Quante storie

Da qualche tempo Instagram ha introdotto le storie, chiaramente ispirate a Snapchat, sia nel modo di creazione che di utilizzo. Per chi non lo sapesse, si tratta di brevi video o foto temporizzate visibili dai propri contatti per 24 ore da quando sono state pubblicate e che poi scompaiono nel nulla.
Quando su Instagram sono partite le storie, su Snapchat si sono scatenati i cori di protesta perché “si stava copiando Snapchat”.
Poi, cronaca di pochi giorni, le storie sono arrivate anche su Facebook e, notizia freschissima, a breve arriveranno anche su Whatsapp.
Di nuovo le critiche, le dichiarazioni d’amore a Snapchat (giuro), i “no, io non ti tradirò, quelle fanno cagare”, eccetera.

E io, al solito, ho qualche problema di comprensione.

Facciamo qualche ragionamento, non so quanto organico, ma ci proverò.
Partiamo da un presupposto: Snapchat non è un social.
Gli utenti continuano a chiamarlo così, ma manca di buona parte delle caratteristiche che possano renderlo tale, almeno nell’accezione comune del termine.
Snapchat (e il nome dovrebbe suggerirlo) è, appunto, questo: un programma di chat. Un programma di chat particolare, perché i messaggi spariscono dopo due visualizzazioni e perché ha introdotto la possibilità (appunto) delle storie visibili a tutti coloro che seguono.

Poi che abbia preso una piega più vicina a un social è questione diversa, che riguarda l’utilizzo che ne viene fatto, ma non mi interessa ora approfondire questo aspetto.

Quello che, però, possiamo dire con certezza è che il bacino di utenza di Snapchat non è neanche lontanamente paragonabile a quello di Instragram, Whatsapp e, soprattutto, Facebook: spero sia evidente, questo.
Per natura, Instagram è uno strumento di condivisione di foto e video, quindi la domanda è: perché non le storie? Per quale motivo avrebbero dovuto evitarle? Per originalità? Ma se ogni strumento, da sempre, cerca di inglobare le buone idee degli altri, perché stavolta avrebbe dovuto essere diverso?

Esistono Dropbox, Onedrive, GoogleDrive e altri e non mi sembra non possano convivere: fanno cose simili e ognuno sceglie quello che fa al caso proprio. Perché qui dovrebbe essere diverso?

E, ancora, visto che su Instagram funziona e che Facebook è proprietario di Instagram, perché non includerle anche in Facebook? Di nuovo, qual è la motivazione contro?

Che non volete usarle? Beh, è semplicissimo: non usatele. Nessuno vi costringe a farlo, non è una funzione imprescindibile, potete farne a meno. Fatelo, ma non vedo perché lamentarvi del fatto che ci sia.
Io stesso non so quanta voglia avrò di usarle su Whatsapp: il rischio che le vedano persone che hanno il mio numero per motivi di lavoro e con le quali non ho altri rapporti mi dissuade parecchio, ma non starò certo a dire “non mettetele”; mettetele, se avranno successo avrete fatto bene, se non avranno successo finirete per toglierle. Tutto qui.

Che poi vorrei sottolineare un ulteriore aspetto.
Su Snapchat l’uso principale delle storie è parlare in camera: sostanzialmente quello che fanno molti youtuber ma condensato in video di 10 secondi e con l’aggiunta di filtri (spesso fastidiosi più che divertenti); si tratta dell’utilizzo che ne fanno (non penso di esagerare) il 90/95% degli utenti e che, ad esempio, io non trovo affatto affine a me, tant’è che non lo uso in questo modo, ma mostrando solo qualcosa di ciò che mi circonda. Io, su Snapchat, sono senza ombra di dubbio un outsider: ne sono consapevole e mi va bene così.
Su Instagram la situazione è estremamente diversa e la maggior parte degli utenti (o almeno di coloro che seguo) usa le storie come evoluzione usa e getta di ciò che già pubblicano al suo interno, quindi in un modo molto più simile a quello che concepisco io.

Uniamo il fatto di avere già un buon numero di contatti e il risultato è che se su Snapchat una mia storia viene vista, in 24 ore, da massimo 10/15 persone, su Instagram diventano 40 o 50 e su Facebook, dove lo strumento è ancora nuovo, oscillano.
Cosa voglio dire? Che solo questo dimostra che Snapchat non ha coperto tutti gli utenti che potrebbero volerle usare, non raggiunge tutti i contatti che vorremmo raggiungere e che non esaurisce tutti i modi per utilizzarle.

Con questo non sto dicendo che Instagram o Facebook siano meglio di Snapchat o viceversa, ma solo che qualunque critica volta a dire “non ce n’era bisogno perché c’è già Snapchat” è falsata e suona più tifoseria che altro.

Il consiglio è sempre e solo uno: usate le piattaforme che vi piacciono, come vi va e per quanto vi va. Il fatto che più piattaforme vi forniscano strumenti simili è un vantaggio: vi permette di scegliere quali usare in base a come le usano gli altri e chi volete raggiungere. E, al solito, se non vi interessano non usatele.

Ma lasciate perdere i vari “non ce n’era bisogno”.

Sono inutili e obsoleti.

Il tutto, come sempre, secondo me.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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