Trent’anni dopo

Ieri ho visto tre persone dopo, praticamente, trent’anni.

Compagni di classe alle medie, persi di vista per una vita, ritrovati sui social, abbiamo deciso per una cena per ritrovarci.

Lo so, non siamo i primi e non saremo gli ultimi, ma per me è stato un caso piuttosto unico: anni fa avevo partecipato ad alcune cene di ex-compagni di classe delle superiori, ma l’effetto era sempre stato di totale amarezza.
Di buona parte di quelle persone non mi importava niente e, onestamente, a loro non importava nulla dime: con una o due sono tutt’ora in contatto sui social, ma si tratta di mosche bianche in uno sciame ben meno gradevole.
Parlare per non dire nulla, fare un po’ a gara per vedere chi può fare più invidia agli altri.
No, grazie, avevo deciso che a certe cose non avrei più partecipato.

In questo caso, però, era diverso.
Anzitutto non si trattava di riunione di classe, ma di quattro persone che, andate a scuola insieme, hanno scoperto di avere abbastanza punti in comune e simpatia reciproca da voler provare a trascorrere una serata insieme.
Ci fossero state altre persone probabilmente mi sarei tirato indietro, ma loro avevo proprio voglia di vederli.

Ed è stato piacevole. Strano, molto, trovare visi che ricordavi in fase preadolescenziale evoluti in quelli di persone adulte, che hanno vissuto felicità, dolori, gioie, difficoltà, che hanno fatto i loro percorsi, le loro scelte, trovato le loro strade e tentato di scoprirne di nuove.

E strano + trovarsi davanti a persone che conosci da 30 anni eppure non conosci quasi per niente.

Si è parlato.

Si è mangiato.

Si sono raccontati momenti difficili.

Si è riso.

Si sono sparate cazzate.

A volte si è cercato di dire troppo cose finendo per dirne molte meno di quanto si sarebbe voluto.

Non ci si è (troppo) persi nei ricordi, ma ci si è raccontati, una sorta di catch-up per forza di cose incompleto eppure carico di potenzialità.

E, in qualche modo, è stato il momento giusto; mi sto accorgendo che assieme alla mia costante esigenza di crescere ed evolvere ne sta sorgendo una nuova, che va ad affiancarsi e di certo non a sostituirsi: si tratta del bisogno di sovrapposizione; sovrapposizione di tutti i me stesso che si sono succeduti negli anni e, ve l’assicuro, sono veramente tanti.

Molto a lungo ho, in qualche modo, creduto che le mie evoluzioni fossero immediate sostituzioni di ciò che era venuto prima e che, in qualche modo, inglobassero tutto il possibile: non penso più sia così. Penso che in realtà, nel mio profondo, ogni me che sono stato sia ancora lì, silente, pronto certe volte a rifarsi vivo o a sussurrare nell’orecchio suggerimenti o paure.

Ecco, ora ho il desiderio che quegli strati, quelle sfaccettature, si fondano in un unico individuo ancora più completo e ancora più pronto a nuove esperienze e stimoli.

E cosa di meglio di un cerchio che si chiude dopo trent’anni per rappresentare un tale desiderio?

Ieri sera ci siamo promessi di replicare.
So bene che spesso si tratta di propositi ben poco carichi di sostanza, ma mi auguro stavolta non sia così: chiudere i cerchi, certe volte, aiuta a creare nuovi disegni.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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