Momenti
Ieri, Uci di Bologna. La cassa, prima di una certa ora, è la stessa del bar (!). Mentre, però, siamo in coda, apre anche quella ufficiale. Ci spostiamo quindi verso quella, con solo poche persone davanti.
La coda risulta stranamente lenta, dato che le persone davanti a me non hanno particolari esigenze.
Al mio turno chiedo due biglietti. Il prezzo è di 20 euro, non ho con me le carte, per cui prendo una banconota da 50 e mi accingo a pagare. La cassiera mi guardo con occhi vacui.
– Ah, ma io non ho il resto.
– Mi scusi, non ha il resto di 50 appena aperto?
– Eh, no. Devo andare a cambiare.
E prima che io le dica altro, prende e si allontana verso la cassa del bar. Intanto, dietro di me, la gente ad aumentare e quando sentono che non aveva il resto di 50 euro cominciano a borbottare in modo piuttosto animato.
La tizia torna.
– E no, non avevo il resto. Le devo 30 euro.
Io penso che stia scherzando.
– No, mi scusi, cosa vuol dire che mi deve 30 euro?
Nel frattempo Miss Sauron mi ha raggiunto, lei li ha spicci, così proponiamo che restituisca i 50 euro e noi le paghiamo l’importo giusto.
– Eh no. Ho lasciato in 50 euro in direzione, deve aspettare.
– Cioè, mi faccia capire, lei ha lasciato i 50 euro in direzione invece di riportarli indietro?
Nel frattempo anche i tizi dietro cominciano a sottolineare l’assurdità della situazione, soprattutto perché anche quello subito dopo di me ha 50 euro interi.
La tizia a quel punto prende in mano il telefono, contatta la direzione e dice, testualmente.
– Mi stanno aggredendo perché non ho il resto di 50 euro.
Aggredendo.
Aggredendo.
In quel momento inizio a vedere rosso, perché la gravità di quella parola mentre si sta soltanto sottolineando con educazione l’assurdità della situazione è inaccettabile.
Arriva però nel frattempo una persona dalla direzione che mi dà il resto, si scusa e sblocca la coda.
Mi allontano salutando ma non ringraziando ed evito di insultare la tizia.
Oggi.
Miss Sauron mi sta riaccompagnando in stazione e, poco dopo essere usciti con l’auto dal cancella, vediamo un ragazzo di colore che corre per prendere l’autobus: la prima fermata è ingestibile (l’autobus è già fermo e lui troppo indietro), così punta alla seconda. Arriva al semaforo, lo facciamo passare mentre ci attraversa la strada, l’autista dell’autobus vede che sta arrivando, chiude le porte e se ne va.
A quel punto Miss Sauron accosto la macchina al marciapiede e dice al ragazzo di salire. Lui è stupito, ma sale e, in una sorta di mini gara, superiamo l’autobus fino a due fermate dopo, parcheggiamo un attimo prima di lui e così il ragazzo fa in tempo a scendere e prenderlo. Alla faccia dell’autista.
Qualche ora dopo, sempre oggi.
Sono a fare la spesa al Carrefour e mi accorgo che, nel reparto vegano, ci sono due file di prodotti che invece sono animali (del salame e dei wurstel). Non trovando addetti a cui segnalarlo, decido di avvisare la ragazza alla cassa.
Lei mi ascolta, prende subito il telefono e avvisa gli uffici.
Poi mette giù e mi chiede se sono vegano (le spiego che sono vegetariano), rimane colpita da quanto i prodotti che ho preso sembrino indistinguibili, mi dice che anche lei vorrebbe, ma per ora fa fatica, che comunque per lei è un po’ costoso (non posso darle torto) e che dato che studia farebbe fatica. Poi mi racconta che ora che ha un gatto si rende conto di quanto si possa amare gli animali, perché lei starebbe malissimo se succedesse qualcosa al suo micio.
E infine conclude con “eh, però si vede che lei è buono, lo si vede dal viso”.
La ringrazio sorridendo, le auguro che la giornata lavorativa si concluda presto e la saluto.
Tre situazioni che sembrano completamente slegate, se non che mostrano momenti di confronto con sconosciuti.
Qual è la differenza?
Il modo di porsi.
La prima persona è stata insofferente e irritante da subito ed è finita per attirarsi astio da me e dagli altri clienti ove non sarebbe stato necessario.
Nel secondo caso un ragazzo è rimasto incredulo perché qualcuno stava mostrando gentilezza in una situazione dove aveva appena preso un (piccolo o grande che sia) schiaffo in faccia.
Nel terzo, l’educazione e la gentilezza hanno portato a un piacevole scambio di pochi istanti che ha fatto sorridere me e, spero, la controparte.
Ecco, magari imparassimo a porci sempre in modo cordiale, forse ciò che ci circonda andrebbe un po’ meglio. se riuscissimo a partire con un credito di gentilezza non inesauribile ma comunque almeno sufficiente a dare il la, forse contribuiremmo tutti a diffondere qualcosa di bello.
Lo dico a chi mi legge, lo dico a me stesso, lo dico a chiunque.
Non ci vuole molto, a volte, per migliorare la giornata di qualcuno. Inclusi noi stessi.
Cosa celebri oggi?
Celebro il non aver mandato a cagare una persona maleducata, celebro il sorriso di un ragazzo, celebro la dolcezza di una ragazza che lavora da Carrefour.