Prima o poi quel tram bisognava prenderlo
Sono stato sgridato e quasi minacciato per aver saltato il post di ieri, voglio che sia messo agli atti.
Detto questo eccomi qua, di ritorno da una serata fuori e da una pizza imprevista ma graditissima in una serata dal clima delizioso.
E se a Milano si guardano i film della stagione in varie sedi di cinema all'aperto, a Bologna la cineteca permette di vedere (gratuitamente) classici del cinema nella cornice di Piazza Maggiore.
Stasera ho così potuto recuperare (sì, ho parecchie lacune, quindi?) Un tram che si chiama Desiderio, con Marlon Brando e Vivien Leigh, ancora più gradito perché in lingua originale.
Un film splendido e difficile, con personaggi affascinanti ma coi quali è praticamente impossibile empatizzare: si può provare fastidio, rabbia, anche pena in alcuni momenti, ma empatia no.
La cosa che colpisce è l'attualità di alcuni argomenti, dalla moglie contemporaneamente attratta e respinta dalle stesse caratteristiche del marito, che si rende conto di doverlo lasciare ma che invece non può che continuare a desiderarlo, a quella che vive di menzogna perché la menzogna è meno dolorosa e più sicura della realtà, fino ad arrivare a non rendersi neanche più conto di quale sia l'una e quale sia l'altra.
E poi il personaggio interpretato da Brando, tanto grezzo e materiale quanto potenzialmente “pulito” e, invece, senza possibilità di redenzione, perché nei suoi momenti più bassi tutto ciò che potrebbe essere tacciato come peccato di ambiente e di condizioni diventa invece una caratteristica ben peggiore e senza perdono: quando la violenza da verbale diventa pratica, quando l'astio diventa azione, la condanna al personaggio è firmata e tutto, anche gli equilibri precari, crollano.
Non se ne esce indenni, ma se ne esce arricchiti.
E questo è un gran regalo, in una mite serata di inizio agosto a Bologna.