prima stagione che ci ha catapultati nel mondo e, soprattutto, nella mente di David Haller.
Tagliamo la testa al toro e diciamo che, a giudicare da questa season première, i timori possono essere tranquillamente accantonati.
La serie riprende un anno dopo gli eventi dell’ottavo capitolo e tante cose sono cambiate. Non è solo lo spettatore a doversi abituare alle novità, ma anche lo stesso David che non ne è stato testimone: per lui, apparentemente, quell’anno non è mai trascorso.
Cos’è accaduto in sua assenza? E cos’è accaduto a lui in quel periodo? Come Legion ci ha abituati, le risposte non solo non arriveranno subito, ma non saranno mai – possiamo esserne certi – chiare e immediate.
Verrebbe da scrivere che non vogliamo rivelare troppo della trama, ma la verità è che per molti versi non sapremmo dove iniziare: come ormai da tradizione, ogni immagine, ogni fotogramma, ogni suono e ogni inquadratura rappresentano piccoli tasselli di un mosaico che andrà a comporsi costantemente fino alle fine di questa stagione e, probabilmente, oltre.
Quello che possiamo dire è che questo primo episodio rappresenta necessariamente un momento di costruzione del nuovo palcoscenico e di disposizione dei pezzi.
La Divisione 3 non è più il nemico ma, anzi, abbiamo bisogno di un fronte comune contro la minaccia del Re delle Ombre e del terribile Catalizzatore, i cui effetti probabilmente rischieranno di farvi venire qualche incubo.
I personaggi che già conosciamo vengono reintrodotti, tutti con uno status più o meno evoluto (fate attenzione al momento in cui vedrete per la prima volta Syd) e la più destabilizzata sembra essere Melanie, non ancora ripresasi dalla sparizione di Oliver e che vede nel ritorno di David una minaccia più che un promessa.
La cosa che non ti dicono mai è che una volta tornati le cose non saranno mai più come prima.
Difficile dire se avrà ragione, così come difficile è definire cosa sia reale e cosa no in una sequenza di momenti onirici, voci fuori campo, illusioni inserite in altre illusioni e potenziali comunicazioni col futuro: se, infatti, la mente di David sembra essere stata curata dall’influenza di Farouk, questo non significa che i suoi poteri siano del tutto sotto controllo, come già due voci nella sua testa stanno a dimostrare. La prima domanda da farsi è: David è consapevole di se stesso? O è di nuovo in balia di qualcosa a lui esterno?
Reimmergersi in Legion, in questa stagione, vuol dire correre il rischio di fidarsi. Innumerevoli sono le scene, le immagini e le situazioni che, proposte in qualunque altra serie, ci farebbero alzare gli occhi al cielo e spegnere il televisore. Qui no, perché l’impressione è che tutto sia caotico eppure con uno scopo e che, se avremo pazienza, ne verremo premiati. La prima stagione è stata esemplare da questo punto di vista, portando a conclusione egregiamente negli ultimi due episodi quanto seminato nel suo corso, e vogliamo credere che anche stavolta sarà così, anche trovandoci di fronte a tre donne (androidi?) baffute che accompagnano un uomo con una cesta di vimini in testa.
Visivamente e narrativamente questo episodio ci regala già momenti che diventeranno iconici (basti citare il ballo nel club o la scena iniziale) e mantiene – se non addirittura incrementa – la sua forte vibrazione anni ’70: la Divisione 3 sembra uscita da Il Prigioniero o dalle serie classiche di Doctor Who e Star Trek e i continui messaggi di avviso in sottofondo aumentano la sensazione di estraniamento provata dallo spettatore; notevole, tra le altre cose, quanto la tecnologia sia quasi sempre estremamente analogica, nonostante la serie si svolga ragionevolmente nel presente.
Non sappiamo dove andrà a parare Noah Haley, non sappiamo quale sia davvero la missione di David e se quel messaggio dal futuro sia reale o altro. Non sappiamo neanche se sia il saggio che ha sognato la farfalla o la farfalla che ha sognato il saggio. Possiamo di certo dire che è nostra intenzione immergerci in ciò che arriverà, basta che ci porti molta più Audrey Plaza, e goderci questo viaggio. O, è il caso proprio di dirlo, questo trip.
Legion è tornato: chi l’ha amato, continuerà a farlo, ne siamo certi. Per gli altri, c’è sempre la CW.
Benvenuti nella follia.