Questa recensione non s’ha da fare
Recentemente mi è capitato di incappare in almeno un paio di recensioni (probabilmente di più) scritte da alcuni scrittori relative ad altri romanzi o, comunque, alla parte narrativa di film o serie tv: si trattava di recensioni negative che, oltre spesso a non trovarmi d’accordo, mi hanno fatto storcere il naso, anche se non ho immediatamente compreso il perché.
Ragionandoci, poi, mi sono reso conto del motivo: trovo che una recensione negativa fatta da un’artista sul lavoro di qualcun altro del suo campo sia qualcosa di fastidioso, sbagliato e controproducente.
Il motivo di base è uno: dato che nessuno di noi (o quasi) è un genio nel suo campo, criticare il lavoro altrui significa alzarsi su un podio autoprodotto e decidere che noi siamo degni di valutare l’opera altrui; attenzione, non intendo che uno non possa avere opinioni contrarie, figuriamoci, ma nel momento in cui scrivi o parli in pubblico del tuo campo specifico, se devi parlare di altri fallo quando hai qualcosa di positivo da dire, altrimenti finisci per:
- far passare il messaggio che ritieni di essere migliore dell’altra persona (e, sorpresa, il 90% delle volte non è così)
- far venire l’istinto di dirti “e com’è che tu non sai fare di meglio?”, il che scatena una gara a vituperare il lavoro altrui che, potenzialmente, è infinita.
Mi si potrebbe obiettare che uno scrittore è anche un lettore e in quanto tale ha diritto di parlare: no, non sono d’accordo. Nel momento in cui sei pubblicato, in cui hai un tuo seguito, la tua figura pubblica ha formalmente rinunciato al ruolo di lettore per passare a quello di autore e ciò che è accettabile se fatto dal primo, non lo è se fatto dal secondo.
Io penso, come dicevo, che se si debba parlare del lavoro altrui in campi simili al proprio, lo si debba fare solo in caso si abbia qualcosa di buono da dire: in caso contrario, il silenzio è una scelta molto più oculata e di buon gusto. Inoltre, pensateci: quanto è migliore il messaggio “questo autore mi è piaciuto molto, ve lo consiglio” fatto ai propri lettori/appassionati, rispetto a “questa cosa mi ha fatto cagare”?
Non è meglio diffondere positività e lasciare perdere ciò che di negativo c’è?
Ovviamente si tratta di una convinzione personale su cui molti potrebbero non essere d’accordo, ma ritengo che certi ruoli vadano tenuti separati per guadagnare in stile, credibilità e, perché no, immagine.
So che cito sempre il buon zio Neil, ma mai mi è capito leggere sue parole negative nei confronti di colleghi, ma non so quanti sono, invece, gli autori che ho scoperto grazie ai suoi elogi.