The Flash: 4×12 Honey, I Shrunk Team Flash – 4×13 True Colors

Dopo il fondo toccato nell’episodio 4×11, eravamo curiosi (da leggersi come eravamo terrorizzati) della prospettiva che nei seguenti si iniziasse a scavare piuttosto che risalire e, possiamo affermarlo da subito, Honey, I shrunk team Flash aveva ottime potenzialità per sotterrare ulteriormente l’asticella qualitativa della serie, ma in qualche modo è riuscito a barcamenarsi, tenendosi comunque in zona podio.

Abbiamo parlato fino allo sfinimento delle illogicità nel comportamento dei personaggi, delle scelte narrative fatte esclusivamente per volontà di autori senza gran voglia di sbattersi, della comicità assurda, fuori luogo e – in aggiunta – non sempre volontaria: tutti punti che non solo rimangono validi, ma che ricevono periodicamente nuovo materiale a supporto.

Come definire, ad esempio, una scena in cui Iris schiaccia sotto un piede Digbymomentaneamente rimpicciolito con tanto di effetto gomma da masticare gettata a terra? Oppure parliamo di un personaggio come Wells che inventa un raggio sperimentale e non si pone neanche la briga di fare dei test, col risultato di rischiare la vita delle persone che voleva ingrandire: viene il sospetto che fare parte del Team Flash porti a gravi danni neurali, il che spiegherebbe – forse – il comportamento di tutti i personaggi.

E, come non bastasse, ecco venire introdotta la meravigliosa idea della telepatia gestazionale di Cecile. Sì, un po’ come il diabete, ma questa permette di leggere i pensieri. La causa? Ovviamente la materia oscura latente scatenatasi al momento della gravidanza. Già. Perché se a Central City qualcosa non è legato all’esplosione dell’acceleratore, diciamocelo, non siamo contenti.

E perché introdurre una soluzione narrativa tanto stupida? Perché serve un deus ex machina per uscire da una situazione assurda e immotivata e questa è stata l’idea migliore trovata dagli autori. No, non è vero, questa e l’improvviso potere mutaforma di Digby in True Colors, ma su quello torniamo tra poco.

La vicenda di Big Sir, su cui si focalizza l’episodio, è l’ennesima dimostrazione di superficialità. L’intero Team si concentra sul cercare di catturare il vero colpevole dell’omicidio per cui il detenuto è stato condannato e come fanno a scoprire di chi si tratta? Semplice, trovano un meta che gli somigliava fisicamente e che – sorpresa – conferma di essere stato nel luogo dell’omicidio quella sera stessa. Quando si dicono le capacità investigative. E una volta catturato il meta, come pensano di scagionare l’innocente? Puntando a far confessare il colpevole. Spoiler: stranamente non confessa. Chi l’avrebbe detto, vero?

Il modo in cui, a partire dalle accuse a Barry, viene gestita tutta la parte legale in questa serie ha dell’imbarazzante: sembra più la trama di un gioco tra bambini che la sceneggiatura di una serie prime time.

Comunque sia, Big Sir non viene scagionato e quindi Barry – che compare giusto il tempo di fare qualche scelta opinabile – decide di liberarlo e portarlo dall’altra parte del pianeta. Perché, evidentemente, i suoi principi valgono solo se riguardano lui.

Ciliegina sulla torta? Barry, uomo più volte indicato come ben più che brillante, scienziato, supereroe e chi più ne ha più ne metta, non si accorge di nuove telecamere installate e viene smascherato dal direttore della prigione che, guarda caso, è corrotto e lavora con Amunet.

Giungiamo così a True Colors e allo scioglimento – in qualche modo – del nodo principale che ci ha, noiosamente, accompagnati per settimane. Con Barry a rischio di finire in mano di Amunet assieme agli altri meta del pullman, finalmente viene il sospetto che sia il caso di fuggire: una missione che ci mostra che forse il buon Flash non è completamente rincitrullito come pensavamo e che sembra procedere decentemente fino alla non imprevedibile sorpresa finale.

Dall’altro fronte, Dibny – di nuovo in preda a una crisi esistenziale – finisce per scoprire un nuovo potere che sarà la chiave di volta per la scarcerazione di Barry, dopo un fallito tentativo di usarlo per ingannare Amunet.

Se confrontato con il disastro che l’ha preceduto, True Colors sembra quasi decente, ma i difetti di logica e di sceneggiatura non mancano neanche qui. Partendo da ciò che si può – a fatica – accettare con la sospensione dell’incredulità: Dibny può cambiare il proprio aspetto e, accettiamolo, anche la propria voce; come può, però, assumere la voce di un uomo di cui sta solo guardando la foto? Harry Potter e la pozione polisucco non hanno insegnato nulla?

E ancora: per quale motivo i meta prigionieri dovrebbero rivoltarsi contro Barry nel momento stesso in cui il direttore ne rivela l’identità? Dopo la fuga potrebbe anche avere senso, ma in quel momento Flash è un alleato potente e tutti loro sono tanto imbecilli da attaccarlo invece di fare fronte comune? Ma, si sa, i criminali sono sempre stupidi, tranne quelli troppo intelligenti. Siete confusi? Anche noi.

Ma soprattutto: Barry viene scagionato grazie al potere mutaforma di Digby, il che è una specie di contrappasso per il modo in cui è stato incastrato, ma perché questa soluzione sarebbe migliore di quella che avrebbe potuto mettere in pratica da subito, ovvero usare i suoi poteri per far sparire qualunque prova – falsa – a suo carico? Perché, a parte la volontà degli autori di tenerlo in prigione per alcuni episodi?

Domande come queste, purtroppo, difficilmente troveranno risposta e le possibilità di risollevare la stagione sono ormai veramente minime, volendo essere ottimisti.

Facciamo solo, infine, il punto per capire dove ci troviamo.

Barry, dicevamo, è uscito di prigione. Digby è la papabile vittima sacrificale della stagione, ancora da definire se lo sarà definitivamente o solo potenzialmente. DeVoe si diverte a cambiare corpo come nulla fosse e sta prendendo gusto nel far fuori chi gli si piazza davanti, cosa che non sembra così gradita a Marlize, tanto da portare il dolce maritino-nel-corpo-di-una-donna a drogarla, giusto per non farci mancare nulla. In tutto questo, ancora non sappiamo nulla dei suoi piani criminali così come non sappiamo se Amunet sia semplicemente un personaggio messo per dare colore o se serva effettivamente a qualcosa.

Infine possiamo dire addio definitivamente alle potenzialità di Killer Frost, ormai diventata una macchietta ombra di se stessa: l’ultimo utilizzo veramente gradevole del personaggio risale all’ormai remoto cross-over di quest’anno.

Flash, con questo episodio, va in pausa per tre settimane e il suo posto viene preso da Legends of Tomorrow. Perché in CW vogliono mantenere costanti gli standard di qualità.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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