Marvel’s Runaways: 1×01 Reunion – 1×02 Rewind – 1×03 Destiny

Nell’ormai lontano 2003, Marvel Comics cercò di attirare nuovi lettori attraverso la pubblicazione di nuove testate che, ispirandosi nelle intenzioni ai manga, portassero una ventata d’aria fresca e nuove idee. L’etichetta Tsunami – l’originalissimo nome deciso per questa serie di pubblicazioni – non ebbe però risultati entusiasmanti: diverse testate, di qualità discutibile, furono chiuse dopo pochi mesi e l’esperimento stesso fu presto dimenticato.

Un caso particolare fu rappresentato, però, da Runaways, scritta da Brian K. Vaughn. Nonostante le vendite non certo elevate, la collana riuscì a far breccia nel cuore della critica e di un pubblico che ne seppe apprezzare la freschezza, le capacità narrative dell’autore e il nuovo sguardo a un cast, quello costituito da ragazzi adolescenti, spesso fin troppo stereotipato.
Grazie alle critiche positive, Runaways e i suoi personaggi furono gli unici a godere di una vita editoriale più che soddisfacente dopo la chiusura di Tsunami.

Gli ingredienti per creare una serie TV di successo erano già tutti presenti ed era questione di tempo – e di volontà – prima che qualche canale si decidesse a trasportare sul piccolo schermo le vicende dei sei fuggiaschi: ci ha pensato finalmente Hulu, che in questi giorni ha rilasciato in un’unica soluzione i primi tre episodi di una stagione che ne conterà, in totale, tredici.

Recensione Marvel's Runaways s01e01e02e03

Runaways è la storia di sei adolescenti, AlexNico, Gert, Molly, Karolina e Chase, cresciuti in famiglie molto ricche in quel di Los Angeles. Amici d’infanzia che una tragedia avvenuta due anni prima ha in qualche modo diviso portandoli a vivere ognuno in un proprio mondo più o meno di facciata. Nico, la più segnata dall’evento, è anche la più dark e difficile, Karolina vive nell’ombra di una vera e propria setta religiosa guidata dai genitori, Alex si immerge nel mondo dei giochi on line, Gert è una giovane attivista, Molly – la più piccola dei sei – ha perso i genitori da bambina ed è stata presa in casa dalla famiglia di Gert e Chase ha un difficilissimo rapporto col padre che bilancia comportandosi come il classico jock di tanti telefilm e film americani.

Nulla di particolarmente diverso da quanto visto in molte altre produzioni, non fosse che per una sequenza di eventi i sei ragazzi si ritrovano di nuovi tutti insieme e assistono a un evento molto inquietante e oscuro a cui prendono parte i loro genitori.

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Questa, in breve e senza spoiler, la base da cui partiranno le vicende di questa stagione, vicende che si prendono il proprio tempo per decollare: la scelta di sceneggiatura è evidente e non accelera i tempi della narrazione, facendo magari storcere il naso a chi vorrebbe vedere soprattutto azione, ma col piacevole risultato di rendere le dinamiche estremamente credibili. Più credibili, se vogliamo, delle stesse raccontate nei primi numeri del fumetto originale che, in confronto, sembrano ora fin troppo accelerate.

La scelta, quindi, di rilasciare tre episodi in una volta sola è stata probabilmente sia necessaria che strategica: da un punto di vista ha fornito una visuale più ampia di ciò che sarà il resto della serie, dall’altra ha permesso di non risentire troppo dell’effetto di un primo episodio molto introduttivo.

Molto interessante è, poi, la decisione di proporre un secondo episodio che è la rinarrazione di quanto già visto nel precedente, ma dal punto di vista dei genitori: una soluzione elegante e originale che permette allo spettatore di avere un quadro d’insieme ben più ampio rispetto a quello percepito dai protagonisti stessi e che fornisce molti spunti per andare oltre le apparenze.

– Lo sai, non hai bisogno di tutto questo, Nico. Non devi nascondere chi sei davvero.
– Alcune persone si nascondono dietro il trucco, altre dietro un sorriso. È sempre nascondersi

La differenza tra sostanza e apparenza è, per forza di cose, tema portante di almeno questi primi tre episodi. Dicevamo sopra che i sei ragazzi mostrano volti diversi da ciò che sono, ma se questo vale per loro è innegabilmente ancora più vero per i loro genitori. Ricchi filantropi in apparenza, famiglie idilliache sulla carta, i membri di Pride sono in realtà dediti ad attività ben poco edificanti e la perfezione familiare sbandierata è in più di un caso una maschera mal posta. Eppure anche l’etichetta di villain non si adatta perfettamente ad alcuni membri: il male delle loro azioni sembra essere vissuto da alcuni di loro – genitori di Gert in primis – come una scelta necessaria per un bene superiore; non che questo giustifichi minimamente le azioni, ma fornisce una sfumatura caratteriale che sicuramente verrà ulteriormente approfondita e che aiuta a evitare facili banalizzazioni.

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Se quindi i primi due episodi ci mostrano la fase di avvicinamento e scoperta, il terzo – un po’ sottotono rispetto ai precedenti – si concentra sui primi passi dei futuri Runaways alla scoperta della verità: diversamente dal fumetto, infatti, la serie prende in adeguata considerazione il legittimo dubbio che un qualunque adolescente proverebbe scoprendo certi scheletri nell’armadio dei propri genitori e accompagna i sei amici ritrovati nel percorso di amara conferma, che terminerà nei prossimi episodi.

Nel frattempo, però, non ci vengono lesinati suggerimenti e spunti: dalla tragedia con cui si apre la storia e di cui ancora poco sappiamo ma molto possiamo intuire alle circostanze relative alla morte dei genitori di Molly, dai poteri che quest’ultima sta sviluppando alla comparsa di un dinosauro che, piccolo spoiler – concedetecelo, diventerà parte integrante del cast, fino alla natura stessa del culto la cui facciata è rappresentata dai genitori di Karolina ma che sembra essere alle fondamenta stesse di Pride.

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La qualità della recitazione è buona nonostante il cast giovane ed è un piacere vedere il padre di Chase interpretato da James Marsters.
Scrittura e dialoghi, partendo da quanto già detto sulla velocità delle vicende, hanno un buon ritmo e risultano fluidi ma, soprattutto, credibili.
Gli effetti speciali, poi, sono all’altezza, tanto che per l’animazione del dinosauro è stato chiamato un team di Legacy Effects, gli stessi che si occuparono di Jurassic Park.

Il fumetto originale viene preso come spunto per costruire qualcosa di simile ma diverso, un po’ come avvenuto per The Walking Dead, con la garanzia che viene offerta dalla presenza della stesso Brian K. Vaughn come produttore esecutivo.

Possiamo quindi dire che ci troviamo davanti a tre episodi introduttivi che, nonostante il ritmo non serrato, ci convincono e ci fanno ben sperare per il resto della serie, che speriamo concluda un prima ciclo narrativo autonomo.

Un’ultima curiosità: è stato confermato di recente che Runaways si svolge nello stesso universo narrativo dei film del Marvel Cinematic Universe, di Agents of Shield e delle serie Marvel/Netflix, anche se difficilmente vedremo citate vicende avvenute altrove ed è praticamente impossibile che ci siano future interazioni coi personaggi.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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