Vigilie (again)
Puoi anche non pensarci il più possibile, ma il tuo subconscio, che ci tiene, fa tutto il lavoro per te. Così arrivi al giorno prima con quel carico di tensione e nervoso che potresti illuminare la città piazzandoti una spina della corrente nel naso.
Puoi non pensarci, ma il giorno arriva, in cui devi fare gli (ultimi?) conti con tutto ciò che ti ha devastato nel tuo peggiore, in cui aspetti di mettere definitivamente la parola fine e speri ardentemente che, per una volta, quella parola non sia accompagnata da un fardello fin troppo grande.
Vuoi soltanto tornare a non pensarci più. Mai più. E vorresti una notizia non dico bella, ma non la peggiore tra quelle possibili.
E poi vorresti avere motivo di festeggiare, anche se festeggiare per la fine di qualcosa di brutto è un festeggiamento che sa di presa per il culo: ma meglio così che l’alternativa.
Che poi lo sai che domani molto probabilmente non avrai risposte: se andrà bene avrai sentore più o meno realistici. Le risposte aspetteranno i comodi altrui.
Eppure è domani e non puoi non pensarci.
E speri siano gli ultimi giorni in cui dovrai farlo.