Ricordi di ghiaccio

Tutti noi che amiamo leggere abbiamo qualche libro o fumetto che, da ragazzini, abbiamo amato più degli altri  tanto da rileggerlo decine e decine di volte.
Come si può immaginare, io ne ho diversi, soprattutto se parliamo di fumetti: i libri sono quasi sempre stati una lettura unica, stranamente.
Ricordo ancora i numeri con le raccolte dell’Uomo Ragno Gigante della Corno, volumoni che racchiudevano 3, 4, 5  albi: quello che rileggevo più spesso conteneva le storie con la morte del Capitano Stacy, con l’Uomo Ghiaccio, con l’arrivo di Prowler. Già il fatto che ricordi così bene le storie contenute la dice lunga (anche sulla qualità delle stesse, ovviamente). 

Ma, in quegli anni, se i fumetti Marvel erano una piacevole deviazione, ciò che non mancava mai settimanalmente era, neanche a dirlo, Topolino. Piango ancora se penso alla mia collezione andata ormai persa, ma va beh, non divaghiamo.

Era tradizione del settimanale, soprattutto nel periodo in cui lo compravo io, quando era edito da Mondadori, di produrre storie molto speciali per il periodo natalizio, che magari potevano accompagnarsi a copertine a volte dorate o argentate e a una foliazione aumentata.

Fu su Topolino, ad esempio, che lessi la prima versione della mia vita del Canto di Natale di Charles Dickens, poche settimana prima che una versione (sempre Disney, ma di produzione americana) dello stesso arrivasse al cinema in affiancamento al Libro della Giungla (sospiro di nostalgia per il Cinema Nuovo Arti di Milano, teatro di tutte le proiezioni per ragazzi dell’epoca).

E fu su Topolino che comparve, nel 1982, la storia in più episodi dedicata alla Spada di Ghiaccio.

Ricordo perfettamente quanto quella storia mi colpì: era diversa dalla maggior parte delle vicende viste sul settimanale. Si abbandonavano le storie divertenti di Paperino (o lievemente avventurose di Paperinik) e soprattutto quelle vagamente Crime di Topolino per fare dei passi in un mondo completamente diverso che, scoprii solo da più grandicello, si rifaceva sia al Fantasy che ad alcune leggende nordiche.

Nella saga della spada di ghiaccio Pippo (e non Topolino, come si sarebbe potuto pensare anche dalla prima copertina) si trovava ad assumere le vesti del classico eroe che doveva affrontare prove e sfide per poter salvare un mondo parallelo da un terribile tiranno dai grandi poteri. Il tutto, ovviamente, a modo suo.

Non so quante volte rilessi quella storia e, poi, i suoi seguiti pubblicati nei due anni seguenti, ma so perfettamente che a un certo punto conoscevo quasi a memoria ogni vignetta, ogni disegno, ogni parola: la storia era avventurosa, divertente, ironica, piena di personaggi che (ora lo so) rappresentavano tanti archetipi degli equivalenti nei romanzi fantasy e nelle varie mitologie e che facevano desiderare di avere più storie, più racconti, più avventura.

Come dicevo, la mia collezione di Topolino è andata perduta e, con essa, queste storie che mi avevano tanto fatto divertire. Fino a qualche settimana fa, quando in fumetteria ho trovato prima un’edizione deluxe che ristampava la prima saga (di tre episodi) con in omaggio delle splendide statuine e poi, poco dopo, quando ho scoperto che esisteva un’edizione completa che raccoglieva tutte le storie, incluso un seguito di cui non ero a conoscenza, pubblicato nel 1993.

Ovviamente li ho fatti miei e, poco dopo, li ho divorati finendo a recuperare dalla memoria i perfetti ricordi di ognuna di quelle pagine: i disegni, le espressioni, le storie, i dialoghi; mi sono reso conto che alcune vignette o alcune battute mi erano rimaste talmente impresse che ho finito per riutilizzarle negli anni senza neanche più ricordare da dove venissero.

La scena in cui Boz prende il raffreddore, l’atteggiamento spavaldo di Gunni Helm, la maschera del Principe delle Nebbie che, in qualche Disneyano modo, ricordava quella di Darth Vader, Pippo conosciuto come “Il cugino di Alf”, il piatto per viaggiare tra le dimensioni, il Drago canterino, Yor in giro col corno in spalla, il “nuovo cibo chiamato pizza”. Penso che solo chi l’ha letto possa capire cosa significhi ognuna di queste cose.

Giusto l’ultima storia, quella che non conoscevo, ha finito per non darmi molta soddisfazione: qualcuno potrebbe pensare che sia stato a causa del non appartenere al mio passato, ma sono più convinto che sia dovuta al diverso sceneggiatore che si nota eccome.

Fatto sta che quel volume è stato un salto nel passato che non solo mi ha reso felice di per sé, ma che mi ha fatto rendere conto di quanto certe storie possano influenzare negli anni le nostre vite.
Ho sempre raccontato di come il mio primo approccio col fantasy fosse stato leggere la saga di Dragonlance, prestatami dalla mia ragazza dell’epoca.

Cazzate.

Il mio primo fantasy fu la Saga della Spada di Ghiaccio e ora la Saga è tornata a casa.

E quel bambino di 8 anni che la lesse per la prima volta nel Natale del 1982 sta sorridendo come un cretino.

E io con lui.


Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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