Supernatural: 13×04 The Big Empty – 13×05 Advanced Thanatology
Come avevamo immaginato, Supernatural prosegue la propria corsa focalizzandosi sull’apparente involuzione di Dean e mostrando quanto, in realtà, la scrittura di questa stagione stia riuscendo a non lasciare quasi nulla al caso.
The Big Empty
Il ritorno all’apparente normalità, già cercato nell’episodio precedente, prosegue in The Big Empty, coi fratelli Winchester che decidono di intervenire in un caso di morti sospette in cui gli assassini sembrano essere individui deceduti da tempo. Apparente normalità non solo perché la fase di assestamento di Dean è ben lungi dall’essere terminata, ma anche perché Sam lo convince a portare con loro Jack per permettere al ragazzo di uscire nel mondo e, speranza ben poco nascosta, far breccia nell’ostilità di Dean.
Una nuova squadra, che ricorda molto i tempi passati in cui il terzo elemento era Castiel, giunge pertanto sul posto a indagare. Com’era già accaduto in Patience le situazioni proposte sono qui funzionali all’approfondimento psicologico dei personaggi, con scelte non sempre sottili ma che raggiungono lo scopo.
In The Big Empty, infatti, i Winchester incontrano Mia, una mutaforma che si è specializzata nell’aiutare le vittime di gravi perdite ad affrontare il proprio dolore: chi, più dei fratelli e di Jack stesso, ha bisogno di essere aiutato in tal senso?
In una scena che ricorda (in meglio, per fortuna) quanto visto poco tempo fa in The Flash, Sam e Dean si trovano su un divano a confrontarsi sul proprio modo di affrontare quanto accaduto e a esternare finalmente il proprio dolore: l’attacco di Dean a Sam, in cui accusa il fratello di non voler affrontare la realtà della perdita di Mary, è l’occasione per guardare anche nell’apparente serenità del fratello più giovane. Sam non vuole arrendersi perché non accetta di non poter più avere un rapporto con la madre: un rapporto che non aveva neanche iniziato a costruire, al contrario di Dean. Un punto di vista su cui né lo spettatore né Dean stesso avevano mai avuto modo di soffermarsi adeguatamente.
Anche Jack ha modo di essere aiutato da Mia, sebbene in modo diverso. In un momento di pausa dall’azione, il nephilim chiede alla mutaforma di poter incontrare almeno una volta sua madre, quella donna di cui ha solo delle immagini nel video lasciatogli in testamento. In un dialogo breve ma ben calibrato Jack parla con Mia/Kelly chiedendo conforto e conferma sulla propria natura: una conferma che la mutaforma fornisce quasi istintivamente, parlando della propria esperienza e, per proprietà transitiva, delle potenzialità del ragazzo.
– Forse sono un mostro
– Jack, non importa cosa tu sia, importa cosa fai. E anche i mostri possono fare del bene a questo mondo.
– Lo credi davvero?
– Devo. Devo.
Quando poi la vita di Sam e Dean è seriamente minacciata da un secondo mutaforma, il reale villain dell’episodio, solo l’intervento di Jack riesce a salvarli: una scena che ricorda quella del secondo episodio ma i cui risultati sono fondamentalmente diversi; se allora Dean non aveva fornito spiragli di alcun tipo, dopo il confronto con Mia e lo sfogo di Sam è più disposto a vedere Jack al netto dei propri pregiudizi e, a fine episodio, gliene renderà merito.
Le cose di certo non sono ancora cambiate, ma qualche piccolo passo è stato fatto: testimone ne è un dialogo tra i fratelli in cui, abbassate le difese, i due cercano di venirsi incontro. Quando Sam, però, è quasi pronto ad ammettere che potrebbe starsi ingannando riguardo a Mary, è Dean stesso a fermarlo: lui, in questo momento, non ha speranze e per questo ha bisogno che Sam non le perda.
– E se fosse morta? Se stessi mentendo a me stesso?
– Non dirlo.
– Cosa? Volevi che lo ammettessi da quando è successo.
– Lo so, ma non dirlo. Ho bisogno che tu continui ad aver fede per entrambi. Perché io, ora, non riesco a credere a un accidenti di niente.
Al di fuori della vicenda principale, l’episodio ci regala anche un interessante sguardo nel Vuoto. Letteralmente.
Risvegliato, infatti, dalla volontà di Jack, Castiel si ritrova in un vero e proprio non-luogo. Scopriamo così che angeli e demoni, quando muoiono, finiscono in un sonno eterno immersi nel Vuoto, l’unica cosa che esisteva prima di Dio e di Amara. Ma nel Vuoto è previsto che tutti dormano, non-luogo incluso, per cui il risveglio di Castiel è un’anomalia che va risolta: prese le sembianze dell’angelo stesso, questo Empty cerca di minacciarlo e farlo tornare al suo riposo eterno, con scarsi risultati. L’unico modo per liberarsi di un soggetto testardo come Castiel è, cosa mai avvenuta prima, rilasciarlo e permettergli di tornare sulla terra.
A parte le domande aggiuntive che questa vicenda porta (vedremo ancora il Vuoto? qual è la sua vera natura? e che ruolo ha nel multiverso che stiamo scoprendo?) vogliamo sottolineare la bella prestazione di Misha Collins, che ha reso estremamente convincente l’interazione tra due personaggi fisicamente identici eppure altrettanto diversi tra loro. Collins anni fa aveva affermato di aver sempre rimpianto l’aver dato a Castiel una voce bassa, per lui estremamente faticosa, dato che non immaginava sarebbe durato tanto nella serie: in questa occasione, per lo meno, ha avuto modo di recitare anche con la propria voce normale.
Advanced Thanatology
Se The Big Empty era stato un primo passo verso un ritorno alle origini, Advanced Thanatology ne fa uno ulteriore portando Sam e Dean a indagare (da soli, stavolta) su un caso che si rivelerà essere legato al più classico degli spettri.
Sullo sfondo di una vicenda piuttosto drammatica sia visivamente che emotivamente, tra maschere inquietanti e ragazzini uccisi, il focus continua a essere la discesa e, ne siamo certi, prossima risalita di Dean: dopo l’episodio precedente, infatti, le carte sono ormai scoperte e Sam ha il desiderio di far tornare un barlume di speranza nell’animo del fratello che, però, si scherma dietro la sua famigerata (e spesso non reale) cialtronaggine.
Fosse per lui, dice, sarebbero sufficienti le tre B ad aiutarlo. Bullets. Bacon. Booze. Proiettili, Bacon, Alcool.
La verità è ben altra e ci vorrà Billie a portarla alla luce. Il Reaper che avevamo visto morire nella stagione precedente per mano di Castiel, infatti, è tornata ed è stata promossa: è lei, ora, l’incarnazione della Morte stessa e, come tale, ha una nuova visione dell’universo e degli stessi Winchester.
Approfittando di un breve viaggio di Dean nel velo, Billie lo convoca per avere informazioni sul passaggio aperto dalla nascita di Jack e riconosce davanti a sé un Dean profondamente segnato: un uomo che non spera più, che non desidera più niente se non arrendersi e, finalmente, morire.
Ironia della sorte vuole che ora che il Winchester più vecchio sarebbe pronto a lasciarsi andare, Billie non è più interessata a prenderlo. I Winchester sono importanti, per quanto questo la irriti, e hanno una missione da compiere.
Il ritorno dal velo è il passo finale per Dean: dopo una breve e poco convincente reticenza apre il proprio cuore al fratello esprimendo tutta la sua frustrazione, l’origine del suo non credere più, il bisogno di sapere che vale ancora la pena di lottare. Le immagini di sfondo di una madre disperata per la morte del figlio, una morte di cui Dean stesso si accusa, rendono le sue parole ancora più drammatiche e importanti.
– Sai, per tutta la mia vita ho creduto che ciò che facciamo fosse importante. Non importava il costo, non importava cos’avessimo perso. Papà… Bobby… Incassavo il colpo, ma continuavo a lottare perché credevo che stavamo rendendo il mondo un luogo migliore. E ora mamma e Cass… Non lo so.
– Quindi non credi più
– Ho solo bisogno di una vittoria. Ho bisogno di una maledetta vittoria.
Ed ecco che, in una scelta di tempi prevedibile ma necessaria, la vittoria arriva sotto forma di una telefonata da parte di un angelo appena tornato dal Vuoto.
La svolta?
Come accennato all’inizio, questi due episodi sembrano concludere la parabola discendente di Dean e, col ritorno di Castiel, fornire quell’appiglio di speranza necessaria al personaggio per procedere nel suo cammino.
Non neghiamo che in più momenti, dal secondo episodio della stagione fino a metà di The BigEmpty, avevamo temuto in qualche momento che gli sceneggiatori stessero facendo regredire gratuitamente il personaggio: pur convinti che non fosse così, il rischio era reale.
È quindi un piacere vedere che la fiducia era stata ben riposta e che il nuovo showrunner sembra avere delle idee chiare sulla natura dei personaggi e sulla strada da far loro intraprendere: non è semplice raccontare qualcosa di diverso dopo 13 stagioni e lo è ancor meno non contraddire il lavoro fatto nel passato. In questo momento sembra proprio ci si stia riuscendo.