Non avrei dovuto

C’è un argomento di cui si sta parlando molto in questi giorni e, onestamente, non avrei voluto scriverne.
Non avrei voluto perché la mia posizione è ben nota e perché non mi piace l’idea di “cavalcare” argomenti che sembrano caldi solo perché ne parlano tutti: riterrei fondamentale parlarne sempre e non solo quando le cose diventano clamorose.
Invece sono qui a scriverne, perché oggi e nei giorni passati ho avuto la dimostrazione che non solo non se ne parla mai abbastanza, ma che chiunque può nascondere una soglia di preconcetto che diventa parte integrante del problema.

La questione penso la conosciate tutti: l’esplosione di informazioni relative al caso Weinstein, per le quali vi rimando al sempre ottimo Post.

Ciò che è venuto fuori è stata una sequenza di commenti più o meno scandalizzati ma anche, e questo è ciò che fa male, tanti, troppi che invece sono andati dal “va beh, in quel mondo è normale” a frasi ben peggiori; in particolare, queste ultime si sono focalizzate in Italia contro Asia Argento, colpevole (secondo troppi) di “non aver detto no”, “di aver denunciato troppo tardi” e anche, perché non ci si fa mancare nulla, “di essere comunque troppo troia per essere creduta”.

Io non so neanche da dove iniziare a spiegare quanto certe affermazioni facciano schifo e non credo di essere in grado di fare, al momento, un discorso articolato, per cui farò qualcosa di fastidioso ma al momento per me indispensabile: andrò punto per punto cercando di comunicare i pensieri sparsi che mi si affollano in testa.

  • Bisogna farla finita con la volontà di definire cosa è molestia e cosa no se non si è la vittima. Lo stupro violento non è la sola forma di molestia e di stupro esistente. Se ottengo favori grazie alla mia posizione di superiorità e di potere, sto facendo violenza. Se lo ottengo grazie all’alcool, sto facendo violenza. Se lo ottengo grazie a forme più o meno subdole di inganno, sto facendo violenza. 
  • Il consenso non è solo dire sì o no. Le condizioni di sudditanza psicologica rendono un sì spesso l’unica via di fuga davanti all’incapacità di dire no. 
  • Dire NO è facile solo se siete seduti in poltrona a guardare un cazzo di quiz televisivo. Dire no a qualcuno che è più forte di te, o che potrebbe rovinarti la vita o da cui, semplicemente, si è intimoriti è quanto di più difficile si possa fare. A volte il sì è la strada più breve verso la fuga e quel sì strappato è una violenza subita dall’esterno al pari di un far subire un rapporto con la forza. È stupro morale e non è meno grave di quello fisico.
  • Nessuno ha il diritto di decidere se una persona è legittimata a sentirsi vittima. Solo la vittima può dirlo. Nessuno può affermare “io avrei fatto/detto/agito diversamente” perché nessuno si è trovato nella situazione e, anche fosse, nessuno ha le stesse capacità. Io mi vergogno di non aver saputo mettere in riga una persona che anni fa fece una battuta terribile e inquietante verso un’altra persona. Abbozzai perché quella persona era colui da cui dipendeva la mia tranquillità lavorativa. Mi faccio schifo ancora oggi per non avergli detto nulla e questo era solo per una frase rivolta a qualcun altro. Ma voi, duri e puri, siete in grado di dire no a prescindere. Giuro, vi ci vorrei vedere in situazioni con lo stesso impatto emotivo e consequenziale: già, perché è troppo facile dire “nella stessa situazione io agirei diversamente”, magari perché quella situazione su di voi non ha lo stesso impatto; mettiamo alla pari impatto e conseguenze, poi parliamone
  • Non è diritto di opinione e non avete diritto a pensarla diversamente. Non quando si tratta delle vite altrui. Sulle vite altrui non avete un cazzo di diritto di esprimere opinioni. Potete esprimere supporto, dispiacere o chiudere quella fogna di bocca. Nient’altro.
  • Quando si parla di stupro, quando si parla di molestie, il beneficio del dubbio è a favore della vittima. Sempre. Se mettete in discussione questo, siete parte del problema. Il motivo è semplice: denunciare, in qualunque fase della propria vita, anche a distanza di decenni, è quanto di più difficile e coraggioso si possa fare; le conseguenze di farlo, di solito, possono essere terribili sia moralmente (insulti, umiliazioni, isolamento) che materialmente (conseguenze sul lavoro ecc..). Chi lo fa, non vuole attirare l’attenzione, vuole ricevere giustizia e, spesso, quello che riceve è solo merda. La merda che esce dalle vostre labbra e dai vostri gesti. “Ah, ma allora uno può essere rovinato da una che lo accusa ingiustamente”. Per curiosità, quante volte (certificate) sapete che è successo? Quante in proporzione agli stupri, alle molestie, alle denunce esistenti? E se contiamo che quelle denunciate sono un millesimo di quelle esistenti? Allora, forse, ridimensioniamo i rischi, eh? Perché, ripeto, denunciare uno stupro inesistente allo scopo di farsi pubblicità o ottenere soldi, è come tagliarsi un braccio nella speranza di ottenere un risarcimento morale. Idiota? Appunto.
  • Questo vale per mille altre cose e ripete un concetto già espresso: è il soggetto passivo a definire ciò che sta subendo. Vale per battute imbecilli, per catcalling, per bullismo, per qualunque cazzo di cosa; se io dico che mi fa star male, voi non avete diritto di sindacarlo. Vi scusate e la piantate. Se vi dico che una battuta fattami dieci anni fa mi ha ferito, non mi rispondete “perché non l’hai detto prima?” ma “mi spiace che tu abbia dovuto subirla”. Mostratevi empatici o chiudete il becco.
  • Il consenso non è una costante. Ribadisco. Il consenso non è una costante. Se una persona accetta di avere un rapporto in un momento, può cambiare idea e ha lo stracazzo di diritto di farlo. Da quel momento in poi, ogni atto proseguito, è una molestia o peggio uno stupro.
  • “Eh, ma quindi non si può fare più nulla”. Se per “fare qualcosa” dovevate infrangere quanto detto finora, allora fate parte di chi ha potenzialmente molestato. Imparate dai vostri errori e non commetteteli più.
  • Vi hanno insegnato che “no spesso è sì”. È la base di ogni merda. La verità è “no è sempre no. A volte sì è anch’esso un no”. Imparatela.

Questo è quanto e sicuramente ho scordato altro.

Sono fatti, non opinioni e se non siete d’accordo siete parte del problema.

In assoluto.

Cosa celebri oggi?
Oggi celebro il sapere rispettare il dolore altrui.
E celebro il sapere distinguere tra legittime opinioni e indecenti stronzate.
E di non aver alcuna intenzione di rispettare le seconde da chiunque provengano.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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Una risposta

  1. eleonora ha detto:

    Sono molto d’accordo con tutto quello che hai scritto

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