Ricco
Una domanda che penso mi sia stata fatta tempo fa ma che, probabilmente, si farà qualcuno (sempre che a qualcuno possa interessare, cosa mica scontata) è “perché i dinosauri?”.
La risposta più banale potrebbe essere “perché mi piacciono”, ma le risposte banali sono noiose e spessonon dicono nulla, per cui proviamo ad approfondirla.
Abbiamo vissuto decenni in cui ci è stato detto che certe cose, da adulti, non sarebbero più andate bene. A un certo punto bisogna mettere la testa a posto, si diceva. Basta cazzate. Basta cartoni animati. Basta giocare. Basta, soprattutto, sognare.
E molti se ne convincevano, molti usavano la frase “non ho/hai più l’età per…” (aggiungere attività ludica a piacere).
Nel mio caso potevano essere i dinosauri, i fumetti, certi giocattoli, i cartoni animati, la fantascienza.
Se ci pensate sono ancora cose che, seppure spesso sdoganate verso il grande pubblico, vengono viste un po’ con la puzza sotto il naso da alcuni appartenenti a certe sottocategorie pseudoculturali.
Beh, la verità è un’altra, ed è che si può (e si deve) continuare a godere di cose che ci piacevano da ragazzini, basta che siamo in grado di affiancarle ad altre che ci permettano di evolvere: lo spazio non è limitato, la nostra mente si espande, così come le nostre passioni e i nostri cuori.
L’ho scritto tempo fa, che io amo avere la capacità di godermi Spider-Man: Homecoming e Star Wars, assieme a quella di guardare un Tram chiamato Desiderio, di leggere Heinlein e Asimov, DeMatteis e Alan Moore, ma anche Shakespeare. Amo differenziare e arricchirmi e proprio per questo amo coltivare la parte più cazzona che è in me.
Quindi i dinosauri.
Perché da piccolo sognavo un giorno di diventare paleontologo e il seguente astronomo.
Perché guardavo sui miei libri foto di modellini che non vedevo mai da nessuna parte.
Perché i miei 8 dinosauri (mal fatti) di gomma non so quante volte abbiano fatto il bagno con me.
Perché quando ero bambino certi modelli tanto belli non esistevano.
Perché allora erano i miei a decidere cosa potevo avere, mentre ora me li posso permettere.
Non spendo soldi in sigarette, in partite di calcio, in alcool, in qualunque altro vizio “socialmente riconosciuto”.
Li spendo in dinosauri, pop, libri, fumetti, cinema, teatro e viaggi.
E sì, mi sento molto ma molto ricco.
Cosa celebri oggi?
Celebro i due meravigliosi modellini arrivatimi, la scoperta di un marchio che non conoscevo e la voglia di collezionare ogni loro prodotto.
E la gioia che il loro arrivo riesce a darmi.