The Flash: 4×06 When Harry Met Harry – 4×07 Therefore I Am
Alla vigilia del cross-over stagionale, The Flash procede con due episodi dai toni molto diversi tra loro e con risultati altalenanti, pieni di ombre e con qualche piccolo spiraglio di luce.
When Harry Met Harry
Abbiamo già accennato a come, in questa stagione, ci sia un tentativo di ritorno ai toni leggeri, ma anche di quanto tale scelta stia venendo messa in atto in modo goffo e fastidioso. Il sesto episodio è una dimostrazione lampante della tesi, se ancora ce ne fosse stato bisogno.
Sebbene entrambe le storyline rappresentate soffrano di questo approccio, quella che maggiormente ne risente è incentrata sulla ricerca, da parte di Harrison Wells, di un metodo per identificare il fantomatico DeVoe, il villain di quest’anno.
La soluzione ideata dallo scienziato – che sembra essere l’ombra dell’uomo visto nella seconda stagione – è di dar luogo a una sorte di Consiglio dei Wells confrontandosi con le sue controparti di varie terre alternative.
L’idea, di per sé buona, è gestita in modo francamente imbarazzante: le tre versioni alternative sono altrettante scuse per permettere a Thomas Cavanagh di cimentarsi in vere e proprie macchiette, assurde e sopra le righe, con siparietti che non sfigurerebbero in un film dei Vanzina.
Non molto migliore il fronte del protagonista che, in missione contro l’ennesima metaumana generata dal suo ritorno, si trova a dover badare al suo sidekick/spalla comica, quel Ralph Dibny/Elongated Man che sembra essere stato introdotto nella serie esclusivamente per questo motivo.
Lo stesso costume creatogli da Cisco è una palese presa in giro e non c’è scena in cui il personaggio non si metta mano alle parti intime perché è troppo attillato.
In realtà, il ruolo di Dibny dovrebbe essere anche quello di specchio morale di Flash: Barry ha da sempre una caratura morale che lo porta a fare scelte difficili in funzione del proprio cuore, Ralph invece è impulsivo, scriteriato e poco propenso a valutare le conseguenze dei propri gesti, tanto da rischiare la vita di una bambina a causa della propria superficialità.
Si tratta di approfondimenti potenzialmente interessanti ma che finiscono diluiti nel ridicolo, di cui l’intero episodio è inondato.
Poco da segnalare al riguardo della nuova metaumana, la cui utilità sarà da vedersi sul lungo periodo, come quella dei suoi colleghi d’autobus finora incrociati.
Therefore I Am
Quasi agli antipodi sono i toni proposti nell’episodio successivo, che parte dalle scene finali del sesto per portarci, finalmente, a conoscere un po’ meglio DeVoe, ovvero Il Pensatore, e la sua socia e moglie, Il Meccanico.
Diversamente da quanto mostrato finora, DeVoe può assumere sembianze normali e in tali vesti accoglie in casa proprio Barry e Joe, dopo che il Concilio dei Wells l’ha identificato.
L’episodio, che abbandona ogni vena ironica, è così focalizzato sullo scontro di volontà tra un Barry convinto dell’identità del proprio avversario e un DeVoe che sembra aver previsto qualunque passo e scelta del nostro eroe, contrastandone ogni mossa e aumentandone la frustrazione fino a portarlo sulla soglia della fissazione maniacale.
L’idea di questo scontro soprattutto mentale è molto interessante e l’abbandono dei toni comici la rende maggiormente convincente, ma l’impressione è che venga gestita in maniera frettolosa e non completamente riuscita.
Non solo, infatti, Barry perde velocemente e ingiustificatamente l’appoggio della squadra per poi riconquistarlo alla fine altrettanto facilmente, ma nel frattempo si fa prendere da una frenesia tale da assumere comportamenti assurdi e non in linea con il suo carattere: un personaggio abituato a proteggere la propria identità, che indossa sempre una maschera e che può nascondere il proprio viso semplicemente vibrando decide di commettere un’effrazione a volto scoperto e si fa, così, fotografare nel mentre.
Vero che il matrimonio è vicino, vero che il tutto viene spiegato con il suo terrore di perdere la felicità acquisita ma forse si sarebbe potuta gestire la dinamica in modo un po’ meno frettoloso.
Sottolineiamo, poi, che il ruolo di coscienza razionale di Barry assunto da Iris sta iniziando ad apparire eccessivo: non scordiamoci che per due o tre stagioni, Flash è stato in grado di affrontare minacce e ostacoli da solo o col supporto di un team ristretto.
Che ora abbia periodici momenti di crisi che vengono regolarmente sbloccati da un paio di frasi di Iris e da un “we are The Flash” appare francamente forzato: un tentativo di rendere la futura signora Allen un personaggio più utile di quanto sia o sia mai stato.
Interessante, invece, è il personaggio di DeVoe stesso, di cui ci vengono mostrate le origini.
Sebbene i personaggi legati all’esplosione dell’acceleratore di particelle siano ormai diventati un cliché, il modo in cui la nascita del personaggio ci viene narrata è l’aspetto più affascinante dell’episodio e apre spunti che potrebbero risultare la salvezza della stagione: DeVoe non è, infatti, altro che un uomo di scienza desideroso di espandere la propria intelligenza oltre i limiti conosciuti e che ne paga il prezzo attraverso una grave forma di sclerosi multipla. Prevedibile, quindi, immaginare che il suo scopo principale sia trovare un modo di salvare la propria vita al costo – ma queste sono ipotesi – di quella di Barry o di qualcuno dei suoi cari.
Sono comunque sviluppi per i quali dovremo attendere, dato che, come anticipato, la prossima settimana il matrimonio di Barry e Iris sarà sabotato dal nuovo cross-over CW e dall’arrivo di supercriminali nazisti.
Una piccola nota a margine riguarda l’estetica dei due villain: mentre la differenza tra le due versioni di DeVoe è ben spiegata e motivata, rimane dubbio il motivo per il quale Marlize cambi abbigliamento e pettinatura in base alla propria location. Sono scelte del genere – che ricordano molto le serie tv anni 60 – a lasciare perplessi in episodi come questo.
Il punto
Tirando qualche conclusione e considerando il cross-over come punto fermo, possiamo dire che i due episodi di cui abbiamo parlato mostrano nel loro insieme i pregi e i difetti di una stagione che fatica a trovare una propria identità. Quando le vicende vengono affrontate in modo più serio, la trama riesce a reggere pur con qualche eccessiva superficialità, ma appena ci si sposta verso toni più leggeri si finisce in una deriva comico-demenziale che nulla ha a che vedere con la piacevole ironia che permeava la prima stagione. Sarà da vedere se, nel dopo cross-over e con l’avvicinarsi del mid-season, ci verranno proposti episodi più equilibrati. Noi continuiamo ad augurarcelo, perché le potenzialità ci sono tutte.