Ognuno ha gli eroi che si sceglie

Charlie Hebdo ha, per la seconda volta, fatto una vignetta che ha fatto incazzare gli italiani.
Una vignetta brutta, ma difficilmente tra le (poche) vignette di Hebdo che mi sia capitato di vedere ne ho trovata una bella.
Tutta piuttosto grevi o provocatorie, alcune erano mirate decentemente, altre totalmente fuori fuoco.

Quindi no, non sono un fan di Charlie Hebdo.
Però ero tra quelli che hanno ripetuto Je Suis Charlie.
E non sono tra quelli che si sono incazzati.
Soprattutto non sono tra quelli (e ce ne sono stati) che si sono augurati un nuovo sterminio nelle strade francesi.

Che, si sa, si è solidali finché non ti toccano in casa, a quel punto lo sterminio è giustificato.

Beh, sapete cosa? Lo sterminio non è giustificato, mai. Mi sembra assurdo doverlo scrivere, ma evidentemente tocca.
Non solo: trovare una vignetta orribile è legittimo, ma la verità è che basta non cagarla. La visibilità maggiore a una vignetta di un giornale satirico è spesso data proprio da coloro che si indignano e si incazzano.

Hanno fatto una gran brutta vignetta.
È satira. Satira non sempre (o spesso) ben riuscita, ma è satira. Può piacere o non piacere e ci si ferma lì. Loro liberi di pubblicarla, voi liberi di non gradirla.
Nessuno libero di ordinare la censura.

Ma qui aggiungerei qualche nota di colore, perché poi dietro alla vignetta di Charlie Hebdo ne è nata un’altra un vignettista che, onestamente, non conoscevo.
Lo ammetto, la risposta è stata centrata e, diciamocelo, in perfetto stile italiano classico: sberleffo verso chi si è macchiato di offenderci. Tutto bene, quindi? Ni.

Perché poi molti si sono messi a incensare questo nuovo eroe nazionale che ha mostrato ai mangiarane (forza, sprechiamoci in frasi banali e non scordiamoci del bidet, eh?) di che pasta siamo fatti noi italiani.
Un grande vignettista, da portare in palmo di mano per aver difeso l’onore tradito della nostra patria.

Già.

Poi sono andato a guardare le sue altre vignette.

Razzismo.
Sessismo.
Populismo.

Per un attimo mi domando se questo sia davvero l’eroe che molti vorrebbero portare in palmo di naso solo per aver vinto una gara a chi ce lo avesse più lungo con Charlie Hebdo.

Poi mi rispondo da solo e la risposta non è affatto consolante.

Affatto.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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