Counterpart: 1×10 No Man’s Land – Part Two

Anelli che si chiudono, nuovi status quo che si definiscono, morti e scelte inaspettate, destini apparentemente immutabili. Volessimo riassumere il finale di stagione di Counterpart potremmo farlo così, ma non gli renderemmo giustizia.

Dopo una prima parte introduttiva seppur carica di eventi, No Man’s Land – Part Two ci getta a piè pari nelle conseguenze dei tragici fatti appena avvenuti, spostando il focus dalla difesa e reazione alla gestionecon risultati che – non ci vergogniamo ad ammetterlo – non sempre abbiamo previsto, segno di una scrittura che non vuole regalare nulla allo spettatore.

Partiamo con la sorpresa maggiore: le conseguenze delle azioni di Peter Quayle. È Clare stessa a fornirci la chiave di lettura di quanto accaduto: l’uomo non aveva avuto intenzione di suicidarsi portando con sé la moglie, bensì di fornire a entrambi un alibi rispetto a quanto sarebbe accaduto negli uffici dell’organizzazione; Peter, pur non conoscendo ciò che sarebbe avvenuto, sapeva che sarebbe stato grave e ha fatto una scelta, ha deciso di credere ai professati sentimenti di Clare piuttosto che accettare un fallimento completo della sua vita, e per far ciò ha agito in modo molto più calcolato di quanto – colpevolmente – gli avevamo dato atto.

Le conseguenze sono, paradossalmente, ottime per lui: l’errata lettura degli eventi fatta dal suocero lo portano in una posizione molto migliore di quanto lecito aspettarsi e prevedere; una conseguenza che non solo suona incredibile a Quayle stesso ma che, data la viltà del personaggio, lascia l’amaro in bocca pur essendo assolutamente credibile nell’ambito della serie.

Che il suo cambiamento sia ormai definitivo è confermato dalla sua reazione di fronte alla scoperta dell’omicidio (per autodifesa, stavolta) perpetrato dalla moglie: invece di reagire male, l’uomo la abbraccia e le chiede come sta.  La scelta è fatta e le conseguenze saranno visibili nella seconda stagione.

Anche Clare sembra aver fatto una scelta. Dopo una conversazione a cuore aperto – per quanto possibile – con la madre (o, meglio, la controparte della madre), si convince che nonostante tutto la sua vita con Peter sia ciò che deve provare a difendere: il discorso fatto dalla signora Fancher può far rabbrividire nella sua definizione di una accettabile rassegnazione, ma sembra essere ciò di cui Clare ha bisogno per decidere quale comportamento tenere da qui in avanti. Sarà una scelta definitiva e senza deviazioni? Ne dubitiamo fortemente, ma dovremo aspettare il seguito per saperlo.

Scelte, tristi e definitive, anche per Baldwin. Dopo lo sfortunato incontro con la ex di Nadia-Alfa, il castello di carte che la giovane killer aveva provato, ingenuamente, a costruire crolla velocemente e il confronto con la non-così-ingenua Greta è drammatico e struggente. Baldwin aveva sperato di poter diventare Nadia, almeno in qualche aspetto, di poter far sua una vita che le era stata strappata nel momento della divisione delle realtà, un’illusione che accompagna molti degli abitanti di Terra-Alfa e che fonde in modo dilaniante speranza e disperazione.

Lo sguardo di Greta e le sue parole rabbiose gettano nella spazzatura qualunque vestigia rimasta di Nadia-Alfa e ciò che resta, dopo le lacrime, è Baldwin ed è Baldwin stessa a diventare lo strumento di salvezza di Howard-Prime, in una scena che richiama volutamente il primo episodio e che libera – apparentemente – entrambi delle minacce immediate pendenti sulle loro teste.

L’ondata di eventi travolge anche Howard-Prime e solo la sua capacità di adattarsi e reagire lo mette in condizioni di uscire a testa alta: dopo essersi allontanato dal luogo dell’attentato – non prima però di aver salvato alcune vite – l’intenzione sarebbe quella di mettersi in fuga per sganciarsi dalla valanga di eventi in arrivo, una volontà contrastata facilmente da Aldrich, intenzionato a far piazza pulita dei troppi elementi ribelli in circolazione. Nonostante, però, questi si fosse dimostrato più lungimirante di quanto immaginato all’inizio, finisce per sottovalutare gravemente le risorse di Howard-Prime, pagando con la propria vita.

Se dovessimo trovare un elemento di debolezza nella sceneggiatura di questo episodio sarebbe proprio qui: Aldrich era un personaggio che aveva dimostrato una buona abilità di pianificazione e discernimento, mentre in questo caso sembra voler agire più per rabbia che per programmazione e finisce per pagarne le conseguenze, così come il suo braccio destro, che commette lo stesso errore e viene ucciso da Clare.

Le conseguenze diplomatiche dell’attentato sono un’ottima scusa per mostrarci qualcosa di più dell’Organizzazione su entrambi i fronti. In una riuscita scena parallela in cui gli stessi organismi delle due realtà vengono convocati separatamente abbiamo modo di vedere quanto di simile e quanto di diverso c’è nei due mondi.

L’atipico modo di comparire della dirigenza, sostanzialmente identico su entrambi i lati della breccia, lascia spiazzati e incuriositi, con un richiamo ai film spionistici degli anni ’60 che non ci saremmo aspettati e, soprattutto, porta con sé nuove domande: per quale motivo è necessaria una tale separazione tra la dirigenza e i piani inferiori? Perché tale separazione è sostanzialmente identica su entrambi i mondi? Cos’è, di fatto, la dirigenza?

Un sospetto personale di chi scrive è che a capo di entrambe le organizzazioni gemelle possano esserci gli stessi (o lo stesso) individuo, con un proprio piano ben nascosto ai sottoposti. Illazioni che, per un bel po’, non potranno avere conferma o negazione.

Abbiamo lasciato Howard-Alfa volutamente per ultimo. Dopo le rivelazioni dello scorso episodio, Howard ha il solo desiderio di tornare sul suo mondo (con un tempismo pessimo, data la contemporanea chiusura dell’attraversamento) ed è quasi disposto a fare lo stesso patto col Diavolo/Pope fatto dalla sua controparte. È proprio quel quasi a fare la differenza e a portarlo a salvare la propria vita facendo quello che né Ian, né altri prima di lui sono stati in grado di fare: uccidere il manipolatore che – come troppi prima di lui – aveva sottovalutato Howard.

Le conseguenze per l’uomo sono amare ed è onestamente doloroso vedere l’unico personaggio protagonista fondamentalmente positivo venire rinchiuso in una cella gestita dal misterioso Echo, con motivazioni che non ci sono del tutto chiare e che speriamo vengano approfondite nella nuova stagione.

Quali sono, quindi, i nuovi status quo? Howard-Prime ha preso completamente il posto di Alfa in un ribaltamento di ruoli amaro e ironico (ricordiamoci il suo “quella non è la tua vita” urlato alla sua controparte giusto poco tempo fa) e con un nuovo accordo/tregua con Peter che, nel frattempo, è stato messo a capo della commissione d’indagine e ha guadagnato – senza merito alcuno – la stima del suocero e dell’Organizzazione; Clare è sostanzialmente rimasta al suo posto e ha, anzi, probabilmente rafforzato la sua posizione e Baldwin sembra essersi dileguata coi soldi offertile da Howard, mentre su Terra-Alfa Emily e Ian si sono prevedibilmente separati.

Per quanto riguarda l’assalto a Terra-Alfa c’è da notare come tutta la prima parte dell’episodio trasmetta la sensazione di urgenza dovuta a quanto appena avvenuto e porti lo spettatore ad aspettarsi che possa giungere quanto prima un’epifania che concluda tutto a dovere. Ciò non avviene e, anzi, dalla seconda parte l’impressione è che la situazione vada a sedimentarsi in attesa di nuovi sviluppi: potrebbe sembrare un’evoluzione fuori luogo e anti-climax, ma in realtà è l’unica piega adeguata in una serie che, nonostante le premesse fantascientifiche, vuole essere il più realistica possibile; l’assalto al nostro mondo è stato pianificato per decenni e Clare stessa ha previsto che ci sarebbero stati giorni, mesi e anni destabilizzanti: non sappiamo neanche, al momento, se il piano è stato contrastato o sta procedendo secondo le previsioni. I cospiratori di Terra-Prime sono stati pazienti, dovremo esserlo anche noi.

Chiudiamo soffermandoci sulle interpretazioni. Harry Lloyd è riuscito anche in questo episodio a trasmettere la debolezza e l’opportunismo di Quayle, riuscendo a dare tridimensionalità a un personaggio che poteva, potenzialmente, diventare una macchietta. Richard Schiff, che vediamo sempre troppo poco, ha aggiunto alla propria interpretazione la fragilità di un uomo che ha visto crollare le proprie certezze.

Nazanin Boniadi, pur con meno spazio in questo finale di stagione, è bravissima nel far comprendere le sfumature agli antipodi – donna e spia – presenti nel suo personaggio. Sara Serraiocco si conferma perfettamente calata nei panni sia di Baldwin che di Nadia e sa trasmettere allo spettatore sia l’estrema fragilità che la durezza di un personaggio tanto dicotomico: non neghiamo che – pur avendo molto amato i suoi momenti intimisti – è stato un piacere rivederla in azione sul finale dell’episodio; la speranza è che il personaggio venga ripreso e approfondito ulteriormente nella seconda stagione: le potenzialità narrative e interpretative ci sono tutte. Che J.K. Simmons, infine,abbia fatto un lavoro eccezionale nell’interpretazione di due uomini così simili e al contempo diversi è un dato di fatto innegabile e ribadirlo rasenta l’ovvio: ci aspetteremmo, senza esagerare, quanto meno una nomination agli Emmy.

Counterpart chiude la sua prima run confermandosi, quindi, come una delle novità migliori della stagione; la sua brevità, pur lasciando l’amaro in bocca a chi vorrebbe nuovi episodi subito, è stata una scelta azzeccata che confidiamo venga confermata anche in futuro: serie con pochi episodi permettono una narrazione meglio distribuita e dal ritmo ottimale, come Netflix e molti prodotti UK hanno insegnato ormai da tempo.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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